giovedì 14 febbraio 2013
"Promised Land", un Gus Van Sant meno 'cattivo' per il protagonista, produttore e sceneggiatore Matt Damon e una storia di scottante attualità
Gus Van Sant firma un dramma voluto, interpretato, scritto e coprodotto da Matt Damon, e in concorso al 63° Festival di Berlino. Una storia di grande attualità e impegno civile, sceneggiata da Damon col collega John Krasinski (anche co-produttore insieme a Chris Moore) e tratto dal soggetto di Dave Eggers, narra la vicenda di Steve Butler (Damon) che viene inviato nella cittadina rurale di McKinley insieme alla collega Sue Thomason (la grande Frances McDormand, già premio Oscar per "Fargo"). La cittadina, come tante altre, è stata colpita duramente dalla crisi economica e i due abili venditori sono convinti che gli abitanti accetterando con grande sollievo l'offerta della loro società di acquisiri i diritti per estrarre gas naturale dalle loro proprietà. Strozzati dalla crisi e in ansia per il futuro dei figli, gli agricoltori sembrano non aver scelta.
Ma quello che credevano un lavoro facile e in tempo record si rivelerà man mano sempre più complicato e spinoso, sia sul fronte professionale per la resistenza della comunità sensibilizzata dal rispettato insegnante Frank Yates (il veterano Hal Holbrook, candidato all'Oscar per "Into The Wild"), sia sul piano personale dopo l'incontro di Steve con Alice (Rosemarie DeWitt, ovvero "Rachel sta per sposarsi"). E quando approda in città il giovane Dustin Noble (Krasinski, da "In amore niente regole" ad "American Life"), uno scaltro attivista di una presunta associazione ambientalista, la posta in gioco, sia personale sia professionale, si alza in modo vertiginoso rischiando di far saltare il banco.
Un dramma coinvolgente, tra impegno e riflessione, che tiene alto l'interesse e l'attenzione dello spettatore sia nel pubblico che nel privato dei personaggi, che si conclude con un colpo di scena, magari non prevedibile, rovinato da un sottofinale, forse, troppo trionfalistico dal punto di vista etico-morale. Anche quando, ovviamente, noi vorremmo che la soluzione del problema sia quella, ma resta comunque un'utopia.
Infatti, come dice lo stesso Matt Damon è "una storia in cui è facile specchiarsi, animata da personaggi in cui ognuno di noi può individiare persone che conosce".
E il collega Krasinski ribatte: "E' un racconto ricco di emozioni di quello che accade quando persone reali e denaro reale entrano in collisione e dei modi sorprendenti in cui la gente reagisce quando delle decisioni gravi ostacolano il suo percorso".
Tutto vero, peccato però che - come accennavamo prima - il finale rischi di farci sottovalutare tutte le emozioni e la tensione accumulati precedentemente, perché la pellicola prende e commuove grazie a un ottimo cast e all'attenta regia di Van Sant - meno 'cattivo' del solito - che, in un certo modo, aveva lanciato Damon proprio con "Will Hunting - Genio ribelle" scritto e interpretato da lui e Ben Affleck, e insieme hanno ottenuto l'Oscar per la miglior sceneggiatura.
Nel cast anche Scoot McNairy (Jeff Dennon), Titus Welliver (Rob), Terry Kinney (David Churchill), Joe Coyle (Michael Downey) e Sara Lindsey (Claire Allen).
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 14 febbraio distribuito da Bim
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