venerdì 5 settembre 2014

Da Venezia alle sale "I nostri ragazzi" di Ivano De Matteo, un esasperato dramma d'attualità a tesi che sconvolge ma non emoziona

Da uno spunto simile a quello de "Il capitale umano" (ma dalle cause e conseguenze diverse) con un accenno ad un "Carnage" famigliare partono sia il romanzo "La cena" di Herman Koch sia il film "I nostri ragazzi" di Ivano De Matteo, adattandolo liberamente per lo schermo con Valentina Ferlan.
Presentato al Festival di Venezia nell'ambito delle Giornate degli Autori - Venice Days (in concorso), è un dramma intimistico, ovviamente familiare, su rapporti e sentimenti materni e paterni per cui spesso le persone cambiano punto di vista, atteggiamenti e persino morale, ovvero cedendo al cosiddetto "due pesi e due misure" a seconda che la tragedia colpisca noi o gli altri. E proprio per spingere lo spettatore alla riflessione su questo argomento che la pellicola si apre con una tragedia inaspettata, un fatto di cronaca nera in una giornata di ordinaria follia: una discussione tra due conducenti finisce con un morto ammazzato e il figlio della vittima ferito gravemente e, soprattutto, il 'colpevole' si rivela un poliziotto.
Questo fatto mette a confronto due fratelli, svelando i loro principi morali, sociali e umani, apparentemente opposti così come nel carattere e nelle scelte di vita. Massimo (Alessandro Gassman) è un avvocato di successo, Paolo (Luigi Lo Cascio) è un pediatra impegnato e le loro rispettive mogli - Sofia (Barbara Bobulova) e Clara (Giovanna Mezzogiorno) - sono perennemente ostili l'una all'altra, e s'incontrano, una volta al mese, in un ristorante di lusso, per rispettare una tradizione che dura da anni.
Parlano di tutto e di nulla, finché una notte delle videocamera di sicurezza riprendono due ragazzi che senza ragione apparentemente pestano a morte un barbone, poco a poco scoprono che si tratta dei rispettivi figli - Benedetta (Rosabell Laurenti Sellers) e Michele (Jacopo Olmo Antinori, di "Io e te" di Bertolucci) - e l'equilibrio familiare va in frantumi. Come affronteranno due uomini, due famiglie tanto diverse, un evento tragico che li coinvolge così da vicino? "Sono sempre stato affascinato dalle 'famiglie' intese come riproduzione in miniatura della società che le circonda - scrive De Matteo nelle note di regia -. Io vengo da una di queste. Una numerosa famiglia che mi ha sedotto con le sue grandi contraddizioni.
Con 'La bella gente' e poi con 'Gli equilibristi' (il suo film più riuscito ndr.), ho voluto indagare su ciò che accade quando un elemento esterno incrina la vita tranquilla e sicura di un normalissimo e almeno apparantemente felice nucleo. Con 'I nostri ragazzi' invece volevo andare oltre, tentare di mostrare cosa accade quando l'esplosione parte direttamente dal nucleo stesso". Però il suo si rivela una sorta di 'film a tesi' freddo, anzi gelido, tant'è che il suo portare all'esasperazione la situazione sottolineandolo con un finale che doveva restare aperto, o quanto meno lasciare il dubbio nello spettatore, rischia di soffocare l'occasione di riflessione (per il pubblico), offrendogli 'la soluzione', forse, più estrema.
"Il romanzo 'La cena' di Herman Koch - aggiunge l'autore -, mi aveva affascinato per la sua crudezza, la schiettezza e la veridicità con cui affrontava temi e situazioni. E io volevo fare un film che parlasse della violenza, quella nascosta, tenuta a bada ma che può esplodere per caso, per sbaglio, in chiunque di noi. Quando ciò accade i personaggi cambiano, i ruoli si rovesciano. Da padre che sono, mi sono chiesto fino a che punto possiamo o dobbiamo ignorare la coscienza per proteggere la nostra felicità? La ragione del cuore spesso va contro la giustizia. Ed è veramente profonda la differenza tra ciò che siamo e l'immagine di noi stessi che ci costruiamo giorno per giorno".
Tutto vero, tant'è che proprio per questo il film regge per tutta la prima parte, molto meno nella seconda perché esasperando reazioni e conflitti finisce per rovesciare anche il bianco in nero, il bene nel male, cancellando il grigio dell'ambiguità che regola la quotidianità della nostra esistenza e persino dei nostri sentimenti. E quindi non riesce ad emozionare lo spettatore.
Nel cast anche Lidia Vitale (Giovanna), la partecipazione di Antonio Salines (maitre del ristorante), Roberto Accornero (insegnante), Sharon Alessandri (cameriera), Giada Fradeani (Sandra), Cristina Puccinelli (segretaria di Massimo), e con Antonio Grosso (poliziotto), Lupo De Matteo (Stefano), Adamo Dionisi (padre Stefano), Melinda De Matteo (la bambina). La fotografia è firmata da Vittorio Omodei Zorini e le musiche da Francesco Cerasi. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 5 settembre distribuito da O1 Distribution

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