giovedì 12 giugno 2014
Il pluripremiato Ari Folman trascrive sul grande schermo il romanzo del celebre Stanislaw Lem "The Congress" con Robin Wright
Il regista israeliano del pluripremiato lungometraggio d’animazione “Valzer con Bashir” (Golden Globe e nomination all’Oscar, tra gli altri), Ari Folman firma un film che fonde fantascienza e realtà, che fiction (cinema con attori in carne e ossa) e animazione di ultima generazione (dal motion capture al 3D e la scansione degli attori), ispirato al libro “Il congresso del futuro” del celebre scrittore Stanislaw Lem.
Adattato per lo schermo, aggiornato e sceneggiato dallo stesso Folman, “The Congress” diventa un’inquietante e coinvolgente metafora della società contemporanea e dell’imminente futuro del cinema come lo intendevamo finora, ovvero da gustare in sala insieme agli altri.
Robin Wright – nel ruolo di se stessa e non -, riceve da una mayor l’offerta di ‘vendere’ la sua identità cinematografica: verrà scansionata e di lei verrà creato un campione così che lo studio possa utilizzare la sua immagine a piacimento in qualsiasi tipo di film hollywoodiano – inclusi i più commerciali da lei rifiutati in precedenza. In cambio, Robin riceverà una cospicua somma di denaro, ma soprattutto, lo studio promette di mantenere il suo alias digitale (virtuale) eternamente giovane (il modello è la principessa de “La storia fantastica”) in ogni film, anzi in ogni tipo di ‘prodotto’.
Infatti, il contratto da lei firmato ha una validità di vent’anni, e a questo punto Robin viene catapultata in un mondo animato dove si scoprono le sue tribolazioni successive – emotive ed esistenziali - fino al momento in cui la mayor decide di trasformarla in una ‘formula chimica’ che chiunque può acquistare.
“Nel suo romanzo – afferma il regista -, Lem predisse una dittatura chimica mondiale ad opera di importanti case farmaceutiche. Scritto nei tardi anni Sessanta, il libro ci racconta un mondo in cui i produttori di medicinali hanno il pieno controllo sulle nostre emozioni, dall’amore e i desideri, alla gelosia e la paura. Lem, considerato il più grande profeta e filosofo della fantascienza (assieme a Philip K. Dick), non aveva idea di quanto la sua previsione fosse azzeccata rispetto agli albori del terzo millennio”.
E nell’era post-Avatar, l’autore ci trascina in un fantastico (ma non troppo) viaggio, ci spinge a riflettere sul fatto che ormai gli attori in carne ed ossa entrati nella memoria collettiva possono essere rimpiazzati da immagini tridimensionali generate da un computer; e a domandarci se questi personaggi virtuali siano in grado di creare in noi lo stesso entusiasmo e le stesse emozioni che esprimevano ‘vivendo’ i diversi personaggi a loro assegnati lungo la loro carriera.
“The Congress – conclude Folman – è prima di tutto un fantasy futuristico, ma anche una disperata richiesta d’aiuto ed un grido di nostalgia per il vecchio cinema che conosciamo ed amiamo”.
Tra ironia e amarezza, nostalgia e rimpianti, spettacolo e divertimento, riferimenti (dal Kubrick del “Dottor Stranamore” a il grande Miyahazaki) e citazioni “The Congress” coinvolge e affascina, anche se, forse, non trova il giusto equilibrio tra le due ‘parti’, entrambe suggestive. Però, poggia su un cast eccezionale che asseconda ottimamente la Wright: Harvey Keitel (Al, il vecchio agente innamorato da sempre), Jon Hamm (Dylan), Paul Giamatti (Dr. Barker), Kodi Smit-McPhee (Aaron), Danny Huston (Jeff), Sarah Sami Gayle (Sarah), Michael Stahl-David (Steve), Michael Landes (Maxi) e Sarah Shani (Michelle).
José de Arcangelo
(3 stelle su 5)
Nelle sale dal 12 giugno distribuito da Wider Films
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