martedì 20 gennaio 2015
Presentata a Roma "Sei mai stata sulla luna?", la 'nuova' commedia corale di Paolo Genovese con la coppia italo-argentina Raoul Bova-Liz Solari, grande cast e un inedito di Francesco De Gregori
Una ‘nuova’ commedia di Paolo Genovese, prodotta dalla Pepito Produzioni e, per la prima volta, con Raiuno che la offrirà al pubblico dal 22 gennaio in 400 copie distribuito dalla O1. Confermando la prima volta con Pepito e Genovese, Paolo Del Brocco afferma “mi piace perché si tratta di una cosa che non ho mai fatto, difficilmente ho visto un film corale contraddistinto dalla grandissima professionalità sui singoli personaggi come in questo”.
E aggiunge, “Agostino Saccà, ex Rai, debutta da produttore con Pepito, dopo aver fatto cinema fiction spettacolo”, il quale a sua volta dichiara: “una voglia di spettacolo che mi spinge a raccontare sempre quello che ho dentro, storie e favole. Come si stava lì e come si sta fuori? Molto più facile e al tempo stesso molto difficile, perché mamma Rai ti riscalda, e senza il calduccio è più difficile lavorare, ti tocca rischiare”.
Debutto da protagonista per la modella Liz Solari a fianco di Raoul Bova e di un cast d’eccezione: “Ho fatto un casting in Argentina – afferma la bionda protagonista -, poi un provino a Roma con Bova, dopo di che mi hanno detto sei nel film”.
“Ci siamo conosciuti prima per ‘Tutta colpa di Freud’ – dichiara Genovese -, ma poi c’è stato un problema legale e non si è fatto più nulla, ma mi è rimasta in testa perché aveva fatto quel provino; prima ho pensato anche ad un’attrice italiana, però il fatto che lei è una modella molto affascinante, bella e simpatica anche alle donne, ha eleganza e sensualità, tutto ciò funzionava molto bene per questo ruolo”.
Infatti, la storia è presto detta: La trentenne Guia lavora in una prestigiosa rivista internazionale di moda, guida una lussuosa spider, viaggi in jet privato e vive tra Milano e Parigi. Apparentemente ha tutto, o almeno credeva di averlo, fino a quando si ritrova in uno sperduto paesino pugliese – ha ricevuto in eredità da una zia della masseria di famiglia - dove si imbatterà in Renzo, un affascinante contadino che le farà capire che l’unica cosa che le manca veramente è l’amore, naturalmente, quello ‘vero’.
“Tante delle cose che vedete sullo schermo le ho letto sulla sceneggiatura – dice Raoul Bova -, ma altre no, perché Paolo scrive anche girando, con la mdp, le luci, la recitazione e il risultato è proprio quello che vedete al cinema. Seguire le indicazioni di Paolo e della sceneggiatura, mi dava l’effetto sorpresa, la novità della campagna, che è una mia grande passione, per un personaggio che esprime tenerezza e, nonostante l’aspetto duro, nasconde un grande cuore; il rapporto col figlio è intenso, tenero. Renzo è un uomo che sogna, la luna è arrivata sulla masseria e anche lui ci sta”.
“Questi personaggi naturalmente mi vengono così – ribatte Neri Marcorè che è il terzo incomodo, il cugino ‘ritardato’, parte dell’eredità -, e che mi ha voluto dare Paolo, ‘sì, via facciamolo così’, disse. Un personaggio molto tenero, ben scritto, che aveva lo scopo di essere commovente e divertente. Ho lavorato su due canali, sono in Italia da qualche anno e mi trovo molto bene”, ironizza.
Paolo mi ha contattata in fase di scrittura – confessa Sabrina Impacciatore -, ci siamo confrontati sul ruolo, che ho molto ben accolto perché desiderata (anche sessualmente); l’ho amato tantissimo perché è il più romantico del film, una sognatrice pura per cui l’unica realizzazione di sé è l’amore, ma non è personaggio femminile del sud stereotipato, non si vuole sposare ad ogni costo. A lei si contrappone Guia, che è molto disincantata. Mara, invece, vive la ricerca del principe azzurro, e non si accorge del povero Felice che fa di tutto per cercare di sedurla. Con Emilio (Solfrizzi) abbiamo fatto coppia in un altro film, dove mi corteggiava e io gli davo buca. Mi piace giocare sulla commedia anche con tenerezza. E da tempo volevo lavorare con Sergio (Rubini che interpreta il fratello Delfo ndr.), siamo credibili come fratelli”.
“Carola credo sia nata strada facendo – ribatte Giulia Michelini sulla sua parte -, non avevo un’ idea molto chiara, aggiungevo ogni giorno un pezzettino di più, lavorando con Liz e con gli altri attori; è un personaggio poetico che vive un reale che non c’è, è un po’ campata in aria, insegue questo amore un po’ come tutti, e anche se sembra impossibile, in un modo o nell’altro, alla fine diventa realtà un po’ per tutti”.
“Un po’ di tempo per lavorare insieme – dice Paolo Sassanelli, macellaio e agente immobiliare -, essere in una sorta di guanto, la sfida di un personaggio mai fatto che parlassi in pugliese - cosa rara ultimamente, scherza -, tanto che avevo pensato di aprire una scuola di pugliese. Quella del film è una Puglia che fa sognare e dove ci siamo trovati perfettamente rappresentati, dove il bianco e il nero alla fine coincidono. I personaggi di Sergio ed Emilio, ereditano un bar e, il primo resta attaccato alla tradizione perché le piacciono le cose certe e tranquille, l’altro sceglie la modernità che si sta imponendo. Guarda al futuro ma non ha mai il coraggio di andare fino in fondo, infatti, è andato via per sei mesi, però a lui sembrano anni. Intorno a noi, però, c’è la bellezza”.
“Il problema è come il sud viene rappresentato – afferma Rubini -, molto cattivo o molto buono, mai una via di mezzo; non è che i cattivi sono in città e i buoni in provincia. La storia si chiude addirittura a Parigi. Mi piace che non sia una donna a seguire, ma un uomo che lo portato via da lei. Un’immagine trasgressiva del sud non può che fare bene. Il mio personaggio, invece, fa vivere, e ho lavorato per dargi un’umanità, la credibilità nel realismo del contesto. Paolo, non essendo più figlio di Scola, forse, forse ha guardato dall’altra parte dell’oceano per dare un’estetica organica al racconto”.
“Succede spesso che il lato formale venga trascurato – dichiara Pietro Sermonti -, qui è congenito al tipo di racconto. Il mio personaggio è ripugnante, l’ho costruito con Paolo, forse sono più facili da farsi, sono io, per la prima volta in una commedia romantica, una fiaba. Marco è l’aridità umana, non pensa altro che a saccheggiare le persone. E’ la strega, il cattivo, il cialtrone in cui molti si riconoscono”.
“Ci siamo incontrati al festival Los Angeles-Italia, dove trovava per ricevere un premio – precisa sulla canzone inedita per il film -, De Gregori per me è un mito, solo l’idea era emozionante, far parte degli ultimi miti che abbiamo, Sordi, Totti, forse, nella musica Vasco e lui De Gregori. Non ha mai fatto una canzone appositamente per un film (La donna cannone, era stata usata ma scritta ed edita prima ndr.). E’ restio a farne, mi ha detto di fargli leggere la sceneggiatura, poi è stato lui ha propormela, e ne sono molto felice, perché la musica per me è fondamentale. E tento sempre di coinvolgere cantautori e musicisti, per ‘Immaturi’ è stato Alex Britti, secondo me il pezzo musicale del film continua ad andare e ne prolunga la vita”.
“Per me la campagna è stata un grande passaggio umano alla ricerca della natura – confessa Bova -, sono un amante degli alberi, e per me è importante avere uno spazio fuori Roma in mezzo agli alberi. Ho una piccola fattoria dove sta mio papà, che gestisce galline e animali vari da parecchio, e io mi esercito. Quando ho avuto questo ruolo ho capito che ero avvantaggiato, mi piace anche alzarmi presto, andare a prendere le uova, stare con gli asinelli. Mi piace molto, mi emoziona, non c’è bisogno di parlare. Vivi delle belle emozioni guardando come crescono gli ortaggi, le verdure che, magari hanno lo stesso sapore, ma sono molto più buone e sane. Il rapporto con mio ‘figlio’?, Difficile perche i ragazzi sono molto più bravi di noi attori e colleghi, non ci si può paragonare, bisogna farsi portare dal loro talento innato, lui ce l’ha e spero per molto tempo”.
“E’ stato papà fantastico – dice l’undicenne Simone Dell’Anna che è Tony -, lo dovevo accompagnare in questo viaggio e il mio personaggio riusciva davvero ad aiutarlo, come una spalla, io mi sono trovato bene, sostenuto e aiutato da tutti che mi hanno dato consigli”.
“La storia strana dal telefilm nasce proprio dalla Pepito e Saccà – ammette Genovese -, che hanno deciso di farmi leggere la storia francese tra città e campagna, ma l’originale è un mélo che non è nelle mie corde, resta il confronto città-campagna, il corto circuito, con gli sceneggiatori (Gualtiero Rosella e Pietro Calderoni), abbiamo scritto questa storia partendo dall’idea del conflitto per poi raccontare una storia che non ha nessun legame col telefilm francese”.
“Per me è una sfida importantissima – dice la Solari -, la protagonista di un film in un’altra lingua, il ruolo mi è piaciuto, e subiva una continua trasformazione; ricco perché c’è un cambiamento, un prima e un dopo. Il personaggio di Guia è freddo, logico, razionale, vive un mondo di moda fama soldi, non superficiale, ma il passato è chiuso per lei; si riapre quando torna in Puglia per vendere la masseria. Mi piace perché è un ruolo femminile forte, una donna oggi, sembra che abbia tutto e, ovviamente, scopre invece di no, non sa cos’è il vero amore. Dovevo emozionare col personaggio, Neri insegna e mi fa capire. Mio padre è allenatore e i mio fratelli calciatori, mio zio è ‘l’Indio’ Solari, un fratello ha giocato nell’Inter e nel Real Madrid, l’altro in Giappone e Israel”.
“Il mio personaggio è portatore di una certa saggezza – afferma Rubini -, grazie all’incontro ravvicinato con Carola – che ha una storia che non voleva raccontare – è come se si sbloccassero. A proposito di Sabrina devo dire che è molto sexy, un’attrice eccezionale”.
c“Devo fare un ringraziamento al cast perché sono stato molto fortunato – conclude Genovese -, al di là dei protagonisti, perché per me i ruoli minori non esistono, tanto più bisogna essere responsabile e dargli indietro qualcosa. Un cast eccezionale, per me sono tutti protagonisti, hanno dato vita al personaggio che avevo in testa dandomi di più, ricordi di enormi capacità recitative. La scena in cui Sergio lava per terra sono rimasto incantato dall’azione, era concentrato sull’azione e recitava con credibilità; le lacrime di Giulia, quando cancella il nome del fidanzato, sono vere; Pietro (Sermonti) ha fatto molti fuori ciak, divertenti, le sue battute di più. Nella Masseria stessa dove Sabrina improvvisava in pugliese; Raoul e Liz nelle scene d’affetto e d’amore mi hanno dato sguardi credibili. Neri, che dire, sarebbe potuto venir fuori tutto una macchietta, invece, fin dall’inizio ha lavorato sul dialetto; Emilio ha rischiato perché poteva andare sopra le righe. In realtà è una storia d’amore emozionante e credibile”.
Nel numeroso cast anche Nino Frassica (Oderzo), Dino Abbrescia (notaio De Santis), Rolando Ravello (Don Carlo), Isabella Briganti (Anita), Mia Benedetta (Bernadette)e un cameo di Maurizio Mattioli.
José de Arcangelo
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