giovedì 23 febbraio 2017

Un kolossal cinese-americano su una delle sette meraviglie del mondo in "The Great Wall" di Zhang Yimou con Matt Damon e Tian Jing

Dopo la trilogia dedicata alle arti marziali (“Hero”, “La foresta dei pugnali volanti” e “La citta proibita”) e il tardo mélo “Lettere da uno sconosciuto”, Zhang Yimou trova ispirazione nell’antica muraglia cinese – una delle sette meraviglie del mondo -, una difesa costruita in millecinquecento anni e lunga 5.500 miglia, perciò coperta da una misteriosa e suggestiva patina a metà fra storia e leggende. “The Great Wall”,
infatti, si ispira naturalmente a una di queste leggende e nella sceneggiatura di Carlo Bernard, Tony Gilroy e Doug Miro (da un soggetto di Edward Zwick, Max Brooks e Marshall Herskovitz) ne viene fuori un mix tra fantasy e action movie i cui riferimenti (soprattutto della storia) vengono da “La storia fantastica” di Rob Reiner (1987) e addirittura da “La leggenda dell’arciere di fuoco” (1950) di Jacques Tourneur, dai numerosi film di arti marziali (degli ultimi anni) e anche dagli svariati fantasy, appunto, con magnifiche strutture difensive ed eserciti di mostri soprannaturali, sorta d’incrocio fra dinosauri, anzi velociraptor e ‘alien’
(da film omonimo). Il leitmotiv stavolta è la fiducia perché, naturalmente, il mercenario si rivelerà un eroe disposto a rinunciare all’avidità (obiettivo del loro viaggio è la polvere nera, ovvero la polvere da sparo allora sconosciuta in occidente) per salvare il mondo. William Garin (Damon) è un mercenario che, dopo aver combattuto in tantissime battaglie in cui si è distinto per le sue abilità di arciere, finisce prigioniero - proprio davanti alla muraglia - di un misterioso esercito composto da straordinari guerrieri, conosciuto come l'Ordine Senza Nome, guidata dal generale e
stratega Wang (il noto Andy Lau, da “La foresta dei pugnali volanti” a “Detective Dee”) e dalla coraggiosa comandante Lin Mae (Tian Jing). Stabilitisi in un'enorme fortezza, i guerrieri combattono per proteggere l'umanità da forze soprannaturali su una delle più incredibili strutture difensive mai costruite: la Grande Muraglia. E, nella nuova avventura, Garin è accompagnato dall’unico superstite della sua nuova impresa, Pero Tovar (Pedro Pascal), un duro e ironico spagnolo divenuto fratello d'armi di William, e da un certo Ballard (Willem Dafoe), un misterioso occidentale prigioniero nella fortezza che da tempo progetta la fuga.
Quindi, un grande spettacolo – come i kolossal di una volta - da godere in 3D per i magnifici scenari, molti dei quali ricostruiti in digitale, mostri e muraglia inclusi, e le scene di massa anch’esse riprodotte e raddoppiate con la stessa tecnica. Dello stile e delle tematiche del grande autore cinese anni Novanta (da “Sorgo rosso” a “Lanterne rosse”), restano una grande professionalità e una sempre riuscita direzione degli attori visto che ormai è alle prese con un cast internazionale ben affiatato ed efficace che offre qualche momento di ironia. E una storia d’amore (e d’armi) appena accennata. Però mancano le vere emozioni, fagocitate dagli effetti speciali.
Nel cast anche Hanyu Zhan (generale Shau), Lu Han (Peng Yong), Kenny Lin (Chen), Eddie Peng (Wu), Xuan Wang (Deng), Ryan Zheng (Shen), Pilou Asbaek (Bouchard) e Numan Acar (Najid). La fotografia è firmata a quattro mani da Stuart Dryburgh e Xiading Zhao, mentre il montaggio è di Mary Jo Markey e Craig Wood, e le musiche di Ramin Djawadi. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 23 febbraio distribuito da Universal International Pictures Italia

Nessun commento: