giovedì 29 gennaio 2015

Arriva sul grande schermo "Italiano Medio" di Maccio Capatonda, un 'eroe' tra l'ambientalista ad ogni costo e il menefreghista più scatenato che farà discutere ma ridendo di noi stessi

Arriva sul grande schermo un (anti) eroe comico nato sulle web series e cresciuto in tv (MTv) è Maccio Capatonda e i suoi ‘amici’ sull’Italiano Medio che dà il titolo al film e di cui è soggettista, sceneggiatore, protagonista, montatore e regista. E chi non lo conosce, all’inizio del film può restare un po’ perplesso perché la sua comicità surreal-demenziale è di nuova generazione: trasgressiva, corrosiva e cattivissima.
“Un eroe medio, tra eroe e scarto (della società ndr.) – esordisce l’autore/attore Maccio Capatonda (all’anagrafe Marcello Macchia) alla presentazione stampa romana – il secondo è quello che se ne sbatte non sa quello che fa, poi al primo vengono i sensi di colpa, la paura”. Lo spunto è lo stesso (ma rovesciato) di “Limitless” (di Neil Burger con Bradley Cooper). Ambientalista convinto in crisi depressiva, il quarantenne Giulio Verme si ritrova a fare la ‘differenziata’ in un centro di smistamento rifiuti alla periferia di Milano. Avvilito, furioso, depresso, è ormai incapace di interagire con chiunque: dai colleghi di
lavoro ai vicini, dalla famiglia alla moglie Franca, compagna di una vita. L’incontro con l’agguerrita associazione ambientalista “Mobbasta” lo convince a combattere fervidamente contro lo smantellamento di un parco, ma per Giulio sarà l’ennesimo fallimento. Però ritrova Alfonzo, un suo vecchio e odiato compagno di scuola, che ha un rimedio per tutti i suoi mali: una ‘pillola’ miracolosa che gli farà usare il 2% del proprio cervello anziché il 20%, come si dice comunemente. A questo punto Giulio supera la depressione: non pensa più all’ambiente ma solo a se stesso, alle donne, ai vizi, passioni e virtù di ogni italiano medio.
Questo sconvolgerà il suo cervello e la sua vita, diviso appunto tra l’Italiano Medio e quello impegnato ma inconcludente, e diventerà il Vip più famoso del Bel Paese… “Io do una bella svolta al film – ribatte Luigi Luciano (in arte Herbert Ballerina), anche sceneggiatore e nelle parti di Alfonzo, Filomena Leccamuli, passante di professione -, diventa incredibile, molto bello. L’ho fatto ma non l’ho visto, il mio è un personaggio un po’ stupido, perché mi chiedono sempre questo tipo di personaggio, cercano di tarparmi le ali. Io seguo il metodo Foroni perché non ho mai fatto Stanislavskij né Strasberg, imparo lì la battuta, non la preparo”.
“Io sono soprattutto in veste di produttore esecutivo – dice Enrico Venti alias Ivo Avido nelle parti di Pippo, Tamarro e Buttafuori – forse perché quando prendo la pillola divento più educato.” “Quando ci siamo incontrati - afferma invece il produttore Marco Belardi per Lotus Production - mi hanno chiesto cosa ti è piaciuto dell’Italiano Medio? Sapevo della serie tivù, poi ho letto la sceneggiatura. Dietro la loro comicità c’è un’intelligenza e una lunga schiera di fan accaniti”. “E’ stato semplice – ribatte Gianpaolo Letta di Medusa -, abbiamo seguito il loro percorso da circa due anni fa e c’è stato subito interesse, poi il progetto ha subito varie evoluzioni, ci siamo entusiasmati e divertiti. Medusa progetta il proprio lavoro passando da Sorrentino a ‘Italiano Medio’ , è questo il compromesso. La ricerca di nuovi talenti, idee, personaggi. E ne siamo felici”.
“Per un video dobbiamo usare il 2% del cervello – riprende Capatonda -, per ‘Italiano Medio’ né il 2 né il 20. Dal multitalking popolare è nata l’opportunità di raccontare una vera storia espandibile in 90 minuti, per far ridere e riflettere. Avevo molta voglia di farlo al cinema perché sono cresciuto con Verdone, Troisi, Benigni. Adoro fare le caricature di quello che ho visto, anche in televisione. Impostandoli come personaggi non volevo un film a episodi ma internare i personaggi nella storia, che non sono attori ma persone. Rodolfo D’Andrea che ha uno sguardo magnetico l’ho preso dalla strada, così come altri del cast”. “Tutto è nato perché c’era un teatro vicino casa – ribatte Herbert -, sulla strada dove io giocavo a palla”. “Nel pubblico c’è uno zoccolo duro che va dal web alla televisione – dice Belardi -, senza pensarci ci è arrivata una comunicazione da Medusa per fare una cosa un pochettino diversa perché non basta il pubblico del web per fare successo, ma bisogna far bella figura al cinema e non catalogare il film perché sennò la gente dice non ci vado”.
“Stiamo scoprendo giorno dopo giorno – aggiunge Letta - che non si tratta solo di un pubblico di appassionati ma anche di ragazzi e ragazzini, riceviamo riscontri da professori sessantenni e da studenti, Fabio Fazio ci ha chiamati due volte per il film e, dopo averlo visto, ha nominato Fantozzi”. “Facciamo gli scemi da circo – continua Maccio – per sdrammatizzare, ma è una visione personale dell’italiano medio, sprezzante da entrambi gli estremi, in lui l’impegnato e il menefreghista si fondono. Molto di quello che abbiamo scritto è nato dal cazzeggio, poi lo inseriamo nella trama, ma sul set nascono altre cose con l’improvvisazione, spesso meglio. Però ci si lavora su dalla scrittura fino al montaggio. Gullit (ne fa la caricatura ndr.) è il più lontano da me che si possa immaginare, poi sono andato a vedere com’è oggi e ho scoperto che ha perso i capelli ed è addirittura sbiancato, dà l’idea di uno non cresciuto, altrettanto con Del Pirlo”. “I calciatori allora erano lentissimi – ribatte Ballerina -, una figura aerodinamica, ora corrono di più, sono più veloci”.
“Giulio pensava che con la pillola avrebbe avuto successo, invece, poi si sente un pesce fuor d’acqua. Di persone che usano il due per cento del cervello ci sono tante, proprio come Giulio Verme. All’inizio con l’associazione ambientalista gli sembrava di lottare contro i mulini a vento, ma è solo una disgraziata battaglia in un paese dove solo il 15% dei laureati trova lavoro”. “Si è sempre costretti a raggiungere dei compromessi – dice Marco Alessi soggettista e sceneggiatore con gli autori e Sergio Spaccavento, Daniele Grigolo, Danilo Carlani –, si tratta di coniugare la parte stupida con quella intelligente. E’ un messaggio non messaggio, rinunciando all’intelligenza possiamo fare tutto quello che vogliamo, persino mangiare il porco fritto essendo vegani”.
“Mi sono molto avvicinato a loro – ribatte Belardi -, lavorando con attori e non attori che dicevano una parola alla volta, poi un altro pezzetto, e questo ci ha permesso di risparmiare”. “Anche in una commedia hai bisogno di tutto – aggiunge -, anche degli effetti speciali, per esempio per fare drizzare i capelli e far scomparire (o apparire) un palazzo al posto di un parco”. Ci sono citazioni di ‘Fight Club’, ‘Ritorno al futuro’ – conclude Capatonda -, un po’ di horror alla Dario Argento e persino di Milos Forman, perché in passato vedevo anche molto cinema impegnato. Sul comico vado un po’ sui cartoon, in primis ‘I Simpson’, ma soprattutto cinema italiano, Ciprì e Maresco sono i miei miti. E ho assorbito tantissimo cinema americano, da ‘Limitless’ a ‘Lucy’, appunto”.
Certo la comicità di Capatonda e C., non è quella convenzionale e chi non la conosce all’inizio può restare perplesso, ma pian piano il film prende, coinvolge e diverte – strappa più risate, dolce-amare, della ‘media italiana’ – tant’è che sta ora conquistando nuovi addetti, oltre i tanti fan sparsi in tutta la Penisola proveniente dal web. Alcuni rifiuteranno a priori questa commedia (scritta da Capatonda/Macchia e Ballerino/Luciano con Sergio Spaccavento, Daniele Grigolo Danilo Carlani), molti perché riconoscendosi nell’uno o nell’altro, o addirittura nel ‘mezzo’, non lo vorrà accettare o mal digerirà il succo del film, comunque, volutamente sgradevole e corrosivo al punto giusto, e la volgarità viene proprio dai personaggi, anzi volente o nolente, dall’italiano medio.
Come è loro abitudine l’autore/attore e i suoi colleghi interpretano diversi personaggi: Maccio Capatonda è Giulio Verme, Antonino Verme, Mariottide; Herbert Ballerina è Alfonzo, Filomena Leccamuli, Passante di professione; Ivo Avido (Enrico Venti), anche produttore, Pippo, Tamarro, Buttafuori; e poi gli altri, Lavinia Longhi è Franca, la moglie; Barbara Tabita (vista proprio ora in “Italo”), la vicina Sharon poi amante; Ruper Sciamenna (Franco Mari) i ‘Cartelloni’; Gabriella Franchini è Rita Levati Mocassini; Francesco Sblendorio nel ruolo di Ermanno Calcinacci; Rodolfo D’Andrea è Rodolfo Purtroppi; Matteo Bassofin il Peggiore; Anna Pannocchia (Adelaide Manselli) nel ruolo di Marinella Sgarri, e con l’amichevole partecipazione di Nino Frassica, Raul Cremona, Andrea Scanzi, Pierluigi Pardo, Lo Zoo di 105. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale dal 29 gennaio distribuito da Medusa Film in 400 copie

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