giovedì 18 ottobre 2012
"Le migliori cose del mondo" si scoprono nell'adolescenza, parola di Lais Bodanzky
Finalmente una commedia adolescenziale fresca e originale che arriva dal Brasile. “Le cose migliori del mondo” è anche un ritratto senza sbavature, dal sapore dolce-amaro come la vita stessa. Una pellicola lontana mille miglia dalle nostre sull’argomento,
ma anche da quelle americane vecchie e nuove, che approda sugli schermi italiane due anni dopo la sua presentazione – in concorso – ad Alice nelle Città, il festival del cinema su e per ragazzi all’interno del Festival Internazionale del Film di Roma, firmata dalla regista brasiliana Lais Bodanzky che prende spunto dalla collana di libri “Mano” di Gilberto Dimenstein ed Heloisa Prieto, soprattutto nelle atmosfere e nella figura del protagonista, ma anche – lo afferma la stessa autrice – a “Come te nessuno mai” dei fratelli Muccino, Gabriele regista e Silvio sceneggiatore, e al vecchio caro “Il tempo delle mele” di Claude Pinoteau che lanciò Sophie Marceau, superando i prototipi in profondità, riflessione, personaggi, età e problematiche.
Narra le vicende del quindicenne Mano, diminutivo di Hermano (il sorprendente esordiente Francisco Miguez), che sfreccia veloce per le strade della sua San Paolo in bici e sta imparando a suonare la chitarra con un insegnante trentenne che è per lui anche un maestro di vita. E’ un adolescente come tanti, con un fratello poeta e teatrante tormentato, Pedro (Fiuk), e due genitori professori universitari (i più noti Denise Fraga e Zé Carlos Machado). Però, un inaspettato avvenimento in famiglia gli farà capire che non è facile diventare adulti e che crescere significa superare le proprie insicurezze e i propri pregiudizi.
E, insieme a lui, attraverso la sua iniziazione sessuale, la separazione dei genitori, il dolore nell’accettare la nuova condizione di una famiglia non convenzionale (il padre confessa di essersi innamorato del giovane assistente), la cotta per la ragazza più desiderata della scuola, il rapporto con la sua migliore amica – segretamente innamorata di lui – e il tradimento del suo migliore amico, scopriremo anche noi quali sono ‘le cose migliori del mondo’.
Quindi, l’ennesimo romanzo di formazione che non sarà nemmeno l’ultimo, però, diverso, coinvolgente e persino commovente perché l’autrice – anche sceneggiatrice col collega Luiz Bolognesi – non solo ha scelto i giovani protagonisti nei licei di San Paolo, ma li ha anche consultato, ascoltato e seguito i loro consigli per raccontare situazioni, rapporti e quotidianità della storia e delle loro stesse esistenze.
“Per parlare dell’adolescenza – dice – bisogna mettersi sulla loro lunghezza d’onda e parlare il loro linguaggio con sincerità, senza accondiscendenza. Ho avuto libertà di creazione, c’è il mio punto di vista, la mia opinione ma anche il frutto delle conversazioni con gli adolescenti, tanto da affermare che è anche ispirato a fatti reali”.
E sui colloqui con i ragazzi, aggiunge infatti: “Da queste chiacchierate sono riuscita a mettere insieme i temi rilevanti dell’adolescenza. I ragazzi passano più tempo a scuola che a casa, per loro la famiglia sono i loro amici non le persone che li aspettano a casa, quelli con cui convivono. Volevamo trasferire questa cosa nel film. Perciò, l’universo della scuola non poteva restarne fuori”.
“Come antropologo ho dimenticato la mia adolescenza – ribatte Bolognesi -, ma attraverso il loro racconto ho (ri) scoperto le stesse sensazioni che avevo sentito e vissuto io alla loro età. Ad un certo punto avevamo avuto paura che la scena delle uova lanciate sul muro (lo sfogo della madre/moglie ndr.) diventasse melodrammatica tipo telenovelas, ma nel modo in cui l’ha fatta Lais con gli attori, è a dir di tutti fantastica”.
Infatti, è una delle sequenze più travolgenti, né sopra né sotto le righe, in raro equilibrio emotivo.
Quindi, una scommessa riuscita perché tramite le vicende di questi adolescenti vengono fuori anche argomenti importanti come etica e preconcetti, cittadinanza e convivenza sociale, tolleranza e rispetto reciproco.
Inoltre “As melhoras coisas do mundo “ (titolo originale) ci mostra l’altra faccia del Brasile, quella della cosiddetta ‘classe media’ che non è maggioranza, ma si trova in mezzo tra povertà e ricchezza assolute.
“Tutta la società deve essere rappresentata – conclude la regista -, perché in Brasile esistono favelas e miseria, ma c’è anche molto di più”.
Nel bel cast anche l’intensa Gabriela Rocha (Carol), Gabriel Illanes (Deco), Gustavo Machado (Gustavo), Caio Blat (Artur) e Paulo Vilhena (Marcelo).
José de Arcangelo - 3 stelle su 5
Nelle sale dal 18 ottobre distribuito da Intramovies Picks.it in 18 copie digitali nel circuito UCI cinemas. A Roma anche al Nuovo Cinema Aquila
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