martedì 16 dicembre 2014

Gabriele Salvatores presenta il suo "Ragazzo invisibile", un adolescente come tanti con i soliti problemi e uno strano superpotere

Gabriele Salvatores ritorna con una nuova e originale sfida, un supereroe all'italiana che è già diventato un libro e una saga a fumetti. Però il progetto è nato come il film che arriva giovedì 18 dicembre nelle sale italiane con oltre 400 copie distribuito da O1. Una risposta affermativa a chi si domandava 'si può fare in Italia un film di supereroi'. La risposta è si può con un budget di 8milioni di euro, elevato per l'Italia - nemmeno un quarto di quello che costano i blockbuster americani -, in coproduzione con la Francia, e, infine, col sostegno di Euroimages.
Ma non è il 'solito' supereroe perché, non a caso, si tratta di un adolescente con i problemi degli adolescenti di ieri e di oggi che è invisibile anche quando non lo è (ancora) e se gli effetti speciali non mancano (belli ma buoni, e tutti italiani), ci sono emozioni e sentimenti reali e visibili. Ovvero un piccolo grande supereroe con un cuore e un'anima. "Se il cinema è diviso tra quello della realtà (Lumière) e quello della fantasia (Meliès) - esordisce Salvatores alla presentazione stampa romana -, io ho sempre spaziato da uno all'altro, forse, di più nel fantastico questa volta perché, come diceva il critico francese Jacques Derrida, il cinema serve a rievocare fantasmi". “La nostra generazione è cresciuta con le 'americanate', con i fumetti dei supereroi, e ormai fanno parte del nostro dna narrativo, e potendo avere la spinta da quelli dell’Indigo (la produzione ndr.), per me è stato molto divertente, e credo poi che lavorando al fumetto espanso, ci sia altra benzina da usare”.
“Una bellissima sfida dei bambini anni '80, cresciuti con i grandi film d'avventura e fantasy – ribatte lo sceneggiatore Alessandro Fabbri, con Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo -, ma quando scrivi non pensi al budget, anche se il nostro film è costato quanto un minuto de ‘I guardiani della galassia’, però la nostra chiave è più europea, una scrittura di precisione su personaggi e emozioni, per raccontare il sentimento, lo spaesamento dell’adolescenza che cerca un proprio posto nel mondo e una missione chiamata avventura”.
“Siamo tornati ad un periodo della nostra vita, per questa nostra 3° sceneggiatura insieme – riprende il regista -, per riflettere su cosa significa l’invisibilità, l'odiamo e l'amiamo al tempo stesso perche a volte vorremmo sparire. Michele ha una specie di superpotere, ma vissuto stupidamente e con un po' senso colpa, ci sono stati altri film molto belli sul tema a Hollywood, spesso dalla parte del male. Dopo l’Oscar (per ‘Mediterraneo’ ndr.), ho pensato cosa dopo aver superato questo superpotere. Per me era una grande responsabilità, e una ‘botta di culo’ e mi sono detto questa volta posso provare a fare cose che ad altri non fanno fare. Allora ho chiesto di fare 'Nirvana' tanto loro probabilmente diranno ‘come facciamo a dirgli di no a questo’. Fatto in questo modo è una cosa carina e in questa maniera cerco di mantenermi giovane, quando non riesci a fare le cose che sai fare devi smettere”. “E’ una donna onesta che ama suo figlio – afferma Valeria Golino, madre poliziotto del protagonista -, molto umana, io ho pensato di avere anch’io superpoteri, le mani allungabili, invece dovevo fare l’opposto, tanto umanità e poco mistero, fare da veicolo per rendere credibile le cose incredibili che succedono. Mi sono ispirato a Tony Collette, nel ‘Sesto senso’, dov’è la mamma del bambino. La sua è una performance incredibile, struggente. Ho pensato che rendeva tutto quel che succedeva anche gli orrori, credibili. Lei è così vera che tutto poteva succedere. E’ quasi il mio dovere nel film, un ruolo senza fronzoli, oltre il divertimento con le pistole. Fare un puro divertimento, un’avventura bambinesca”.
“Basili è doppio suo malgrado – dichiara Fabrizio Bentivoglio, attore feticcio di Salvatores, del suo ruolo -, era anche un lavoro di delicatezza, il ruolo da interpretare era una sorta di patata bollente, perché ne andava della credibilità su quello che succede a Michele. Cercando di farlo con nulla, quasi di non far sentire il confine tra il mondo reale dello psicologo e quello irreale in cui viene trascinato. E poi la delicatezza e il divertimento di fare questo ruolo, con persone complici e la condivisione con Gabriele che rende più saporito il tutto”. “Devo ringraziare Gabriele e i colleghi che mi hanno dato l'opportunità di lavorare con loro – dice Christo Jivkov nel ruolo di Andreij, che avevamo scoperto e apprezzato in “Il mestiere delle armi” di Ermanno Olmi -, il personaggio più facile del collega, qualsiasi cosa fa è speciale, osserva con indulgenza è stato soprattutto divertente”.
“E’ stato fichissimo con tre attori con una grande esperienza, - confessa il giovanissimo protagonista Ludovico Girardello -, con un premio Oscar, ed altri personaggi un po’ strani. E’ il mio primo film, e ho fatto cinque provini, e mi dicevano sempre ‘ti faremo sapere’. Mia madre aveva l'ansia, io non più di tanto, sono di Vittorio Veneto un paese un po' piccolo”. “Anche per me è il mio primo film – ribatte Noa Zatta che è Stella -, lei ha la memoria corta, una ragazza che si è appena trasferita in città, viaggia molto, e ha una famiglia benestante e vive nel suo mondo, perciò a lei non è difficile accettarlo, e mi era sembrata troppo simile a me. Ho fatto 4 o 5 provini su parte, l’ultimo c'era un tavolo a cui erano sedute tante persone e Gabriele mi ha detto che sarei stata io Stella. Ho cominciato a saltellare e fare piccoli urli. Ho fatto una corsa per tutta Trieste, e al primo film mi divertita molto, anche se alcune cose sono state molto difficili, è quello che amo fare e mi ha divertito molto. Spero di farlo in futuro. La cosa più difficile? I tre secondi di bacio”.
“Sono molto sincero – riprende Salvatores -, fumetti ne ho letti tanti, ma non ho visto tutti i film di supereroi, anche perché non tutti mi piacciono, alcuni molto come il ‘Batman’ di Tim Burton, ‘Il cavaliere scuro’ di Nolan, il primo ‘Spiderman’ di Raimi, però un quasi horror che è molto vicino ‘Lasciami entrare’, perché è una visione particolare, un film sull'amore, e questo tipo di approccio alla fantasia che ci piace. Mi vengono a trovare spesso storie di adolescente, dicono perché non ho figli, e lo psicanalista ‘quel ragazzo è lei’, infatti, ero molto simile con un vantaggio in più (a 13/14 anni) nel ‘63/’64 ma mi ha salvato l’incontro con una chitarra”. “Non so se proprio la soluzione possa essere lo sparire, come accadeva in ‘Puerto Escondido’, lui (Michele) per diventare visibile ed essere riconosciuto deve essere invisibile, anche perché quando è normale è invisibile. C'è qualcosa di curioso nella società dell’immagine”.
“L’idea nasce dalla frequentazione nei fine settimana con i miei bambini – afferma il produttore Nicola Giuliano -, mi dicevano ‘perché non fai mai un film per noi’? Loro li sceglievano fra i trailer, e mi sono chiesto perché il nostro cinema non se ne occupa, e se dovessi pensare a un film per ragazzi che tipo di pubblico potrà identificarsi. Io sono cresciuto con la Marvel dove i personaggi avevano sempre un superpotere, e si trattava di sperare e aspirare. La differenza è questa scuola italiana, un ragazzo italiano che va in bicicletta per cui gli adolescenti si possono identificare e dire ‘potrebbe succedere anche a me, essere io’. E’ stato molto lungo, faticoso e difficile accompagnarlo nel lancio, creare un appuntamento, il primo teaser a marzo poi s giugno; i tre album di fumetti che sta uscendo ora. Per le musiche abbiamo detto ai giovani di mandare i loro pezzi, che potevano essere presenti nella colonna sonora. E tre sono nel film con le loro canzoni. Un’operazione lunga e complessa, e voglio ringraziare tutti quelli che hanno reso possibile questa cosa. Abbiamo anche pensato di fare effetti speciali ad una società italiana, e la collaborazione Friuli Venezia Giulia Film Commission per l’ambientazione, la O1 che lo distribuisce come film di Natale, ma chiedete a Paolo Del Brocco sul sequel”. “Lavoriamo insieme da quasi cinque anni ed è stato sempre più facile – ribatte Del Brocco di Rai Cinema -, è un film bellissimo, ce la giochiamo alla grande a Natale per fare un regalo alle famiglia e ai ragazzi. Sul sequel non c'è problema, detto questo se si farà ci saremo assolutamente”.
“La post produzione è stata la più lunga che ho fatto – conclude Salvatores -, anche la preparazione di oltre due anni, proprio sul concetto di invisibilità, ma non pensavo di prendermi sul serio, anche col montatore, abbiamo cercato di riformare la grammatica; infatti, la soggettiva non risponde, un invisibile che non si vede mai, perciò abbiamo fatto un patto col pubblico, in alcuni momenti il pubblico lo può vedere e i personaggi del film no. Questa è stata la cosa più difficile”. “Abbiamo scritto prima il film – dichiara Sardo - finché non sapevamo se il film si sarebbe fatto, abbiamo pensato alla derivazione della storia di altri, poi c’è stato il fumetto che è una sorta di prequel con brandelli del film che fanno da cornice, un antefatto e più personaggi, così c’è Andreij, poi Ludovico, e Giovanna che non c'è proprio. Il romanzo è arrivato per ultimo, allargandosi tantissimo la storia, descrivendo molto dettagliatamente il personaggio, molto entusiasmante descrivere i pensieri dei personaggi, tutte le emozioni, un grande divertimento e allenamento perché conosciamo di più questo mondo”.
“Hanno fatto una Giovanna molto bellina – afferma la Golino sul fumetto -, sembravo molto carina ma ci sono solo di sfuggita”. “Il seguito deve essere di nostro gusto – concordano sceneggiatori e regista -, avere qualcosa da dire, una sorta di classico raccontato con personaggi che funzionano, l’invisibilità è un potere più intimo, noir nel cinema, perché parte buono e arriva alla dannazione, farne un eroe positivo con tanti difetti e virtù”. “Non solo i ragazzi l’hanno visto molto volentieri – aggiunge Del Brocco -, ma per famiglie e più grandi, abbiamo l'uso di tutti i programmi televisivi per la normale promozione di un film importante di un regista importante, presi accordi con i fumetti durante la presentazione a Lucca Comics. Un film coraggioso e importante perché fa capire che in alcuni generi in declino prevale la storia sul genere”.
“Noi della Panini Comics pubblichiamo la Marvel da vent’anni, ed è stato molto naturale occuparci di un bello sfidante come questo progetto, le Graphic Novel si considerano di nicchia, ma sono più letti dei romanzi, poi il fatto che al cinema in Italia ci fosse un film di questo tipo ci ha convinto di partecipare, crediamo molto nell’immaginario bello e incoraggiante perché i ragazzini si avvicinino a questo mondo. Un progetto non classico abbinato al film, non un adattamento, ma le 'origini' di questi speciali. Più bello e interessante, perché svela com'è nato e perché. Abbiamo lavorato bene, se continuerà questa esperienza ci sarà anche sulla carta stampata”.
“Partecipiamo alla Champions uscendo a Natale – chiude il regista -, ‘Marrakech Express’ era uscito a maggio ‘89, all'inizio ci andava qualcuno ma in quel cinema è rimasto fino a Natale. Intendo misurarmi su questa cosa, mi piacerebbe questa uscita confermassi il concetto ‘si può fare un fantastico in Italia’. E all’anteprima, una bambina mi ha detto: 'E' magico però ci credo'. Spero O1 riesca a proteggere qualche numero di copie su un cammino traversale. Quando ero ragazzino non c'era l’Uomo ragno, ma il primo ‘Flash Gordon’ ed ero affascinato dagli uomini leone. C'è supereroe dell'anima: Corto Maltese, poi vari fumetti che mi piacciono perché sono parenti stretti del cinema”.
Nel cast anche Assil Kandil (Candela), Filippo Valese (Martino), Enea Barozzi (Brando), Riccardo Gasparini (Ivan), Vernon Dobtcheff (Artiglio), Vilius Tumalavicius (biondo), Vincenzo Zampa (Minnella), Diana Hobel (professoressa Siani) e con Ksenia Rappoport nel ruolo di Yelena. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 18 dicembre distribuito da O1

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