Raiuno chiude le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia in tivù - domenica 12 e lunedì 13 febbraio, in prima serata - con la miniserie “Il Generale dei briganti” scritta e diretta da Paolo Poeti e interpretata da Daniele Liotti. Una fiction di qualità che racconta la storia di una figura leggendaria, un uomo dalla forte personalità forte, di origini contadine che, grazie ad un’intelligenza fuori dal comune, è diventato col passar del tempo l’archetipo del brigante risorgimentale: Carmine Crocco.
Definito “Il Generale dei briganti”, Crocco ha affascinato e continua ad affascinare intere generazioni e le sue gesta, spesso ardite e spregiudicate, lo hanno reso alla storia come un vero e proprio eroe popolare.
La fiction vuole ricordare il fenomeno del brigantaggio ed è frutto della libera ispirazione degli autori – soggetto di Antonio Ferraro e sceneggiatura di Giovanna Koch, entrambi scritti con lo stesso regista e con la consulenza del Prof. Carlo Felice Casula - a fatti e personaggi.
“E’ la storia romanzata in quattro ore di spettacolo – esordisce il regista alla presentazione stampa romana - in una fiction che rievoca le lotte garibaldine e la partecipazione dei briganti. Personaggi ed eventi inventati per ricostruire le contraddizioni di un’unità forzata e non condivisa da tutti, nemmeno ora ad oltre 150 anni di distanza”.
Sono, forse, troppe le ingiustizie inflitte allora ai contadini? Così può sembrare ad una prima visione, ma è risaputo che la popolazione del sud – l’indomani dell’Unità - si è sentita tradita e dimenticata, nonostante i sogno e le promesse fatte poi infrante. Girata interamente nel Meridione, tra Basilicata e Puglia, in gran parte nei luoghi in cui si svolge la storia (vera) del protagonista, secondo Poeti grazie ai produttori Massimo e Vanessa Ferrero.
“Uno sguardo sull’Unità d’Italia attraverso gli occhi di un contadino spinto al brigantaggio – prosegue l’autore -, mentre il personaggio del giovane repubblicano, mazziniano, borghese e medico è assolutamente falso, una mia fantasia che segna un incontro-scontro per due momenti storici, prima del 1860 e dopo. Un fatto che determina il mancato stato repubblicano, il mancato riscatto del Meridione. I personaggi non sono vincitori, ma perdenti tra i vincitori; uomini e donne che hanno combattuto per un ideale, per un intero paese e poi da esso esclusi. Fa pensare che la verità della vicenda è tale o supposta, vera o verosimile. Dato che non esiste una verità assoluta ma soggettiva, l’importante è che chi l’afferma sia sincero e onesto con se stesso. Il prezzo pagato dal Meridione è più alto, è maggiore il numero di morti nella guerra civile che nelle tre guerre d’indipendenza. E il mancato riscatto ha segnato anche l’inizio della grande emigrazione (nelle Americhe ndr.). Ma non volevo monumentalizzare i briganti ma rendere giustizia perché la loro era una guerriglia cittadina, erano banditi sociali, lottavano giorno per giorno per la sopravvivenza. La costruzione dei rapporti del protagonista sono frutto dell’invenzione, quali l’amicizia tradita e gli amori contrastati. Non si tratta di un bignami di storia ma di un’opera di finzione che volevo fosse popolare su un tema difficile da svelare”.
“Ha il bollino del 150° anniversario – dichiara Fabrizio Del Noce, Direttore di Rai Fiction – su un fatto reale liberamente visto attraverso la delusione del Sud, dall’altra parte, quella delle tensioni di fine Ottocento, quando Giolitti veniva chiamato ‘il ministro della malavita’”.
“Erano persone opposte allo stato sociale che opprimeva i contadini, i poveri, gli ultimi – ribatte Liotti/Crocco. Raccogliendo dati
e studiando le fonti ho scoperto una figura controversa del brigantaggio, e opinioni contrastanti. C’è chi dice che era un eroe chi un criminale, io credo fosse un uomo semplice, intelligente, in grado di leggere e scrivere, baluardo del desiderio di riscatto sociale e della dignità umana dei contadini. Nonostante tutte battaglie perse, lui continua a lottare, prima contro i latifondisti, i proprietari terrieri che opprimevano la sua classe; poi contro il governo piemontese che distrugge il Meridione, contro tutto e tutti attraverso il bene. La grandezza d’animo di un uomo che, nonostante le lotte e i delitti, è capace di amare la famiglia, la sua Nennella. Una storia d’amore ben scritta, per nulla scontata. Un personaggio che ho apprezzato per la tendenza molto forte di un vero resistente”.
Ma nella vicenda c’è anche l’amore tra Mariano Aiello, il medico garibaldino (Danilo Brugia) e la contessina Giuseppina Guarino (Christiane Filangieri), figlia del perfido Conte Ludovico Guarino (Massimo Dapporto).
“Quando ho letto la parte ho trovato imbarazzante dover fare il cinico persecutore – confessa Dapporto -, data la mia formazione politica avrei preferito combattere con i briganti. Per la perfidia e la cattiveria non ci sono giustificazioni, però di solito quando reciti cerchi di salvare il personaggio. Il conte però non ha nessuna giustificazione, l’ho detestato e gli ho reso un bruttissimo servizio. Fare il cattivo in televisione non paga, perché è più gradito al
cinema. Però per un attore è più allettante perché la bontà ha un binario unico ed io l’ho percorso per 15 anni, da ‘Amico mio’ in poi. Il cattivo ti arricchisce, ti fa sfogare cattiveria, frustrazioni e rancori. E se ci sono riuscito lo devo all’odio che provavo per il personaggio stesso”.
“C’era allora una grande spaccatura tra Nord e Sud – aggiunge Liotti -, dove non c’erano nemmeno le strade. Il brigantaggio ha rappresentato l’opposizione sociale dopo la repressione del governo piemontese. Non voglio dire che sia ancora un fenomeno attuale, ma bisogna considerare che c’è ancora una spaccatura socio-politica tra Nord e Sud. Due diversi modi di approcciare la cultura, il lavoro, il senso civico. Crocco è un uomo che si ribella, che rompe gli schemi; oggi potrebbero essere persone che difendono le loro idee, che possono diventare leader e fare proseliti”.
“Per raccontare una storia dell’800 ci siamo ispirati al western – afferma la sceneggiatrice Koch -, che ha avuto il coraggio di ricostruire la storia americana senza prendere parte; di illustrare il passato per capire quanto sia stato difficile costruire la civiltà, la legge. Noi dovevamo raccontare l’Unita d’Italia evitando di fare dei santini, anche rischiando di sfiorare la retorica”.
Alla presentazione era presente l’intero cast, tra gli altri, Raffaella Rea (Nennella), Fabio Troiano (Ninco Nanco), Massimiliano Dau (Caruso), Marco Leonardi (Rocco), Massimo Bonetti (Francesco Crocco), David Coco (Antonio, lo scrivano), Larissa Volpentesta (Rosina Crocco).
La prima puntata si apre nel 1864, a Vulture in Basilicata, quando Mariano Aiello, deputato napoletano del governo unitario, e Carmine Crocco brigante lucano che nel 1860 aiutò i garibaldini a liberare la sua regione dal giogo Borbonico, si cercano per una resa dei conti finale. E da qui si va a ritroso fino all’infanzia del piccolo Carmine… per raccontare dall’inizio l’intera vita del “Generale dei Briganti”.
José de Arcangelo
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