giovedì 15 settembre 2016

Quattro ragazze al bivio dell'età adulta in un viaggio-fuga alla ricerca di se stesse in "Questi giorni" di Giuseppe Piccioni, reduce da Venezia

Torna Giuseppe Piccione con la sua gentilezza del tocco in “Questi giorni” – presentato, in concorso, alle 73.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e accolto tiepidamente dalla critica -, storia di quattro ventenni amiche del cuore o per la pelle che dir si voglia, tra disagio e incertezza, sogni e realtà, amore e malattia.
In una città di provincia qualsiasi, tra le vecchie mura, nelle scorribande notturne sul lungomare, nell’incanto di un temporaneo sconfinamento nella natura, si consumano i riti quotidiani e le aspettative di quattro ragazze la cui amicizia non nasce da passioni travolgenti, interessi comuni o grandi ideali. Liliana (Maria Roveran), Caterina (Marta Gastini), Angela (Laura Adrian) e Anna (Caterina Le Caselle).
Ad unirle non sono le affinità ma le abitudini, gli entusiasmi occasionali, i contrasti inoffensivi, i sentimenti coltivati in segreto. Il loro legame è tuttavia unico e irripetibile come possono essere unici e irripetibili i pochi giorni del viaggio (o la ‘fuga’) che compiono insieme per accompagnare una di loro a Belgrado, dove l’attendono una misteriosa amica e un’improbabile occasione di lavoro. Tutte fuggono da qualcuno o qualcosa, e arrivate a destinazione verranno fuori segreti inconfessabili e incomprensioni, contrasti e ripicche, litigi e riconciliazione.
Sceneggiato dal regista con Pierpaolo Pieroni e Chiara Atalanta Ridolfi, ispirato al romanzo inedito “Color betulla giovane” di Marta Bertini, pur senza retorica né buonismo, la commedia non riesce a coinvolgere completamente lo spettatore perché i personaggi sono troppo delineati per essere credibili, perché ognuno rappresenta uno stereotipo e il cast non sempre è all’altezza, però le quattro ragazze sono ben affiatate.
La storia non è certo nuova perché si tratta sempre di giovani al bivio dell’età adulta, ma al femminile, quando spesso nel nostro cinema si parla di adolescenti e post adolescenti maschi, di una coppia o al massimo di un gruppo misto. Peccato che qualche buco nella sceneggiatura, qualche trascinamento e i dialoghi, spesso lontani dalla verosimiglianza, tolgano credibilità all’insieme e non riescano a conquistare completamente il pubblico. Ben confezionato e girato, “Questi giorni” conferma la professionalità dell’autore di “Fuori dal mondo” e “La vita che vorrei” ma non il suo stile che qui traspare soprattutto nelle atmosfere e sullo sfondo, purtroppo non su situazioni e personaggi, togliendo omogeneità al tutto.
“Cos’è quell’illusione di eternità che improvvisamente si inceppa, minaccia di interrompersi proprio quando il futuro sembra comunque essere carico di promesse? – si domanda Piccioni nelle note - Perché un viaggio intrapreso per suggellare il legame di un’amicizia che in quel modo cerca di diventare eterna, crea invece un’incrinatura insanabile nell’equilibrio incerto della vita quotidiana del gruppo?” E poi afferma: “Ho lavorato a lungo con le ragazze perché loro sono semplicemente il film. Non volevamo fatti eclatanti, o situazioni estreme da raccontare, insomma non una storia troppo premeditata. Avevamo poco tempo, molti spostamenti e tantissime scene da girare”.
Quindi, un ‘dramedy’ sentimental-esistenziale gradevole che man mano diventa on the road e non cede ai luoghi comuni né all’effetto ‘strappalacrime’ né all’happy end, visto che nella realtà contemporanea regna l’incertezza di un degno futuro. Corretti gli adulti di turno: Margherita Buy, nel ruolo della madre di Liliana, parrucchiera single e delusa; Filippo Timi in quello del professor Mariani, e Sergio Rubini nella parte dell’irascibile padre di Angela. Completano il cast: Alessandro Averone (Guglielmo) e Mina Djukic (Mina). Il direttore della fotografia Claudio Cofrancesco, la montatrice Alice Roffinengo e l’autore delle musiche Valerio C. Faggioni. Il film si chiude con una citazione di Caterina:
“Se qualcuno ci avesse detto, in quei giorni, che quelli erano i nostri giorni, irripetibili, e che eravamo dentro un’eterna promessa che il tempo vissuto dopo non avrebbe mantenuto, noi non gli avremmo creduto, avremmo pensato che invece il nostro tempo fosse ancora davanti a noi, che il meglio dovesse ancora venire…" José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 15 settembre distribuito da Bim Film

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