sabato 29 giugno 2013

"Blood", quando il noir britannico diventa dramma psicologico cupo e tormentato

Comincia come un noir ma pian piano diventa un dramma psicologico, tormentato e cupo, il nuovo suggestivo film di Nick Murphy (autore del thriller sovrannaturale "1921 - Il mistero di Rookford"). Una pellicola che vanta un ottimo cast, secondo la tradizione del cinema britannico - così come l'ambientazione inquietante, voluta dallo stesso regista, per "girarlo su un'isola, raggiungibile solo quando la marea si ritira". Infatti, è stato girato nell'isola di Hilbre, sulla punta occidentale della penisola di Wirral, tra i fiumi Dee e Mersey - ben nota all'autore -, che diventa un'altra protagonista della storia sceneggiata da Bill Gallagher che, con la produttrice Nicola Shindler, l'aveva già portata sul piccolo schermo nel serial televisivo "Conviction" (6 episodi andati in onda nel 2006).
E Gallagher, da sempre affascinato dall'idea, "chi riesce a sfuggire a un crimine diventa la persona più perseguitata dal crimine stesso", l'ha esplorata attraverso l'apparentemente solido legame tra due fratelli che lavorano nella polizia. In questo modo, se l'idea non era proprio originale - qua e là ricorda tanti film americani partiti da questo spunto -, "Blood" da poliziesco di marchio britannico diventa sofferto dramma psicologico, ritratto di una famiglia (anche il loro genitore è stato poliziotto) all'interno di un'altra famiglia, allargata, quella dei colleghi tutori della legge, amici e conoscenti.
Una giovane viene brutalmente assassinata e le accuse cadono su Jason Buliegh (Ben Crompton), già condannato per molestie. Ma l'uomo, rilasciato temporanemante per mancanza di prove, diventa vittima dei due fratelli poliziotti Fairburn, Joe (Paul Bettany, il biondissimo attore in versione castana) e Chrissie (Stephen Graham) che avevano seguito le indagini e decidono di farsi giustizia da soli, ma Joe preso da raptus uccide l'uomo, occultando poi il cadavere con l'aiuto del fratello, e aproffittando della 'complicità' della bassa marea.
All'improvviso, Joe e Chrissie si ritrovano ad attraversare il labile confine tra bene e male e, dopo una vita trascorsa dalla parte dei giusti, diventano due uomini senza via di scampo, tormentati dal senso di colpa e schiacciati dalle loro stesse azioni. Ancora di più quando il vero responsabile dell'omicidio della ragazza verrà catturato e saranno proprio loro a dover dare la caccia ai giustizieri dell'uomo innocente. Quindi si troveranno di fronte al paradosso più grande: incastrare loro stessi.
Un discreto dramma noir messo in risalto, come accennavamo, da un ottimo cast, dall'azzeccata ambiguità della location, sottolineata dall'eccellente fotografia di George Richmond, e dall'efficace atmosfera, ed è questa - crediamo - che ha portato l'Hollywood Reporter a paragonare il film al capolavoro "Mystic River" di Clint Eastwood. La cornice intorno alla tragedia che incombe intorno a una famiglia, ad un gruppo di amici, e che può coinvolgere, travoltere, ognuno di noi. Intorno a Bettany e Graham, il grande Brian Cox (Lenny Fairburn), il padre colpito da demenza senile; il bravo e attivissimo Mark Strong (Robert Seymour), Zoe Tapper (Jemma Venn), Adrian Edmondson (Tom Tiernan), Natasha Little (Lily Fairburn), Patrick Hurd-Wood (Dominic) e Sandra Voe (Sandra Buleigh). José de Arcangelo
(2 1/2 stelle su 5) Nelle sale dal 27 giugno distribuito da Notorious Pictures

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