lunedì 2 febbraio 2015

Nell'opera prima "Leoni" con Neri Marcorè, il veneto Pietro Parolin racconta l'assodata crisi attraverso la storia di una generazione non cresciuta e ormai scavalcata

Una garbata opera prima in commedia firmata Pietro Parolin, interamente ambientata in Veneto, a Treviso, e in dialetto locale per raccontare una storia d’attualità che, proprio per questo, diventa - volente o nolente - universale e ha come riferimento la vecchia commedia all’italiana e, in particolare, quel “Signore e Signori” di Pietro Germi. A capeggiare il cast della pellicola, nelle sale italiane dal 5 febbraio distribuita da Bolero Film, Neri Marcorè e Piera Degli Esposti.
“Questa donna, Mara – esordisce Piera Degli Esposti, che è la mamma, alla presentazione romana -, è una donna di potere non felice, non ha interesse di essere umana felice o gentile, ogni tanto è una mite, questa volta niente, a letto non malata, forse, si trova meglio; dalla chiesa alla vita in villa è tutto comodo. Lei è abbastanza speciale, ma è difficile fare l’industrialessa dal letto. E’ stato un piacere fare il film per due ragioni, io accetto sempre per il regista e la sceneggiatura. Piero per la dolcezza e la calma, rara in un ragazzo giovane; poi perché ho vissuto sempre in villa; pensavo ‘sono un’attrice con villa, a divertirmi in villa con Neri Marcoré’. E’ un film gratis guardarlo, un sollazzo, lui mi fa ridere e mi ha dato la possibilità di conoscere la mamma vera che adoro, una campionessa di bocce. Una fortuna conoscerla, non solo, vedere alcuni suoi gesti, sentire la voce, vedere questa signora che, con gentilezza, mi è stata regalata. Io sono un po’ inferiore, sono una cattiva, la signora una buona”.
“Dalle bocce nasce una metafora – ribatte Neri Marcorè, il figlio Gualtiero Cecchin -, quanti giri fa una boccia? Ce l’abbiamo messa tutta, ho chiesto a Piero un film in cui recitare insieme, e ci siamo trovati spesso insieme con una grande attrice. Prima tra le pieghe, citare la battuta di (Pierpaolo) Spollon non è stato lecito, ma Berlusconi ci è riuscito benissimo (a proposito di corruzione e farla franca ndr.). Con Anna (Dalton) abbiamo condiviso un altro set, il mio figliolo acquisito (sempre Spollon ndr.) in questo film ha poca somiglianza, lui è bello io un po’ meno, lui ha gli occhi chiari io no, il naso, forse. Il mio personaggio è poco saggio ovvero un cialtrone. Pietro l’ho incrociato alla Garbatella, era venuto giù dal Veneto. Il film esce però un po’ a distanza perché abbiamo girato nel settembre 2013, il fatto che mi ci si veda spesso è a causa della promozione, infatti, l’altro film uscirà a marzo (‘Sei mai stata sulla luna?’ è già nelle sale ndr.), fare un film è un po’ come la luce delle stelle, sai quando parte ma non quando arriva. E questo è meno potente degli altri che escono con tante copie”.
La storia parte quando la crisi è ormai assodata anche in Veneto, dove si era abituati a vedere le cose marciare in un unico modo, quello ‘giusto’. Gualtiero non ha mai avuto problemi di soldi: fino a poco tempo fa era un vero figlio di papà, arrogante e viziato ma simpatico. Ora che i soldi sono finiti come farà a tornare ai vecchi fasti? Con un’idea e una buona dose d’incoscienza o con una nuova impresa, magari con l’aiuto di gente poco raccomandabile (la camorra?), ma la mamma-padrona non ci crede e il cognato poliziotto, Alessio Leopardi (Stefano Pesce), in continua rivalità con lui, cerca di metterlo in difficoltà… “E’ stato particolarmente piacevole girare in patria – dice Anna Dalton, veneta di padre italiano e madre irlandese, nel ruolo di Elisa Cecchin, la sorella professoressa -, a casa, avere a che fare e sentire parlare sul set una cadenza familiare, lavorare con questi attori è stata una bella cosa, di Piera è stato un onore avere il ruolo della figlia, con Pietro, perché lui è un campione di ping ping e fa lezioni a tutti. Ed è importante crescere sul set”.
“Voglio ringraziare tutti perché rischiavo di concludere la carriera prematuramente – confessa il regista Pierpaolo Parolin -, con un film non fatto; lavorare nella mia regione, dopo essere stato studente del CSC, pensavo ‘nessuno se ne accorgerà della mia assenza’, ma oltre alla preparazione scolastica, lavorare con attori come loro ti aiuta a prendere e capire dei trucchi che nella scuola non impari mai da un punto di vista pratico”. “Parolin è un ex allievo del CSC – dice Elisabetta Bruscolini produttore esecutivo per CSC Production, appunto -, e la Regione Veneto (che ha sostenuto il progetto ndr.) sa fare bene quello che altre non fanno, dare ai giovani delle opportunità e, poi, abbiamo avuto il favore di Rai Cinema. Anche dei fondi europei (per la Regione) sulla musica e sul tax credit, sui giovani attori e tecnici. Il CSC ha ottenuto la partecipazione e molto sostegno dall’esterno che accrescono il budget di partenza, il sostegno di Rai Cinema per un ragazzo al primo film, poi del CSC stesso che sostiene anche gli ex allievi e del Veneto, un coinvolgimento speciale del territorio, ma anche del comune e della provincia. Anche la promozione da parte di Castagner Visol che ci hanno dato maggior consiglio per la campagna. E’ un’esperienza nuova, tutti cartoni pubblicitari con le immagine del film, sui biglietti, addirittura i bancomat con l’immagine del film. Un modello perseguito altre volte e che aiuta tanto specialmente al momento dell’uscita”.
“Dicevo ‘dovete parlare come me’ – prosegue il giovane regista veneto -, ero emozionato, la maggior parte della formazione l’ho fatta al computer, invece stavolta il lavoro è stato sulla filiera intera, dalla sceneggiatura fino alla sala, un grande impegno, un’emozione incredibile, un cast fantastico, tutti super disponibili e carinissimi, nessuno ha sentito la pressione da set. La cosa fondamentale è la volontà di portare il cinema nel posto giusto, perché è ambientato a Treviso, con riprese tra Roma e Veneto, dove abbiamo fatto anche un casting per i personaggi secondari. C’è stato uno spirito di collaborazione a 360 gradi, che mi dicono sia cosa rara al cinema”. “C’è molto di autobiografico, non solo riguardo me – continua -, di tutte le generazione sulle quali ho provato a raccontare, il veneto emigrante in Argentina che dopo aver fatto fortuna ritorna in patria, non poteva non esserci (Cecchin sr. Ndr.). La descrizione del personaggio di Gualtiero riguarda la generazione non riuscita; il testimone, quello che dei genitori ha sperperato tutto, e dal punto di vista umano non è arrivato a maturare nei rapporti umani. Le persone che mi hanno ispirato sono della generazione (i quarantenni/cinquantenni di oggi ndr.) che demanda ai figli la possibilità di cambiare le cose, un errore fatto rispetto ai nonni”.
“Ci deve essere unitarietà nella storia – riprendi Marcorè -, secondariamente prendo i personaggi quali sfide, mai ho interpretato la stessa cosa, tranne quando è inserito in un film più bello; sia Pupi Avati sia Antonio hanno visto come conducevo in modo imbranato ‘Per un pugno di libri’ – precisa a proposito dell’esordio da protagonista - e mi hanno chiamato per ‘Il cuore altrove’, il mio primo film nel 2002, poi hanno cominciato ad arrivare più rapidamente molte proposte. Cecchin è un cialtrone cresciuto poco di testa, costretto a ricostruirsi, e ci voleva una crescita narrativa senza snaturare il carattere, mentre il figlio è più maturo. Dalla cialtroneria spinta al superficialotto, tanti personaggi nella vita privata hanno radicalmente modificato atteggiamento verso la vita”. “E’ stata una scelta studiata – riprende Parolin - e poi, facendo il casting, spingevano molto sulla lingua, ma il timore era di andare verso gli stereotipi e la macchietta. L’ho geolocalizzata perché avesse un’attinenza quotidiana e attuale. Ho sottratto il più possibile il dialetto stretto o classico perché non è una commedia goldoniana, dove Mara (Degli Esposti ndr.) è sopra tutti. Indicare la provenienza sociale, dà poi una cadenza più sentita più forte, anche come classe sociale”. “Poter contribuire consente di improvvisare e divertire – precisa Marcorè -, la citazione di ‘Frankenstein junior’ era scritta, tante sì altre no”.
“La mia formazione come sceneggiatore – aggiunge il regista - viene dalla squadra di Mario Cristiana, primo maestro di scrittura a prendere spunto dalla cronaca, il Veneto è una regione che molto si presta a questo, è assolutamente complessa e dagli atteggiamenti più disparati. Da quelli attaccati alle radici fino alla cultura del bello, e all’edilizia. Qualche traccia la lasci sempre, però il mio punto di vista è un po’ leggero. Non posso dire di non essermi ispirato a ‘Signore e signori’ di Pietro Germi, perché dall’attualità rendeva uno spaccato preciso della realtà di allora, dal particolare all’universale, sento molto il territorio e volevo capire e mostrare cosa fosse cambiato e cosa no”. “Rappresenta l’Italia in tutte le sue regione – afferma Degli Esposti -, si può diventare improvvisamente bottegaia e/o ladruncola e ciò si vede molte bene, Mara con l’attaccamento alla villa, agli averi come fossero cosse fisse per sempre; il figlio che cerca cose gaglioffe e ladre per andare verso gli affari. In parte, se la madre ha vinto sul versante fisso, il figlio vince sul bottegaio in movimento. In regioni non sospette, queste cure a personaggi orribili, persone che cancellano i nostri passati, in qualche modo riuscirei a tenere per lei l’impossibile”.
“Non so se riesce a fare uscire un’Italia provinciale – riprende Marcorè -, perché la provincia veneta assomiglia a tante altre provincie, potevamo girare in Piemonte, Marche o al sud, perché l’Italia è fatta di provincia, a parte due grandi città, i personaggi venuti fuori negli ultimi anni, fanno affari poco trasparenti, vivono di ombra, uno più furbo dell’altro, e nell’arena si credono leoni. Gualtiero è il miglior domatore e sta per essere domato di brutto. Al di là dell’intento del regista, sulla morale, sulla linea etica, ci sono cose messe lì come in un quadro, innesca una riflessione anche di tipo poetico che dà spessore al film, altre commedie sono, invece, sganciate dalla realtà, per divertire sulle battute o su personaggi di genere. E tirar fuori una morale alla fine, ma se non si cambia sistema… Il salto generazionale odierno ha più concorrenza, ma è pulito”.
“Non procede per lui, perché c’è lo scavalcamento della sua generazione – afferma il regista -, Martino, il figlio, rifiuta, non accetta la sua proposta e tira fuori una scelta personale. Dice, quando Neri/Gualtiero vuole vendere tutto quanto, ‘se ti serve la mia parte prendetela pure’. Ha una percezione maggiore, rispetto al padre, a livello pratico e pragmatico, e gli dice ‘se mi accettano, io parto’. Non c’è messaggio, ho tentato di analizzare uno spaccato di questo tipo di società, dove nessuno ne esce pulito, cercando di muovere tutto per migliorare qualcosa, ma in realtà forse no”.
“Sono originario di Treviso – dice Lorenzo Tomio, autore della colonna sonora -, con Pietro ci siamo conosciuti per caso, gli ho mandato dei provini tempo fa su dei lavori vecchi; ho conosciuto al CSC, dove ho fatto un laboratorio, tre anni fa la produzione che mi ha detto di mandare un provino. E’ stao un progetto abbastanza lungo, cresciuto dalla fine delle riprese a fine montaggio lungo, si è evoluto e le musiche con esso. Un processo da raccontare anche con le musiche, ne abbiamo scartate, riviste, adattate. E’ stato un lavoro schiena a schiena, la canzone è scritta da me, eseguita da Los Masadores, un gruppo che va molto in Veneto”. “Ne parlo oggi con Pietro – chiude Marcorè tema da lui cantato -, non ricordo quando ho iniziato, ma canto ogni volta che posso, inserirmi come prezzemolo dappertutto mi è piaciuto fin da piccolo, e la musica è una curiosità in più”. Quindi una più che piacevole commedia italiana di ultima generazione che evitando eccessi, macchiette e volgarità, fonde fiction e realtà, locale e universale senz’altra ambizione che divertire riflettendo, tra le righe e con sottile ironia. Se “Leoni” non è un film perfetto, dimostra però che il regista ha tutte le carte in regola per crescere e diventare un attento testimone del nostro paese e della nostra realtà.
Completano il cast Antonio Pennarella (Gennaro), Cristina D’Alberto (Emma), Paolo Bessegato (Tiziano Cecchin), Pierpaolo Spollon (Martino Cecchin), Michele De Marchi (vescovo Carli), Helene Olivi Borghese (Irinca), Andrea Pennacchi (Sorelli), Luca Klobas (preside), Pieraldo Girotto (commissario), Roberto Gudese (Paolo Bortoli), Liyu Jin (Chun Mei), Miguel Gobbo Diaz (Nakul), Enoch Marrella (commercialista), Daniele Griggio (Zorzi) e Massimo Zordan (funzionario). La bella fotografia che mette in risalto le bellezze di Treviso e dintorni è di Luca Coassin e il montaggio di Davide Vizzini. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5)

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