giovedì 11 settembre 2014

"Le due vie del destino", un film ispirato al libro autobiografico di Eric Lomax, con i premi Oscar Colin Firth e Nicole Kidman

Un dramma sospeso tra passato e presente, tra pace esteriore (l'Europa e dell'Occidente, e in particolare la Gran Bretagna, dopo la fine della Seconda guerra mondiale) e la guerra interiore di un uomo che non riesce a chiuderne i conti perché l'ha vissuta nel modo più terribile, quello del campo di prigionia e della tortura. Questo racconta "Le due vie del destino" diretto dall'australiano Jonathan Teplitzky (da "Better Than Sex" a "Burning Man") con i premi Oscar Colin Firth e Nicole Kidman, adattamento del romanzo autobiografico di Eric Lomax, edito in Italia per l'occasione da Vallardi.
Però mentre il libro è una biografia raccontata in modo cronologico, il film parte dalla fine (evitando tutta la parte precedente la guerra), proprio dal momento in cui Eric incontra Patti (Kidman), una donna affascinante, e forse proprio per dare risalto al personaggio femminile che altrimenti non sarebbe stato troppo rilevante, nel film quanto nella vita reale.
Infatti, è lei quella che riesce per la prima volta a farlo ridere. Tant'è che dopo un breve corteggiamento i due si sposano, ma la notte delle nozze gli incubi di Eric riemergono: l’ufficiale giapponese lo trascina agli orrori del passato. Patti lo trova urlante sul pavimento della camera da letto. Eric si richiude in se stesso, scaricando la sua furia silenziosa sulla consorte. Patti cerca allora di scoprire che cosa tormenta l’uomo che ama.
E da quel momento si va avanti e (soprattutto) indietro fino al 1942, quando tra decine di migliaia di giovani soldati britannici fatti prigionieri dalle truppe giapponesi che hanno invaso Singapore c’è Eric Lomax (Jeremy Irvine, protagonista di "War Horse" di Steven Spielberg), ventunenne addetto ai segnali e appassionato di ferrovie (il titolo originale di libro e film è "The Railway Man").
Spedito a lavorare alla costruzione della cosiddetta 'Ferrovia della morte', in Tailandia, Eric è testimone d’innumerevoli sofferenze; uomini forzati a farsi largo a mani nude tra le rocce e la giungla, maltrattati, malnutriti, torturati ed afflitti da malattie tropicali. Eric, insieme a pochi altri, costruisce in segreto una radio ma, quando viene scoperta, sarà percosso e torturato come i suoi compagni di sventura, qualcuno verrà addirittura ucciso.
Sopravvissuto per miracolo alla guerra, torna a casa. Però, perseguitato dall’ombra di un giovane ufficiale giapponese, si isola dal mondo, nascondendo ancora dolore, rabbia e sete di vendetta. Finché Patti, appunto, scopre grazie a Finlay (Stellan Skarsgard), un altro ex prigioniero di guerra, che l'ufficiale giapponese Nagase (Hiroyuki Sanada, da "L'ultimo samurai" a "Wolverine - L'immortale"), responsabile di quanto accaduto a suo marito è ancora vivo, e lo lascia ritornare in Tailandia perché chiuda definitivamente col suo passato.
Un solido dramma bellico, fra vendetta, perdono e redenzione, che non può non ricordare il famosissimo "Il ponte sul fiume Kwai" di David Lean - ma allora l'aspetto fisico degli attori non riusciva ad esprimere fino in fondo le orribili umiliazioni e sofferenze, lo dice lo stesso Lomax nel suo libro - e nemmeno "Furyo" di Nagisa Oshima, anche quando rispetto al romanzo siano stati ridotti o tolti gli episodi meno rilevanti. D'altra parte lo sceneggiatore Frank Cottrell Boyce (con Andy Paterson), oltre a basarsi sul best-seller, ha avunto una serie di incontri, avvenuti nel corso di diversi anni, con Lomax e sua moglie Patti.
"Eric morì nel 2012 - dichiara Cottrell Boyce -, ma visse abbastanza a lungo da vedere il set del film. La pellicola è stata girata in Scozia, nel Queensland e in Tailandia. Le scene centrali sono state girate proprio lungo la 'Ferrovia della morte', sottratta alla giungla settant'anni dopo gli eventi in cui hanno perso la vita migliaia di uomini". L'intenso ritratto di un uomo che offre ancora una volta a Firth (nomination all'Oscar e al Golden Globe anche per questo ruolo) l'occasione di completare una galleria di personaggi, eccezionali e/o tormentati, in storie sempre coinvolgenti e toccanti come questa. José de Arcangelo
(2 1/2 stelle su 5) Nelle sale italiane dall'11 settembre distribuito da Koch Media

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