mercoledì 14 febbraio 2018

Torna "Black Panther" in un film tutto suo diretto da Ryan Coogler e con un cast tutto afroamericano

Dopo le vicende vissute in “Captain America: Civil War”, il leggendario Pantera Nera torna sullo schermo con un film tutto suo “Black Panther”, appunto, diretto da Ryan Coogler (autore dell’apprezzato “Prossima fermata Fruitvale Station”) e sceneggiato da lui con Joe Robert Cole,
ovviamente ispirato ai fumetti Marvel e ai personaggi creati da Stan Lee (sempre in cameo) e Jack Kirby, in cui l’eroe africano fa ritorno nella sua terra natia. Dopo la morte del padre, avvenuta nel film precedente, il giovane principe T’Challa (Chadwick Boseman, da “Get on Up: La storia di James Brown” a “Marcia per la libertà”) torna a casa per salire sul trono di Wakanda, un’immaginaria nazione nel continente africano, isolata ma
tecnologicamente avanzata, grazie ai giacimenti di vibranio. Ma due pericolosi nemici cospirano per portare il regno alla distruzione, e T'Challa è pronto a raccogliere l'eredità di suo padre e a indossare il costume e gli artigli di Black Panther, reso indistruttibile dal prezioso metallo e realizzato dalla sorella scienziata. Però non è la prima volta che il neo re usa l'identità segreta per fare giustizia, infatti nell'epica battaglia tra Stark e Rogers, si era già messo al servizio di Iron Man.
Stavolta, invece della fragile alleanza con la parte più forte degli Avengers, T’Challa è costretto a fare squadra con l'agente Cia, Everett K. Ross (Martin Freeman), completamente all’oscuro delle ricchezze locali, e col corpo speciale wakandiano delle Dora Milaje, tra le quali c’è anche l'amata Nakia (Lupita Nyong'o, da “12 anni schiavo” a “Star Wars - Gli ultimi Jedi”). Andy Serkis torna, invece, nei panni del trafficante d'armi Ulysses Klaue, conosciuto dagli spettatori in “Avengers: Age of Ultron”. Un film che ricorda vagamente i prodotti della Blaxploitation anni Settanta (i film di genere realizzati e interpretati da afroamericani, come in questo caso), soprattutto nell’ambientazione delle metropoli occidentali, dove ha luogo il prologo e in cui il nostro ha studiato e vissuto,
prima del ritorno in Africa, al suo mondo dove vige ancora la tradizione e non sono ammessi gli stranieri, perché probabilmente porterebbero speculatori e trafficanti, rapacità e violenza. Il film funziona, un po’ meno nell’ormai consueto scontro finale, dove non manca l’azione ma lasciano a desiderare gli effetti speciali, nonostante siano digitali. Mentre sorprende la fotografia di Rachel Morrison che ‘recupera’ la luce e il fascino dell’Africa ‘incontaminata’ che, purtroppo, è sempre meno estesa, come del resto l’Amazzonia.
Nel cast la sempre affascinante Angela Bassett (Ramonda, la madre), Forest Whitaker (Zuri), Michael B. Jordan (Erik Killmonger), Daniel Kaluuya (W’Kabi), Winston Duke (M’Baku), Sterling K. Brown (N’Jobu), Letitia Wright (Shuri), Danai Gurira (Okoye). Le musiche sono firmate dallo svedese Ludwig Goransson (“Fruitvale Station” e “Creed - Nato per combattere”, dello stesso regista). José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 14 febbraio distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures

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