venerdì 14 dicembre 2012
Per superare le tragedie "Love is All You Need", parola di Susanne Bier e Trine Dyrholm
Dopo la calda accoglienza alla 69a. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (fuori concorso), arriva nei cinema italiani per Natale, distribuita da Teodora, la commedia romantica doc firmata dalla regista premio Oscar, Susanne Bier - nomination per "Dopo il matrimonio" e statuetta vinta con "In un mondo migliore", come miglior film straniero, dopo il Gran Premio della Giuria e quello del Pubblico al Festival di Roma, e il Golden Globe a Los Angeles.
Un'opera personale e al tempo stesso universale perché, rispettando gli stereotipi e le convenzioni, è sempre umana, credibile e verosimile, e ambientata a Sorrento.
"Sicuramente è un luogo che conosco molto bene - esordisce la regista, a Roma per presentarlo -, con Anders (Thomas Jensen, il fedele sceneggiatore ndr.) scrivevamo le sceneggiature sempre lì, a Sorrento, e quando abbiamo pensato ad una commedia romantica abbiamo deciso di ambientarla proprio li, che è anche un posto meraviglioso".
"L'Italia è più romantica di altri paesi anche in senso storico - prosegue -, artistico. Poi non affermiamo che gli italiani siano sempre felici, contenti, spensierati; ma volevamo dipingere il paese. Infatti, l'unico personaggio italiano che presentiamo qualche problema ce l'ha. Per noi è il luogo ideale, in primis per la bellezza fisica della terra, e quella regione italiana si presta al romanticismo, anche perché altri posti sono stati trasformati, restaurati, magari ristrutturati, Sorrento è così da sempre. La villa che si vede nel film è semi abbandonata, un po' come i personaggi. Era il luogo migliore per ambientarla".
"A volte con delle metafore si possono esprimere altri concetti - spiega -, però quello che viene detto nella pellicola è quello che un esperto botanico ci aveva raccontato. Non volevamo dire che tutti i maschi sono dei parassiti, ma senza volerlo abbiamo parlato d'altro".
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Secondo me il peggiore errore da artista - prosegue -, da regista è pensare che dopo l'Oscar, il prossimo film deva essere quello giusto; un premio non deve condizionarti, perché magari se non avessi avuto l'Oscar non lo avresti fatto. Per me non è stato difficile perché allora stavo già scrivendo questo film, e semplicemente l'ho portato avanti. Il punto è che facciamo film molto tristi o divertenti, ma devono essere veri, precisi, accurati anche nei dialoghi, che siano credibile è più difficile quando si tratta di una commedia romantica come quella che abbiamo realizzato".
"Sicuramete è bellissimo averlo lì sulla scrivania - aggiunge sull'Oscar -, non può che darti soddisfazione, ma è anche un po' una maledizione, soprattutto se perdi di vista chi sei, e magari poi si fa un vero disastro. Bisogna continuare a lavorare con le stesse diligenza, cura e abilità".
"Per quanto riguarda il set, avevo già lavorato con Susanne - ribatte Trine Dyrholm, protagonista anche di "In un mondo migliore" -, è una persona molto divertente, anche quando gira un dramma è sempre molto sarcastica. Anche stavolta siamo riusciti a divertirci. Poi il mio personaggio è così leggero. Una donna così ingenua, ma non stupida, così leggera, pura, nuova. Ad un certo punto mi ritrovo vestita di rosso con le scarpe in mano, cose che faccio magari nella vita, ma al cinema mai, e poi la grande emozione di avere accanto Pierce Brosnan. E' stato facile, bello, un piacere girare con lui e tutti loro in una location straordinaria".
"Le statistiche lo dimostrano - riprende la regista danese -, in momenti di crisi sociale ed economica il pubblico ne ha bisogno, ma non era la nostra intenzione, forse, perché le notizie che leggiamo tutti i giorni non sono così buone, e siamo stati influenziati, spinti a scrivere qualcosa di più leggero che colpisca anche i sentimenti".
"La mia preparazione? Sono madre e figlia, e Jensen anche, fa parte della nostra collaborazione collettiva esprimere questi argomenti, l'incontro-scontro tra generazioni; cose funzionano e cose no, tra padre e figlio. Anche i giovani sono pronti ad affrontare delle scelte a cui non sono ancora preparati. Una scelta così tragica, vivere la loro vita pienamente e non sbagliando. Nella prima stesura c'era persino una nonna, ma poi abbiamo convenuto che diventava tutto molto più complicato".
"C'è tutta una serie di buone commedie romantiche che però sono molto ciniche - continua -, noi invece volevamo che il lato romantico fosse reale, vero. 'Love is All
You Need' è sfacciatamente romantico e oggi non si è davvero liberi di essere sfacciatamente romantici. Io come la protagonista ne sono consapevole. Lei ha un bagaglio alle spalle, la malattia; lui la perdita della moglie. Ciò che interessa non è chi si innamorerà di chi, ma il percorso che faranno i due protagonisti per finire insieme. Di soliti i protagonisti di queste commedie sono giovani che vivono una storia meravigliosa, dopo di che, magari, ci saranno dei tradimenti, separazioni e così via. A me questo non piace. Entrambi hanno delle brutte esperienze, che hanno superato lasciandosi aperta la possibilità che un giorno accadesse qualcosa. Io volevo una commedia romantica in cui il pubblico, come me, potessi immedesimarsi, in cui ci sia autenticità tanto nella storia quanto nei personaggi".
"Nel film ogni cosa è reale, e deve esserlo anche nel vederlo - conferma l'attrice -, per me attrice, Ida è un personaggio in cui immedesimarmi, che dovevo sentire. Susanne è bravissima nel creare dei personaggi credibili, reali, veri. Il personaggio del marito fa delle figuracce da cretino, fa pensare 'che fine farà?' Ed io un po' di dispiacere per lui l'ho provato. Non solo, di solito i personaggi che ruotano intorno ai protagonisti sono dipinti sul bianco o nero; in questo caso anche loro hanno delle sfaccetature".
"Sicuramente penso sempre che i dettagli tecnici siano noiosi - conclude a proposito della testa rasata nel film, dovuta alla chemio subita dalla protagonista -, se volete ve li posso raccontare. Ma io ero innamorata realmente di Pierce Brosnan. La parrucca mi ha aiutato moltissimo è piena di vita, come il vestito rosso, così femminile".
"Renderla brutta, nuda, senza parrucca - chiude la Bier -, non è stato facile, comunque Trine è bellissima come donna".
José de Arcangelo
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