mercoledì 12 aprile 2017

L'uno nel corpo dell'altra ovvero Pierfrancesco Favino e Kasia Smutniak nella commedia "Moglie e Marito" dell'esordiente Simone Godano

Lo scambio d’identità, anzi d’anima, in commedia non è nuovo al cinema ma uno scambio totale di coppia, forse, viene messo in scena per la prima volta in “Moglie e Marito” dell’esordiente Simone Godano (il corto “Niente orchidee” e tanta tivù), sceneggiato da Giulia Steigerwalt e Carmen Danza (anche il soggetto è loro)
con la collaborazione di Daniele Grassetti. Però la lunga serie di ‘scambi’ d’identità – soprattutto a Hollywood e dintorni - era nata nel lontano 1976 con “Tutto accadde un venerdì” di Gary Nelson, dove una madre e la figlia adolescente si trovavano l’una nel corpo dell’altra; la stessa situazione era stata rivisitata poi in chiave maschile in “Viceversa” di Brian
Gilbert (1988), tra un padre e un figlio, sempre adolescente. Ma solo dopo “Nei panni di una bionda” di Blake Edwards (1991), ne era nato un vero e proprio filone mondiale fino a “Nei panni dell’altra” di Pip Karmel (1999), dove lo scambio avveniva fra due donne. “Moglie e marito” è, invece, una gradevole commedia leggera che sfrutta gli equivoci e i guai che può provocare uno ‘scambio’ del genere e di generi, ma in tono meno scoppiettante, per nulla sofisticato e con tempi comici non sempre vivaci e azzeccati, anzi.
Una buona fattura serve da cornice ad una commedia ambiziosa che però non mantiene tutto quel promette, anche se la coppia protagonista Kasia Smutniak e Pierfrancesco Favino se la cavano bene con la scambio di ruoli (generi), così lei diventa una sorta di maschiaccio nel seducente e affascinante ruolo del ‘marito’ e lui offre una sensibilità, un po’ sopra le righe, nei panni della ‘moglie’, sfiorando la macchietta dell’effeminato. Quasi che il femminile sia equivalente di mossette e moine e il maschile deva per forza essere rozzo e volgare.
Sofia e Andrea sembrano una coppia perfetta, anzi lo erano. Però, dopo dieci anni di matrimonio e due figli piccoli, pensano al divorzio. Infatti, all’inizio li vediamo in terapia di coppia sulla via della separazione. Ma, in seguito a un esperimento scientifico di Andrea, si ritrovano improvvisamente uno nel corpo dell’altra. Quindi, Andrea è Sofia e Sofia è Andrea. Senza via d’uscita possibile, almeno per il momento, e sperando in una soluzione, devono affrontare ognuno l’esistenza e la quotidianità dell’altro. Lei nei panni di lui, geniale neurochirurgo che porta avanti una ricerca sul cervello umano; lui nei panni di lei, ambiziosa conduttrice televisiva in ascesa.
“Ho sempre pensato – scrive il regista nelle note -, sin dalla prima lettura del copione, che l’elemento trainante e ‘sorprendente’ potesse essere quello di raccontare questa storia utilizzando un registro realistico, vicino ai personaggi, sincero”. “Allora – aggiunge – ho unito i diversi elementi, lasciando gli attori liberi di vivere questa esperienza, costruendo attorn
o a loro un mondo stratificato che raccontasse la loro vita non solo presente, ma anche passata. Trasformare quindi un film ‘supernatural’, in un film sulle relazioni, sulla crisi, sull’amore che muore e rinasce attraverso la scoperta dei punti di vista reciproci. In sostanza utilizzare il genere per creare una romantic comedy, così come faceva intelligentemente il testo”. Graffiante ma non troppo, “Moglie e Marito”, infatti, in filigrana ipotizza il fatto che, forse, l’unico
modo per capirsi fino in fondo sia vivere qualche giorno l’uno (maschio) nel corpo dell’altra (femmina) e viceversa. Peccato che il tutto abbia appena un velo di sottile ironia e, perché no, di genuino grottesco, dato che l’argomento offriva l’occasione di utilizzare entrambi al massimo. Dispiace perché la bella idea da screwball comedy non viene rivisitata in chiave da commedia all’italiana, e così facendo la storia anziché universale resta ‘local’. E tutto o quasi resta nelle mani, anzi nei ‘panni’ dei protagonisti, non ancora allenati nella commedia sentimental-brillante. Attorno a loro Valerio Aprea
(Michele, collega e amico di lui), Sebastian Dimulescu (Tommaso), Gaetano Bruno (Cristian), Francesca Agostini (Anna), Paola Calliari (Angelica), vista recentemente in “The Startup”; Marta Gastini (Maria) e Flavio Furno (Luca). Le musiche, mai ingombranti, sono di Andrea Farri, mentre la fotografia è di Michele D’Attanasio. Una coproduzione Warner Bros. Entertainment Italia, Picomedia e Groenlandia, prodotta da Matteo Rovere e Roberto Sessa. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 12 aprile distribuito da Warner Bros. Pictures

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