martedì 28 aprile 2015
A metà strada tra il primo Woody Allen e la gloriosa commedia all'italiana approda nelle sale "Basta poco" dei toscani Andrea Muzzi e Riccardo Paoletti
Ecco una commedia indipendente riuscita e divertente sul motto “Basta poco” per essere felici, titolo e spunto di un’opera prima diversa, contemporanea, surreal-esistenziale e corale con garbo firmata dal ‘comico’ Andrea Muzzi e Riccardo Paoletti, con alle spalle una lunga gavetta in pubblicità, spot, video musicali, regie televisiva e cinematografiche (il corto “118” e il lungometraggio “Neverlake”).
Una commedia a metà strada tra il primo Woody Allen anni Settanta, e la gloriosa commedia all’italiana, anzi toscana, dato che Muzzi, sceneggiatore (con Tommaso Santi e la collaborazione del grande Ugo Chiti) e protagonista, una gran parte del cast e l’ambientazione lo sono. Ma anziché luoghi comuni e stereotipi ci troviamo di fronte alle vicende dell’uomo comune, quello afflitto da mille problemi, travolto da crisi economica e affettiva, da solitudine e depressione.
L’idea è nata leggendo un quotidiano, l’avventura imprenditoriale tentata da due giovani romani: un’agenzia che risolveva i problemi più personali delle persone. Un marito non ha il coraggio di lasciare la moglie? Un ragazzo non sa come confidare ai genitori di essere gay? Ci pensavano loro.
“Importante è l’aspetto sociale – esordisce Muzzi alla presentazione stampa romana – perché si parla di illusioni, di persone che girano a vuoto senza fermarsi mai; volevamo raccontare la facciata umana di chi si trova senza un punto di riferimento. E, in un periodo in cui l’Italia era in crisi, un politico diceva di non dirlo per non deprimere la gente, su un quotidiano abbiamo letto una notizia sorprendente. La storiella era riportata come una curiosa idea per sbarcare il lunario, in realtà pensiamo che rappresenti ben altro: racconta una crisi che non è solo economica, ma è anche di sicurezza, di mancanza di certezze. Da qui l’idea di prendere da questa notizia lo spunto per fare un film. Guardandoci intorno, abbiamo pensato che oltre a problemi personali, ma comunque molto pratici, l’agenzia poteva concentrare la sua attività su qualcosa di astratto, ma assolutamente ricercato e prezioso: la felicità”.
“Sono felice che Dino (Zoff) abbia accettato di partecipare – prosegue - perché è un campione di umanità che ci ha arricchito. Non c’era alternativa, abbiamo sempre pensato a lui, è un mito perché rappresenta valori sportivi sani, l’affidabilità ed è l’aspetto umano che ti rende felice”.
“Dopo questa affermazione posso solo rovinare il quadro – ribatte il mitico Zoff, nel ruolo di se stesso, leggendario portiere della nazionale di calcio, campioni del mondo -, spero che il film vada come si aspettano loro. Ho detto sì perché sono stato conquistato da persone per bene a cui non ho potuto dire no. Mi sono divertito sul set ma non farei mai l’attore, non mi piace rivedermi nemmeno nelle mie partite, figuriamoci in un film”.
E la ‘storiella’ è questa: Sergio (Muzzi), quarantenne senza un lavoro stabile, crede di aver avuto un’idea geniale per tentare il riscatto sociale: aprire un’agenzia che vende felicità. Perché “oggi come oggi la depressione è la malattia più diffusa nel mondo!”. Così coinvolge l’amico Fulvio (Massimiliano Galligani) ad aprire “Felici & Contenti” con l’obiettivo di esaudire i desideri più disparati delle persone.
Dopo un inizio un po’ stentato arrivano i primi clienti e ben presto diventano una folla che si accalca davanti all’agenzia, ognuno con la propria strampalata richiesta. Chi soffre di solitudine può trovare almeno per una sera qualcuno con cui andare a cena, chi non ha amici nemmeno per offrir loro un caffè, chi si sente ‘invisibile’ o non riesce a rivelare un segreto o un sentimento idem. L’agenzia offre al pubblico (come la pubblicità) ciò che il pubblico vuole perché per essere felici, a volte, basta davvero poco. Ma qualcosa di inaspettato accadrà – perché anche Sergio è separato e ha un figlio - a turbare l’attività dei protagonisti in un crescendo di equivoci, accadimenti e imprevisti perché, spesso, il raggiungimento della felicità passa da una piccola illusione… Insomma, basta poco, davvero, a volte un attimo seppur fuggente, per essere felici e dimenticare per un momento problemi e insoddisfazioni.
“Questo per dire – aggiungono gli autori – che molte volte per sentirci felici ci aggrappiamo a qualcosa che sappiamo in partenza essere fittizio ma che ugualmente ci dà soddisfazione (del resto anche il cinema ha questa ‘funzione’ ndr.). D’altronde, oggi, la crisi economica e il generale clima di incertezza, rende più difficile realizzare concretamente i propri desideri, per questo sempre più spesso l’appagamento della felicità passa attraverso un’illusione”.
Infatti, perché la crisi si è allargata alla vita sociale, tant’è che solidarietà, amicizia e tolleranza sono man mano diventate ‘virtuali’ e non solo a causa di telefonini e internet. Ci manca soprattutto il ‘contatto umano’ e i rapporti sociali di una volta. E oltre a gag, trovate e sentimenti - si tratta di una commedia corale, anche per via dei ‘clienti’ -, il cast è di tutto rispetto.
“E’ una commedia corale agrodolce – afferma Daniela Poggi (Caterina, splendida vicina di casa del padre) – scritta in maniera adeguata, non volgare; di solito ci si immagina che essendo toscana sia piena di bestemmie e parolacce, invece affronta un tema mai trattato, offre un panorama umano della società che stiamo vivendo in cui tutti necessitano del parere altrui per essere gratificati, riconosciuti e rendersi conto del proprio valore. Non ci confrontiamo con gli altri però loro non possono essere il nostro specchio per trovare fiducia in noi stessi perché non si può essere felici con una bugia. Un tema umano molto importante è la diversità di questa commedia. E’ stato un piacere lavorare con loro e con Marco (Messeri) con cui mi volevo fidanzare da tempo ed era dal 2008 che non tornavo al cinema. ‘Basta poco’ per essere felici e tornare sul set”.
“Ho due figli e sono un padre un po’ così – ribatte Messeri che è Mario, padre del protagonista -, ho lavorato sugli umori della famiglia, su questi figli che per quarant’anni non hanno visto per niente la guerra, e continuano a girare come fossero incollati sulla giostra. Io sono nato nel 1948 e questo fa la differenza tra un vecchio ferroviere che ha sempre lavorato sulle rotaie e ne porta ancora il colore positivo, e i figli svagati della piccola borghesia”.
“C’è stata una sintonia immediata tra me e Andrea – confessa Paoletti, toscano trapiantato a Milano -, anche sul set dove c’era una serenità di fondo. Sono contento del risultato perché siamo riusciti a non esagerare, a raccontare con grande semplicità anche temi più complessi in una commedia realistica quasi favolistica che possa raggiungere il cuore delle persone, che ne possano riflettere il giorno successivo, anzi, mi piacerebbe che la gente uscisse dal cinema con un sorriso, perché è stato bene e ha potuto riflettere ridendo”.
“Andrea Muzzi è una persona bruttissima – scherza il collega partner Massimiliano Galligani -, con la quale lavoro da tanti anni. Il film l’ho visto nascere e la sceneggiatura l’ho letta in ogni modo possibile perché ci sono state tante stesure, ma non è mai stato il film toscano classico perché usciva dai canoni. E la sintonia tra Andrea e Riccardo era così esagerata che sul set ero tranquillissimo: è stato divertente e semplice, non una dura fatica. Fantastico”.
“Essendo anche nella realtà ex moglie e madre di due bambini – dichiara Isabella Cecchi nel ruolo di Clara -, mi trovo molto peggio che nel film, anzi sul set mi sono trovata molto bene perché è una commedia delicata, leggera, divertente”.
Comunque la commedia è graffiante anche se con garbo. “C’è cattiveria ma anche grazia nell’esprimerla – conclude Muzzi -, ci sono temi satirici ma è questa la cifra stilistica nei miei lavori, e ci sembrava quella adatta per parlare di disoccupazione e lavoro come hanno fatto due autori che ammiro come Charlot e Troisi”.
Nel cast del film, prodotto da Sandro Frezza Per Alba Produzioni in collaborazione con Agenzia Promozione Toscana e con il contributo di Film Commission Toscana, e costato 500mila euro, anche Daniela Morozzi (Sara), Annalisa Aglioti (Manuela, la severissima vigilessa), Ninnì Bruschetta (Marco) e Paolo Hendel (Edoardo).
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 30 aprile distribuito da Whale Pictures in 40 copie
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