lunedì 6 aprile 2015

Con Maurizio Battista torna sul grande schermo la popolare commedia romanesca, aggiornata e corretta, quasi malinconica in "Uno, anzi due" con un grande cast di caratteristi di lusso

Una commedia ‘romanesca’ come quelle di trent’anni fa, più malinconica che comica, gradevole e dolce-amara come la
cruda realtà, per Maurizio Battista per la prima volta protagonista assoluto, diretto da Francesco Pavolini, al suo debutto sul grande schermo dopo una lunga gavetta, sul piccolo (da “La squadra” 5 e 6 ai “Cesaroni” passando per “Tutti pazzi per amore 3”), e assecondato da una schiera di bravi caratteristi, tra inediti e sorprese. Da un suo soggetto elaborato con Riccardo Graziosi, Paolo Logli e Alessandro Pondi, a cui si è aggiunto, in fase di sceneggiatura, Stefano Voltaggio. Un piacevole spettacolo con un cast bello e affiatato.
In piedi sul parapetto di Ponte Milvio, Maurizio (Battista) minaccia di farla finita. Ed è costretto a racconare al pubblico di passanti curiosi il tragicomico percorso che l’ha portato fin lì. Tutto ebbe inizio con la morte del padre Nando (Davoli) per cui si è trovato subissato dai debiti e da terribili sorprese: la casa di famiglia è in affitto e il bar di famiglia è ipotecato. E nemmeno la sorella Suellen (Pandolfi) era a conoscenza. La soluzione vendere il bar, ma i soldi non bastano che per coprire debiti e spese del funerale. Comunque, Maurizio non svela a moglie e figlio la loro vera situazioni e loro si sentono autorizzati ad organizzare un matrimonio in grande stile…
“Sono di Roma, ma ormai la commedia è soprattutto dedicata ad attori che parlano milanese – esordisce Battista alla presentazione, ovviamente romana -, noi siamo confinati qua, ho cercato di fare questo viaggio con persone che stimo, e ho rovinato persino la carriera di Silvan (fa il prete ndr.), chi tira la palla piega”. “Battista i suoi matrimoni li racconta nello spettacolo – ribatte Paola Tiziana Cruciani, che nel film è la moglie Luana, con lui anche a teatro -, lavorare con lui è piacevolissimo anche durante le riprese, c’è un’intesa fantastica col ragazzone, bell’atmosfera romana. Ho fatto una scoperta piacevole ho visto una Pandolfi comica, faceva ridere anche fuori dal set”.
“Poi il piacere di lavorare con attori non sempre usati nella commedia – continua la Cruciani -, nel passato sono stati scoperti attori seri che poi nelle commedie erano delle bombe, c’è un caso anche quel gran fico di Ninetto Davoli, e il Richard Gere di Cinecittà. Chi? Maurizio”. “Ero curioso perché mi ha detto ‘ti piacerebbe fare una parte nel mio filmetto – confessa Ninetto Davoli -, e si trattava di lavorare con attori con registi ed attori di un certo peso che facevano un po’ ridere. Io ho fatto un certo tipo di cinema poi fate come volete voi. Ma io che devo fare, chiesi, perché ho fatto dei ruoli per Pasolini, Dafoe e Ferrara, dopo Maurizio mi ha detto ‘dovresti fare mio padre, anche se mi pare mi’ nonna’. Si può fare tutto come in teatro, conta il fatto che ci siamo divertiti, quello che conta nel cinema è la storia. Fare questo film, ma guarda la miseria – scherza - da Willem Dafoe a Battista, l’importante è che ci sia riuscito bene. Speriamo che funzioni”.
Silvan si è piazzato in ultima fila e, segnalato ai giornalisti, dice: “Speravo che qualcuno venisse e mi chiedesse di andare in prima fila, perché da qui mi sono gustato la visione di un film straordinario; del rapporto tra me e Maurizio sono felicissimo, del film quasi onorato di farne parte, è stato un atto di grande stima verso Maurizio con cui ho appena terminato 13 serate in compagnia delle 1.800 persone che hanno assistito, c’era la partecipazione di Silvan sul concerto 21 di Mozart, e le due cose si completano a vicenda, con alla fine un siparietto, un pochino di arte magica che risale ai tempi dei faraon. Sono felice per questo ruolo abbastanza simpatico (il prete), e come si vede sorrido sempre, e non faccio un sorriso solo al funerale”. “Un terreno forte dove far pascolare la mia Suellen – ribatte Claudia Pandolfi, ‘la sorella’ -, finalmente un ruolo sopra le righe buffo esagerato, è un’occasione rara, tant’è che gli ho detto ‘detta te è un gran piacere’, perché ti offrono sempre gli stessi ruoli, c’è una pigrizia di intenti. Qui ho potuto attingere un carattere completamente diverso, molto nelle mie corde, un disastro, una bella e gratificante esperienza. Ringraziare questo ragazzo, Pavolini, un regista che ti permette di lavorare con grande disponibilità e libertà”.
“Ti fanno partorire il ruolo di madre addolorata per 30 anni! - afferma la Cruciani – E’ abbastanza facile lavorare con questi personaggi, cercando di portarli nella storia, c’è stata collaborazione di tutti (troupe sceneggiatori attori), ci hanno aiutato fino all’ultimo, un bel clima professionale, anche scherzoso e divertente”. “Battista è l’artista che conoscevamo dal teatro – dichiara il produttore, col fratello Marco, Guido De Angelis -, il suo modo di approccio al film ci è piaciuto, l’abbiamo conosciuto, è una persona vera, esprime quello che c’ha in cuore, altri di solito ti dicono il contrario. Abbiamo altri progetti, stiamo pensando ad un altro film, e si è portato dietro un grande cast”. “Con i De Angelis ho fatto circa 23 film negli anni ’90 – racconta Ernesto Maieux che è Maimone -, poi per dieci anni non ci siamo più visti, un film ogni dieci anni? Sono dei produttori seri e di Maurizio non conoscevo la bella persona che c’è dietro, questo comico mi piaceva in tivù, finalmente comico sempre cattivo mafioso pederasta, sempre un sozzone sono ma mi diverto. “Stefania è una ragazza dolce – confessa Veronica Corsi -, non così aggressiva, devo ringraziare molto Emanuele (Propizio che è Valerio ndr.), un compagno con cui mi sono trovata bene, il regista mi ha messo a mio agio e Maurizio mi ha presa. Bella anche l’atmosfera che si crea sul set, tutto per far ridere”.
“Con Ninetto non avevamo mai lavorato insieme ed è stato un felice incontro – riprende Battista -, con Paola ed Emanuele siamo amici di vecchia data, l’amico Paolino (del Corsaro Nero) fa sempre lo strozzino, il macellaro, qui il ristoratore, la cosa bella è che ci divertivamo sul set e ‘magnamavo’ pure”. “Con Paola la scena è regalata – conclude a proposito di affiatamento e improvvisazione -, quella polenta non c’era scritta in sceneggiatura, c’è tanto scritto e tanto inventato, come quella della cinquina. E durante le prove scherzavamo e Francesco non ci ha mai ostacolato, il copione era di venti pagine, una bella sceneggiatura”. “Sono cose che ti vengono li – chiude Davoli -, c’era un bella sceneggiatura, mi era piaciuta molto e abbiamo contribuito anche noi con delle piccole cose”. Nel cast anche Nadia Rinaldi, Rocco Barbaro, Orfeo Orlando, Riccardo Graziosi, Stefano Ambrogi, Giuseppe Laudisa e Giorgio Gobbi. Il film esce nei cinema il 9 aprile distribuito da e Universal e The Space Movies, in team e con 200 copie. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5)

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