Un’altra opera prima indipendente americana, in bilico fra dramma e commedia, scritta (con David Michod), prodotta e diretta da Spencer Susser che offre al giovane e affermato Joseph Gordon-Levitt (dal ragazzino debuttante di “In mezzo scorre il fiume” di Robert Redford a “Inception” di Christopher Nolan) un’altra bella occasione per sfruttare al meglio il suo talento di attore, accanto al giovanissimo Devin Brochu (bambino di “Nella valle di Elah”) e della
sempre affascinante Natalie Portman, premio Oscar per “Il cigno nero” girato, sempre nel 2010, ma dopo, e qui anche coproduttrice.
In concorso al Sundance FilmFest, “Hesher” (titolo originale) è semplicemente il consueto dramma di formazione, sebbene contemporaneo, anche quando è costruito con lo stile scanzonato e anticonvenzionale che rimanda ai film della “Nuova Hollywood” anni Settanta, riferimento di gran parte del cinema indipendente statunitense odierno.
L’enigmatico Hesher (Gordon-Levitt) è un trentenne metallaro, capellone e tatuato che, un giorno qualunque, si imbatte per caso nel tredicenne TJ (Brochu), un’adolescente che non ha ancora superato la perdita della madre perché suo padre (Rainn Wilson) ha avuto una straziante reazione e si è chiuso in se stesso, mentre l’anziana ed amorevole nonna (l’ottantenne sempre attiva Piper Laurie, star anni ‘50/’60 ‘
rilanciata’ nei ’70 da Brian De Palma in “Carrie”) cerca inutilmente di aiutare entrambi.
Installatosi nel garage della casa del ragazzino e, nonostante sembri la persona meno adatta ad aiutarlo ad elaborare il lutto, Hesher si rivela il solo in grado di aiutarlo a uscire dalla sua profonda tristezza ed a spingerlo a superare gli ostacoli tipici dell’adolescenza, dal bullismo alle prime delusioni amorose. Già perché il ragazzino si invaghisce della trentenne ‘precaria’ Nicole (Portman), cassiera al supermercato, che ovviamente non può ricambiarlo, ma soltanto offrirgli l’amicizia materna di una ‘sorella’ maggiorePeccato che questa commedia dolce-amara, dopo un’ottima partenza – persino ironica, cinica e corrosiva – instradata verso il finale si inceppi in situazioni prevedibili, col rischio di cadere in luoghi comuni, un fatto che non fa altro che stiracchiare la vicenda, a scapito del ritmo.
L’originalità della pellicola risiede nell’ambientazione – nella middle class della sbiadita provincia, ultimamente trascurata anche dalla commedia sentimental-brillante dove sono (diventati) quasi tutti benestanti – e, soprattutto, nel protagonista, un personaggio che sfugge a qualsiasi cliché tanto che l’attore che lo interpreta dichiara: “Ognuno ha una definizione differente per Hesher. Il suo personaggio non si presta ad alcuna definizione. E’ un folle. E’ a metà strada fra un punk e un metallaro”. E la Portman aggiunge: “A Hesher non importa affatto quello che gli altri pensano di lui. E’ volgare, è violento, è ignorante. Incarna tutti i sentimenti che sta attraversando TJ”.
Tra gli altri interpreti del film John Carroll Lynch (Larry), Brandan Hill (Dustin), Paul Bates (Mr. Elsberry), Mary Elizabeth Barrett (Meryl), Audrey Wasilewski (Coleen) e Frank Collison. La fotografia è firmata Morgan Pierre Susser (fratello del regista? Non è dichiarato), la scenografia Laura Fox, i costumi April Napier, mentre il montaggio da Michael McCusker e
la colonna sonora da Frank Tetaz.
Il regista dice dei suoi protagonisti: “Sia Joe che Natalie sono degli attori incredibili. Mi ritengo molto fortunato e onorato del fatto che mi abbiano accompagnato in questo viaggio”.
José de Arcangelo
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