Finalmente il nuovo film di Ferzan Ozpetek "Magnifica Presenza" - dal 16 marzo nelle sale in circa 400 copie -, come di consueto intrigante, accattivante e sofisticato, in raro equilibrio fra dramma e commedia. Un omaggio al teatro classico, ai fantasmi della nostra esistenza - quelli che 'vediamo' solo noi -, ma non soltanto perché racconta anche di sensibilità, artistica e non; della fragilità che può diventare sicurezza; della debolezza che si può trasformare in forza, della timidezza che è fonte di coraggio.
La storia di un giovane aspirante attore e della sua nuova casa abitata da un'intera compagnia teatrale fantasma, forse. Tra finzione e realtà, sogni e desideri, verità e menzogna.
"L'idea viene da un amico - esordisce Ozpetek all'affollata conferenza stampa romana, presente l'intero cast e parte della troupe -, che mi raccontava: 'mentre guardavo la tivù, giro la testa e vedo una signora vestita di nero che mi guarda; poi mi rigiravo e non c'era più. Il giorno dopo, mi diceva: ho incontrato una ragazza vestita di bianco, sembrava una sposa'. Io stavo zitto, e lui ancora 'l'altra sera, mentre ero a letto, ho sentito qualcuno che si sdraiava dietro di me'. Tutti i nostri amici in comune sparlavano di lui, gli dicevano 'devi scopare', 'sei completamente pazzo'. E tra di noi ci dicevamo 'dobbiamo vederlo un po' di più, perché la solitudine è una brutta cosa'. La donna di servizio - che lavorava anche da me -, un giorno se ne è andata via da casa sua, e poi mi confessò: 'c'era sempre qualcuno in casa, sentivo dei rumori' anche quando lui non c'era'. Poi è venuto fuori che in quella casa, durante la guerra, abitavano mamma e figlia che un giorno si sono buttate di sotto dalla finestra'. Allora ti vengono dei dubbi, perché anche a me piacerebbe vedere le persone perse. Magari! L'ho raccontata a Procacci (Domenico, il produttore per Fandango ndr.) e ha detto: 'Stupenda idea'. Poi in casa ho veramente, come nella sceneggiatura, una 'mezza' stanza, uguale a quella del film però con delle piccole finestre, stranissima. Cosa sarà? Quando mi sono messo a scrivere 'La finestra di fronte', volevo far diventare l'anziano ebreo e mi è venuta in mente. Cosa vi era successo il 16 ottobre? Uscito il film, una vicina di casa mi ha detto: 'senta, sa poi la storia dell'ebreo vissuto in casa sua nella mezza stanza? Tutto il quartiere la conosce, perché il padrone di casa vi nascondeva i dissidenti'. Inoltre, accade persino quando uno va al supermercato e, mentre vede cosa comprare, fra tanti tipi di cibo, di pensare alla tua amica che ti aveva consigliato di comprare quella cosa, di preparare quell'altra. Senti i colori, gli odori, il profumo. E metti insieme tutto questo. 'Magnifica presenza' è come ho chiamato 'Elio Germano' - scherza -, in realtà il titolo doveva essere 'Magnifiche presenze' ma faceva capire o intuire altre cose. C'era anche una battuta a proposito di questo che poi ho cambiato, perché in fin dei conti è lui la 'magnifica presenza' per loro".
"Elio ha la mania di collezionare le figurine (anche nel film ndr.) - continua Ozpetek -, le cose che piacciono a lui, piacciono anche a me. E' stato Cem Yilmaz - è un vero divo del cinema turco - che ha cominciato a dire Garibaldi, Cavour. Mi è piaciuta molto l'idea che un turco suggerisca Garibaldi".
Anche perché il film è stato girato proprio durante i festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. E quel particolare ce lo ricorda in maniera diversa, quasi magica, come tutta l'atmosfera della pellicola, fatta di suggestioni visive ed emotive.
"Sì, ci siamo ispirati tantissimo a Pirandello - prosegue il regista -, ve lo può spiegare meglio Federica Pontremoli che è una vera invasata di 'Sei personaggi in cerca d'autore'. Infatti, finzione finzione e poi realtà. L'idea di farli prendere il tram mi è venuta in mente all'1 e mezza di notte, un sabato sera. 'Pirandello gli avrebbe portato in teatro, dissi tra me e me, e con l'8 ce li porto!' Ho telefonato a tutti perché, pensai, 'magari mi succede qualcosa domattina, e non riesco a dire come voglio finire il film'. Mi ha risposto solo il montatore, 'Bellissimo, pensa loro nei loro camerini!'. Sono andato a dormire e il giorno dopo tutti hanno detto 'va bene'. Visitare il teatro Valle (ora occupato ndr.) è stato 'magnifico', è davvero un monumento nazionale". E, non a caso, la prima del testo di Pirandello si è proprio lì.
"Dovevamo decidere lo spettacolo che loro stavano per mettere in scena - ribatte la cosceneggiatrice -, abbiamo percorso la storia del teatro per capire quale fosse più idoneo per il film e per il periodo (la II guerra mondiale ndr.). Ma poi non è stato specificato né il testo né l'autore. Tutti i riferimenti del film sono, comunque, dai '6 personaggi in cerca d'autore'. Si riflette nella/sulla finzione, tanto che, a un certo punto, non si capisce chi è l'attore chi finge... Il mestiere dell'attore è mettere del vero nella finzione e viceversa".
"Buñuel, magari! - afferma il regista alla domanda se avesse pensato a "L'angelo sterminatore" -. Qui ci siamo detti loro non sanno che non ci sono più, non accettano l'idea (di essere morti e quindi fantasmi ndr.); vedono arrivare delle persone che non li vedono o scappano. Lo vedono che Elio/Pietro è vestito diversamente, ma non vogliono accettare la realtà. Lui li vede ma loro non escono di casa, tranne il bambino. Loro danno delle cose e ne ricevono. Lui è un puro, ordinato, timifo. E' stata difficile la decisione prima gli interni e poi gli esterni a Cinecittà, per la scena dei provini dove si presenta (seguendo il loro consiglio ndr.) truccato come in quegli anni. C'è uno scambio che arricchisce entrambi. Nella scena finale lui piange, ride, si sentono applausi, commenti e si andava verso il primo piano, ma non lo vedremo perché poi ho tagliato anche questo. Volevo anche che il teatro fosse pieno".
"E' stata una bellissima cosa - ribatte Elio Germano, Pietro il protagonista -, un viaggio diverso del solito, anche dei personaggi fatti finora. Ferzan ama gli attori e le loro perversioni in maniera viscerale, abbiamo fatto delle letture lunghissime, parlato del personaggio, tanto che mi sembra tutt'ora reale. Pietro è diventato una persona, un amico in comune, il primo 'fantasma' evocato. Il copione mi ha colpito subito perché, in qualche modo, è anche sulla rivendicazione, sull'orgoglio della debolezza, della sensibilità, della bontà, della fragilità. Quella parte di noi che tendiamo a calpestare, a metterla sottoterra perché poco conveniente, che ci costringe ad indossare maschere, perché non va bene in questo tipo di società attuale. E poi c'è il mondo magico dei cappellai, dove lavorano i transessuali, della magia sottoterra, nascosta. Pietro è stato portato a nascondere le sue passioni; abituato a stare solo, coltiva la sua fragilità. La salvezza è coltivare le proprie passioni, anche i fantasmi sono vittime delle loro passioni. Si è salvata solo una persona cinica che pensava solo all'utile. Una storia bellissima da raccontare".
"Più che il personaggio, non sapevo nulla dell'esperienza cinematografica - confessa la grande Signora del teatro Anna Proclemer in partecipazione straordinaria, invecchiata e abbruttita -, sono un pigmeo che non sa nulla sul cinema. Ferzan è talmente innamorato degli attori, che anziché del personaggio mi sono innamorata di lui. E non amo i registi teatrali in genere, ogni volta spero che lascino il campo libero; via lasciateci lavorare col nostro partner che è il pubblico! Invece con Ferzan è stato un rapporto vero. Il cinema è diverso del teatro, credo, ho pochissima esperienza. Con Ferzan l'attore si sente talmente amato che gli si accoccola sotto braccio. Invece la mia parte finisce subito, mi hanno fatto più vecchia di quello che sono, e questo non glielo perdono. Mi è dispiaciuto non poter lavorare insieme a tutti gli altri. Ho detto 'finalmente ci troviamo con Margherita Buy che è simpaticissima', invece, non ci vedevamo né incontravamo mai. L'unica scena è quella in cui lei mi guarda, da fantasma, dall'altra stanza".
"Mi trovo benissimo con Ferzan - ribatte la Buy - e litighiamo moltissimo, anche perché c'è bisogno che qualcuno ti dica cosa fare o no".
"Lei ha una parrucca, fatta a mano da 8 persone - aggiunge Ozpetek -, durante la pausa si grattava e la parrucchiera mi diceva 'me la sta distruggendo!' E lei 'Si va bene, ma mi dà fastidio'. Stesso discorso per la pelliccia, visto che faceva caldo..."
"Però sono un fantasma molto elegante - chiude la Buy -, ho un look che non avrò mai più nella mia vita".
"Lui cura ogni dettaglio, ogni minimo particolare - dichiara Paola Minaccioni che è la cugina, affettuosissima, di Pietro -, Ferzan ha una cura maniacale di tutto. Quando gira sembra di stare in cucina, si piazza come uno chef, inventa, crea, e ti senti dentro la specialità che sta cucinando: sempre diversa, in una situazione di goduria. Non a caso, l'elemento gastronomico è sempre presente nei suoi film. Mi sono divertita abbastanza con questo 'mostro' qua, Elio. Maria è un donna che si è 'costruita' un'esistenza felice di giorno e completamente sola di notte; lui forse meglio, ma lei chiude al massimo della formalità (si 'sistema' ndr.). Sceglie la strada dell'apparenza".
"Una bella occasione - chiosa Giuseppe Fiorello, il capocomico (fantasma) Filippo Verni -, ho avuto la possibilità di giocare a fare l'attore; farlo al cinema potendomi truccare in modo evidente (come a teatro e in più d'epoca ndr.). Molto bello e divertente; un'esperienza giocosa in cui sono stato curato, amato, rimproverato. Non mi sono ispirato a nessuno in particolare, avevo davanti a me delle immagini d'epoca, da Valentino a Navarro ed altri; una galleria di foto, e ci siamo ispirati a quelle. Ma portavo un bustino stretto in vita che mi lasciava senza fiato, mi ha schiacciato il diaframma. Tutto per assumere una postura molto elegante degli attori di allora, ma mi scoppiava cervello".
"Dovrei ringraziare Ferzan perché non sono un attore - dice Ambrogio Maestri, cantante lirico, un altro 'personaggio fantasma' - mai visto il cinema dal set prima. Ci vuole concentrazione, non avevo mai pensato fosse così".
"Ha la capacità di tenere gli occhi aperti su tutto e tutti - conferma Vittoria Puccini -. Nella scena notturna in esterni avevo un vestito leggerissimo, scollatura sulla schiena, e Ferzan si preoccupava veramente, voleva sapere se avessi freddo; con altri, invece, potevo morire. Lui riesce a mantenere la protezione degli attori sempre. Io ho avuto l'occasione di poter giocare con questi look; Ferzan ha osato di vedermi con questo look sofisticato, elaborato, portato all'estremo. Ci ha permesso anche di giocare coi personaggi, andare sopra le righe".
"C'è un lato più sofferente e meno divertente - afferma Claudia Potenza che è Elena Masci, attrice/cameriera fantasma -, misurarsi con un coro di colleghi di questa portata, diretti non da meno, ti scatena delle cose dentro, grandi dissidi, poi quando il film è finito tutto svanisce. Ho iniziato ad amare Ferzan per i meccanismi psicologici che riesce a tirarti fuori".
"Il desiderio, l'amore che ti sta intorno - dice Andrea Bosca del suo personaggio, Luca Veroli, attore giovane -, Elio è un attore che stimo da morire per il suo percorso meraviglioso. In quel momento (lo guarda mentre dorme ndr.) è il mio oggetto del desiderio, e ho cercato di non inciampare".
L'autore poi confessa che gli piace vedere e ascoltare le reazioni del pubblico. A proposito di un'anteprima per quelli che hanno lavorato nella pellicola, dice "Ho sentito la moglie di un'elettricista che all'inizio della proiezione aveva paura, poi ha cominciato a ridere, e man mano diceva 'poverini, guarda te questa; guarda quanto è bello (Beppe Fiorello ndr.), tutti voi uomini dovreste truccarvi, guarda che bello! Ieri in una trasmissione televisiva si parlava dell'arte della recitazione. L'Italia è un paese dove cinema, teatro, musei, lirica, monumenti, bellezze naturali basterebbero per non far niente e campare per sempre. Ma viene tutto trascurato, messo in ginocchio perché non c'è mai sostegno per la cultura né per il cinema. Adesso ci sono altre soluzioni come Banca Intesa San Paolo (tax credit di cui ha usufruito il film ndr.), ma ci vuole un sostegno maggiore soprattutto per i debuttanti, per le nuove generazioni".
"L'attore per un regista è come giocare sul voler recitare - aggiunge Ozpetek -, è bellisimo. Quando loro alla fine sono sul palcoscenico, Elio/Pietro si commuove per il fatto di vedere degli attori che per 70 anni hanno aspettato questo importante momento: tornare in palcoscenico".
"Riguardo l'amore - conclude -, l'elemento delle visite notturne di Luca mi piace molto, quando ho descritto cosa doveva fare, mi sono emozionato, mi tocca tantissimo. E' l'impossibilità di amare, infatti, l'altra scena che ho girato di loro due che fanno l'amore senza toccarsi, l'ho poi tolta, forse verrà fuori tra gli extra nel dvd. E' l'amore che c'è nell'aria, non nel sesso. Elio mentre dorme è la cose che mi piace di più, perché di solito l'attore quando si sveglia in un film non sembra abbia dormito affatto. Elio, invece, dopo due minuti si sveglia con una faccia da 8 ore di sonno. Un regista s'innamora di un attore così. E sono tutti talmente affiatati, ma questo si crea sul momento e non è merito mio. Le cose escono fuori sul set".
"Il mio rapporto con Ferzan è scivolato nel cabaret - rivela il produttore Domenico Procacci -, tutta la meravigliosa energia l'emana con gli attori, la parte peggiore di sé su di me, ma va bene così".
"Contribuiamo a moltissimi film - chiude Paolo Del Brocco di Rai Cinema -, dal lato professionale sono un ultrà di Ferzan, infatti quando ci siamo trovati tutti e tre (con Ozpetek e Procacci ndr.) in un luogo appartato, ero stato appena nominato, e gli ho detto: 'se non fai il tuo film con noi, mi dimetto domani'. Personalmente lo trovo un film magico".
José de Arcangelo
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