sabato 1 marzo 2014

"La Bella e la Bestia", una splendida 'cornice' senza capolavoro, firmata Christophe Gans

Celebre fiaba francese, non troppo spesso portata sul grande schermo, almeno non come altre, le celeberrime e ipercitate "Cenerentola", "Biancaneve" e "Capuccetto Rosso",
tanto che del Novecento è rimasta famosa (anche come riferimento) la versione firmata dall'artista tout court Jean Cocteau che disegnava anche le splendide scenografie, servite di ispirazione anche per la rivisitazione disneyana che concluse il secondo millennio. Certo, ci sono state anche altre versioni e variazioni sul tema in diversi paesi del mondo e realizzata con differenti mezzi, uno dei più prolifici è stata la televisione che ne ha sfornate svariate, dall'animazione alla rivisitazione in chiave contemporanea.
Per l'occasione la favola torna in patria e ritorna sul grande schermo per mano di Christophe Gans, già autore de "Il patto dei lupi", un horror in chiave di cupa fiaba, il quale - nonostante dichiari di non essersi ispirarsi al maestro Cocteau perché è andato direttamente alla fonte, ovvero a Madame de Villeneuve - ne è debitore soprattutto nell'ambientazione tra luce e ombra (quello del '46 era in BN), fastosa e al tempo stesso minacciosa, suggestiva e misteriosa. Peccato però che la storia - sceneggiata dallo stesso Gans con Sandra Vo-Anh - non venga sorretta dalle giuste emozioni e l'aver recuperato fatti e personaggi di contorno (che il precedente aveva volutamente trascurato) non fa altro che allungare la vicenda (e il film) a scapito della 'sostanza' e del 'contenuto' che ne erano il succo del capolavoro di Cocteau.
E ricordiamo addirittura una versione anni Sessanta, inedita in Italia, un cosiddetto B-movie, con Mark Damon e Joyce Taylor (una delle prime a colori) firmata dall'artigiano Edward L.Cahn (1962), più coinvolgente dal punto di vista emotivo, e suggestiva anche da quello visivo.
Dispiace soprattutto perché in questa nuovissima versione (presentata in anteprima fuori concorso al Festival di Berlino) l'atmosfera giusta, i protagonisti - Lea Seydoux, ancora più bella e sensuale de "La vita di Adèle", mentre Vincent Cassel, prigioniero della carcassa della bestia, recita solo con gli occhi) e la resa visiva ci sono, ma non bastano a salvare la pellicola dall'essere soltanto una splendida cornice, dentro la quale purtroppo manca l'opera d'arte. Infatti "La belle et la bète" cattura la vista ma non il cuore, cosa che invece Bella riesce a fare con la Bestia, facendo trionfare - in un finale tutto azione - l'amore (e il Bene) e svanire l'incantesimo. Nel cast anche Eduardo Noriega (Perducas), André Dussollier (il padre, mercante), Myriam Charleins (Astrid), Sara Giraudeau (Clotilde) e Audrey Lamy (Anne), Jonathan Demurger (Jean-Baptiste), Nicolas Gob (Maxime) e Yvonne Catterfeld (la principesssa). José de Arcangelo
(2 1/2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 27 febbraio distribuito da Notorious

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