giovedì 29 gennaio 2015
"Gemma Bovery" di Anne Fontaine, dalla graphic novel di Posy Simmonds, con l'impagabile coppia Fabrice Luchini-Gemma Arterton
Se la realtà supera la fantasia, a volte la realtà imita la fantasia. E’ il caso di “Gemma Bovery” il film di Anne Fontaine, tratto dall’omonima graphic novel di Posy Simmonds, autrice anche di “Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese” (2010) portata sullo schermo da Stephen Frears con la stessa protagonista, Gemma Arterton, bella e sensuale, oltre che brava, nel ruolo che dà il titolo alla pellicola, già nella selezione ufficiale al Toronto International Film Festival e film d’apertura al 32° Torino Film Festival.
L’autrice francese – tra alti e bassi, ha firmato “La fille de Monaco”, “Coco avant Chanel”, “Il mio migliore incubo!” e “Two Mothers” – stavolta si trova in stato di grazia e costruisce una deliziosa commedia (in mélo), anzi un ‘dramedy’, come dicono gli americani, ispirato al più celebre romanzo di Flaubert, ovvero “Madame Bovary”, e ha scelto gli interpreti giusti, dai quali ha ottenuto il meglio in tutti i sensi.
Certo Gemma ed Emma in comune hanno la naturale capacità di seduzione senza nemmeno proporselo, ma sono due donne diverse, e appartenenti a due epoche assolutamente differenti. Ma tanto la scrittrice quanto la regista hanno saputo cogliere il succo della storia e l’anima e l’identità di una donna (allo specchio). Non a caso la Fontaine mette in risalto la fisicità, il corpo della Arterton che splende anche senza un filo di trucco. Tanto da diventare l’ideale femminile.
Martin (Fabrice Luchini, impagabile) è un intellettuale parigino riciclatosi, più o meno volontariamente, come fornaio in un paesino della Normandia. Delle sue ambizioni e sogni di gioventù gli rimane una fervida immaginazione e una passione mai sopita per la grande letteratura, in particolare per Gustave Flaubert.
E questa passione si risveglia quando una coppia inglese, dai nomi curiosamente familiari, si trasferisce in un vecchia e rustica casa nelle vicinanze. I nuovi arrivati si chiamano, infatti, Gemma e Charles Bovery, e persino i loro comportamenti sembrano imitare i protagonisti di “Madame Bovary”. A questo punto, Martin fa di tutto perché il destino della coppia non segua la stessa ‘sceneggiatura’, ma la bella Gemma non ha letto i classici della letteratura e intende vivere la propria vita come più le piace, senza sospettare minimamente di seguire le orme della sfortunata Emma…
“Quello che mi ha colpito del tono narrativo di Posy Simmonds – dice la regista, anche sceneggiatrice con Pascal Bonitzer – è il senso dell’umorismo: il panettiere depresso ha un che di Woody Allen francese; la fantasia e la sua stravaganza suscitano divertimento. Quando ho incontrato Pascal, mi sono resa conto che il suo senso dell’umorismo era intriso di tristezza quando faceva parlare un personaggio: per me, questi due aspetti sono inscindibili. Il personaggio di Joubert vive indirettamente un amore in crescendo per una ragazza dall’impetuosa sensualità, ma che non lo vede come un uomo desiderabile, ma solo come un fornaio… Ho pensato che il tono e lo spirito fossero essenziali per esprimere l’umorismo di questa discrepanza”.
“Volevamo che il panettiere vivesse la storia in primo piano – aggiunge -, e che tutto l’intrigo si svolgesse attraverso il suo sguardo, al contrario del libro, che moltiplica i punti di vista, il che sarebbe stato fonte di confusione nel film”.
“Gemma Bovery rimane piuttosto fedele al personaggio del libro; si tratta di un incrocio tra una ‘Madame Bovary’ contemporanea e un’inglese del giorno d’oggi, incerta e scostante, che non sa come affrontare la sua vita affettiva e il magnetismo che esercita sugli uomini”.
Joubert è un narratore – conclude Anne Fontaine -, a metà tra regista e uno scrittore, che interviene nella realtà. Al mercato di fronte alla panetteria, confida allo spettatore di essere come ‘un regista’ che ha appena esclamato Azione!”.
Nel cast anche l’inimitabile Elsa Zylberstein (Wizzy), Jason Flemyng (Charlie Bovery), Isabelle Candelier (Valérie Joubert), Niels Schneider (Hervé de Bressigny), Mel Raido (Patrick), Pip Torrens (Rankin), Kacey Mottet-Klein (Julien Joubert) ed Edith Scob (Madame de Bressigny).
Quindi, un gustoso film sulla naturale seduzione, quella che riesce a conquistare spontaneamente, che parte da un gesto, da un corpo, e che si respira perché resta nell’aria come un bellissimo profumo. Fontaine ha il merito di raccontarlo con la giusta leggerezza.
José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5)
Nelle sale dal 29 gennaio distribuito da Officine Ubu
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