giovedì 24 novembre 2016

Il potere universale della musica nel doc-film "Yo Yo Ma e i Musicisti della Via della Seta" (The Music of Strangers) di Morgan Neville

Per gli appassionati di musica, ma non solo, ecco nelle sale “Yo-Yo Ma e i musicisti della via della Seta - The Music of Strangers”, un documentario del premio Oscar Morgan Neville (“20 Feet from Stardom”) che fonde
riprese di interviste, materiale di repertorio e le performance del collettivo Silk Road Ensemble, il gruppo di musicisti e artisti fondato dal inimitabile violoncellista Yo-Yo Ma, nato a Parigi da genitori cinesi poi trasferitisi a New York. Infatti, questo particolare collettivo musicale è nato proprio per esplorare il ‘potere universale della musica’: un percorso che unisce i popoli oltre i limiti geografici, una strada che
collega tutti i Paesi del Mondo, come una moderna Via della Seta, appunto. Montando insieme riprese del gruppo, vecchi filmati e interviste personali ai singoli artisti, il regista dell’acclamato “Best of Enemies” ripercorre il viaggio finora fatto da alcuni membri permanenti del Silk Road Ensemble, considerati i pilastri del progetto culturale e provenienti da diversi angoli del Pianeta: dalla Cina all’Iran dalla Spagna alla Siria e gli Stati Uniti. Non solo, perché in ogni paese si uniscono artisti locali per creare o ricreare la musica insieme.
Un gruppo all’insegna di una vera cultura musicale multietnica in cui anziché cancellare tradizioni e radici, le mettono in risalto. E il film ce lo dimostra seguendo i pellegrinaggi di alcuni membri permanenti del Silk Road Ensemble, e dando vita a una più che interessante cronaca personale di talento e passione. Viene fuori così lo straordinario quadro di un esperimento musicale coraggioso e rivoluzionario, alla ricerca degli indissolubili legami che uniscono l’umanità intera, e che rendono evidente la futilità delle convenzioni che la vorrebbero divisa e l’assurdità della guerra, qualsiasi essa sia.
“E’ solo attraverso l’intersezione di differenti culture che si può creare qualcosa di nuovo”, dice Yo-Yo Ma, fondatore dell’Ensemble, e poi prosegue: “Le tradizioni nascono sempre dall’innovazione. Quando però la cultura fallisce e non genera innovazione, allora è destinata a morire”. “L’inizio della storia comincia – aggiunge -quando un gruppo di musicisti si riunisce insieme e osserva cosa accade quando degli estranei si incontrano”. Ecco la cronaca: nel 2000, Yo-Yo Ma riunisce insieme per la prima volta a Lennox, in Massachusetts, più di 50 tra i migliori musicisti provenienti dalle terre che in passato formavano la celebre Via della Seta. Un
incontro che è il risultato di anni di preparazione e di studi svolti assieme a musicologi, etnografi e antropologi per indagare le tradizioni musicali dei paesi disseminati lungo l’antica rotta commerciale. Un incontro unico nel suo genere. Dopo dieci giorni di stretta collaborazione e numerose ore di improvvisazione, l’inusuale seminario si concluse con un concerto in cui vennero eseguiti sedici pezzi inediti di fronte a un’entusiasta platea formata dai maggiori esperti di musica. Una volta che tutti i partecipanti furono tornati nei loro paesi di origine,
Yo-Yo Ma e i responsabile del Silk Road Project hanno deciso di proseguire su questo cammino. E’ nato in questo modo il Silk Road Ensemble che ha portato avanti i propri progetti fino ad evolversi in un’organizzazione composta da musicisti e artisti accomunati dal desiderio di esplorare i temi della connessione culturale, della storia e della tradizione in un ambiente familiare e accogliente capace di ospitare persone provenienti da situazione ed esperienze personali totalmente differenti, ma accomunate dalla volontà di celebrare la comunione e la condivisione con il prossimo.
Un documentario che invita non solo a godere di un mix musicale unico al mondo, eseguito da grandi virtuosi del proprio strumento, ma anche a riflettere su tradizione e innovazione, guerra e pace, amicizia e intolleranza. Non è un caso se nei paesi dei continente americano sia nati nuovi tipi di musica, all’inizio considerate ‘minori’ perché mescolavano ritmi, suoni e suggestioni di diverse culture e continenti, valgano per tutte jazz e tango, ma anche le musiche folk, dal Canada al Cile, mescolano suoni e musica, strumenti e voci, di almeno tre continenti.
“All’interno di questo processo è stato essenziale – afferma il regista – trovare un modo per capire l’Altro. Se c’è qualcosa che dovremmo fare oggi, beh, è proprio questo. Anche per via delle sempre più numerose forze al mondo che ci spingono ad avere paura dell’Altro”. I membri del collettivo, oltre lo stesso Yo-Yo Ma, violoncellista la cui vastissima e sfaccettata carriera è il testamento virtuale della sua continua ricerca verso nuovi modi di comunicazione e dimostra il suo desiderio personale di crescita artistica e di continuo rinnovamento, sono: Cristina Pato, suonatrice di cornamusa galiziana, pianista e docente che ha intrapreso una carriera professionale dedicata al jazz, alla musica classica e a quella tradizionale galiziana; Wu Man, nota musicista riconosciuta in tutto il mondo come
prima virtuosa della pipa e ambasciatrice della musica cinese; Kinan Azmeh, musicista siriano che ha ottenuto in breve tempo numerosi riconoscimenti internazionali per aver creato un tipo di musica e sonorità incredibilmente distintivi attraverso generi musicali diversi, Direttore Artistico del Damascus Festival Chamber Music Ensemble; l’iraniano Kayhan Kalhor è un acclamato virtuoso del kamancheh di fama internazionale che ha fatto conoscere al pubblico occidentale la musica tradizionale persiana. José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 24 novembre distribuito da I Wonder Pictures

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