sabato 9 febbraio 2013
"Re della terra selvaggia" di Behn Zeitlin, da fenomeno dell'anno alla corsa agli Oscar
Considerato il caso cinematografico dell'anno, film vincitore del maggior numero di premi nel 2012 e ora candidato all'Oscar, "Re della Terra Selvaggia" (Beasts of the Southern Wild) di Benh Zeitlin, è sicuramente un buon film - ma come succede sempre più spesso - è stato, forse, sopravalutato, vista lo scarseggiare di capolavori cinematografici o, comunque, di 'grandi' film. Non ultimo, il fatto di essere un film indipendente, ormai diventato a priori segno di qualità e originalità.
Infatti, riesce a coinvolgere perché oltre ad avere come protagonista una bambina eccezionale, Quvenzhané Wallis, la più giovane (ora ne ha compiuto 9) candidata all'Oscar della storia (le precedenti, da Margareth O'Brien, che ha avuto un premio 'giovanile' nel 1945 per i diversi film interpretati l'anno precedente , alla Anna Paquin di "Lezioni di piano", poi vinto, erano adolescenti); fonde insieme impegno e spettacolo, ricerca d'autore e metafora prendendo spunto dalle condizioni vere in cui si trova il nostro Pianeta e una parte non indifferente dei suoi abitanti, e come riferimento la tragedia di New Orleans (regista e attori non professionisti ne sono nati e cresciuti, o vi vivono).
E' la storia di Hushpuppy (Wallis), una bambina di sei anni che vive con Wink (Dwight Henry), papà severo ma affettuoso, nella comunità soprannominata Bathtub (la grande vasca), una zona paludosa di un delta del sud nordamericano. Ma Wink, che ha contratto una grave malattia, sta preparando la piccola a vivere in un mondo dove non ci sarà più lui a proteggerla.
Anche perché 'la grande vasca' è alla vigilia di una catastrofe di epiche proporzioni: gli equilibri naturali si infrangono, i ghiacciai si sciolgono e arrivano gli Aurochs, misteriose creature preistoriche. A Hushpuppy non resta che cercare di sopravvivere e mettersi alla ricerca della madre, che per lei è solo un vago ricordo...
Un'opera prima - scritta dallo stesso regista e compositore con Lucy Alibar - che ricorda certo cinema della 'Nuova Hollywood' anni Settanta, perché costruito tra sperimentazione e rielaborazione del cinema dei maestri, tradizione e innovazione, e, forse, anche con un pizzico di furbizia che strizza l'occhio allo stesso tempo pubblico e critico, popolare e intellettuale, ecologisti e non. In parte come faceva "The Millionaire", un altro 'indipendente' che poi ha stravinto alla Notte degli Oscar.
Non a caso ha raccolto oltre settanta premi in tutto il mondo, dal Sundance al Festival di Cannes, da Londra ad Abu Dhabi e ai Golden Globe, e ha conquistato persino il presidente Obama che ne è diventato un fan e l'ha definito "spettacolare".
Nel cast anche Levy Easterly (Jean Battiste), Lowell Landes (Walrus), Pamela Harper (Little Jo), Gina Montana (Miss Bathsheeba), Amber Henry (LZA), Jonshel Alexander (Joy Strong), Nicholas Clark (Sticks) e Henry D. Coleman (Peter T).
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 7 febbraio distribuito da Satine Film / Bolero Film
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