venerdì 6 dicembre 2013
"Oldboy", il sorprendente e scioccante remake del cult coreano firmato Spike Lee e Mark Protosevich con Josh Brolin
Spike Lee (regista) e Mark Protosevich (sceneggiatore) firmano un sorprendente e coinvolgente remake americano e al tempo stesso omaggio al cult coreano omonimo, che stupisce ed emoziona, riscoprendo il lato più oscuro dell'uomo. Non solo un thriller sulla vendetta, ma soprattutto un allucinante viaggio nel territorio d'ombra dell'essere umano diviso, anzi lacerato, tra ragione e istinto.
Ispirato sempre, e forse di più, alla graphic novel dei giapponesi Garon Tsuchiya e Nobuaki Minegishi e, ovviamente, al film di Park Chan Wook (Grand Prix al Festival di Cannes) - diventato uno dei più popolari thriller internazionali di tutti i tempi -, in questa rilettura il leggendario "Oldboy" rivive attraverso il 'tocco' del due volte candidato all'Oscar Spike Lee, e nella versione di Mark Protosevich ("Io sono leggenda" e "The Cell") che non solo ha riletto il testo originale, recuperato alcuni personaggi del manga - come la preside della scuola superiore di Joe -, ma ha anche aggiunto nuovi personaggi e ne ha rivisitati altri per adattarli alla cultura americana del terzo millennio, poi a sua volta ridefiniti da Lee.
Come l'originale, il film comincia quando Joe Doucett (uno strepitoso Josh Brolin), dirigente pubblicitario in disgrazia, marito e padre assente, una notte, ubriaco e atratto da una misteriosa donna, viene sequestrato e costretto in un crudele e claustrofobico isolamente all'interno di un lurido motel che diventerà la sua prigione per venti lunghi anni: Joe è tormentato soprattutto perché non conosce né la causa della condanna né l'identità del suo 'giudice', e non ha nessun altro contatto con l'esterno che attraverso la televisione.
E quando viene liberato dal suo incubo, altrettanto inspiegabilmente, Joe torna alla vita quotidiana con un'unica ossessione: scoprire la persona che ha orchestrato la sua punizione e capirne la causa. Ma, nonostante sia fisicamente libero, si sente ancora perseguitato, coinvolto in una rete di cospirazione e di rivalsa che rischia di risucchiarlo in un nuovo tunnel senza uscita. Durante la sua ricerca, incontra una giovane assistente sociale, Marie (la sorprendente Elizabeth Olsen de "La fuga di Martha"), ed un uomo tanto misterioso quanto sfuggente (Sharlto Copley, la rivelazione di "District 9" e "Open Grave"), che è probabilmente la chiave del mistero...
Può una parola uccidere? Non solo, può provocare una feroce reazione a catena che va oltre ogni limite immaginabile. E sempre in questi casi l'uomo rivela tutto il suo mostruoso istinto. Vedere per credere, perciò non vi sveliamo di più sulla storia, che ha uno scioccante finale a sorpresa, segno che gli incubi non finiscono mai.
E regista e sceneggiatore, entrambi fan dell'opera di Park Chan Wook, sono comunque ripartiti dal manga originale, dandole un approccio più primordiale, così è stato anche per il protagonista, uomo ridotto ai suoi instinti più animaleschi, per cui la vendetta guidata dalla ragione diventerà, forse, più orribile perché lucida.
"Durante la prigionia - dichiara il regista -, in Joe affiorano quegli istinti animali che sono in ognuno di noi, ma che facciamo di tutto per soffocare. Il nostro senso civico ci spinge a tenerli sotto controllo, o almeno, non permettergli di venir fuori, se non a porte chiuse. Ma in realtà dentro di noi c'è un istinto animale".
Perciò tutta la storia diventa più inquietante e terribile di quello che potrebbe sembrare perché ci coinvolge al punto di farci identificarci col protagonista, che porterà a termine la sua vendetta ignaro che sta punendo se stesso, chiudendosi la strada della redenzione.
"Oldboy affronta molte cose - afferma lo sceneggiatore che si è documentato su molti casi di persone rimaste per lungo tempo in isolamento -, penso che ci sia la lotta per trovare la pace interiore, fare ammenda per i misfattti del passato; parla di famiglia, di crudeltà e, naturalmente, di vendetta affinché chi è responsabile di un dolore, paghi, anche le spese della vendetta stessa".
Un thriller mozzafiato, crudo e viscerale che passa da una prima parte angosciante e claustrofobica (quella della prigionia) ad una seconda tesa e al tempo stesso frenetica nelle scene di inseguimenti e azione. Girato interamente a New Orleans, la città del film è senza nome e senza tempo.
"Penso che andare a vedere film sulla vendetta - osserva il protagonista Josh Brolin - è un modo di viverla attraverso le azioni degli altri. Ciò che rende interessante questa storia in particolare, è ciò che succede a Joe. essere allontanato dalla società per 20 anni, è stato in qualche modo la cosa migliore che gli sia mai successa. Cerca vendetta, ma che ci riesca o meno, la sua è una storia di espiazione, di ammenda e di ricerca interiore".
Nell'ottimo cast anche Samuel L. Jackson (Chaney), Michael Imperioli (Chucky), da "Quei bravi ragazzi" di Scorsese al televisivo "I Soprano"; Linda Emond (Edwina Burke, la preside), James Ransone (dr. Tom Melby) e la francese Pom Kelentieff (Haeng-Bok), di padre russo-francese e madre coreana.
Da ricordare anche l'ottima squadra tecnico-artistica: il direttore della fotografia Sean Bobbitt, che ha usato diversi formati di pellicola per dare una texture differente in ogni momento della storia come voleva Lee, e già collaboratore di Steve McQueen; la scenografa Sharon Seymour, ha firmato i tre film di Ben Affleck regista; la costumista Ruth Carter, da "Amistad" a "Malcolm X"; il montatore Barry Alexander Brown, a fianco del regista fin dai tempi dell'opera prima "Lola Darling", e nomination all'Oscar per il suo primo documentario da regista "The War at Home".
José de Arcangelo
(4 stelle su 5)
Nelle sale dal 5 dicembre distribuito da Universal Pictures International Italy
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