mercoledì 8 aprile 2015

"Se Dio vuole" la commedia italiana è tornata. Un piacevole film di Eduardo Falcone per la nuova, strana, coppia Alessandro Gassmann-Marco Giallini arriva sullo schermo

Una commedia finalmente imprevedibile, in quanto a storia e personaggi, scritta (con Marco Martani) e diretta da Eduardo Falcone, con una lunga gavetta di sceneggiatore alle spalle, appunto, e su misura per la coppia protagonista Alessandro Gassman-Marco Giallini.
“L’idea era già nata così – esordisce Falcone alla presentazione stampa - ma volevo tentare un approfondimento in commedia divertente e dissacrante della realtà che ci circonda; la virata finale è voluta”. “Quando l’ha raccontata a me e a Mario Gianani – dice il co-produttore Lorenzo Mieli -, ci è sembrato un progetto molto convincente, e sul set è stato una vera sorpresa perché visto che lui studiato come attore faceva tutte le parti, e abbiamo potuto visualizzarlo mentre scrivevano le battute, riusciva a toccare delle corde che fossero sulla commedia ma anche un tono interessante, e non banalizzare mai l’argomento”. “Il tema della fede mi interessa personalmente – riprende il regista - mi piace parlare di qualcosa che mi interessa, soprattutto sulla spiritualità in generale, far ridere e tentare qualcos’altro. E ho lavorato con attori che ammiro e ringrazio tutti quanti”.
“‘Molta scienza e poca coscienza’, così si potrebbe definire il mio personaggio – afferma Giallini -. Uno molto razionale attaccato a quello che succede. Infatti, quando, dopo l’intervento, la donna gli dice: ‘è stato un miracolo,’ lui ribatte ‘i miracoli non esistono, io sono stato bravo, tutto qui’”. “Il mio è un prete che mi piace, terreno – ribatte Gassman -, uno che si sporca le mani, ha una fede certa, io invece no. E’ un uomo che mi piace, la micia che scatena la risoluzione della famiglia, e grazie a me recupera quello che aveva perso”. “E’ una donna che ha un po’ deposto le armi – afferma Laura Morante che è Carla, moglie di Tommaso/Giallini -, si capisce che è stata donna piena di passione e ideali, che però ha messo da parte, si è accomodata in questa vita borghese, ma è molto innamorata di questo marito, insicura, felice di un’infelicità latente. La confessione del figlio, confidando nell’apertura ai genitori, di volersi fare prete, provoca una specie perestrojka, la prima che viene toccata è proprio lei perché si rende conto delle sue rinunce, e vuole recuperare il proprio passato. Mettendosi alla testa del movimento studentesco, recupera la giovinezza perduta”.
“Sulla carta, Bianca l’ho visto come un ruolo troppo drammatico – dichiara Ilaria Spada – ma lui mi ricordava che era una commedia. Lei, grazie a questa notizia del fratello, coglie al volo l’occasione di fare il tentativo di una ricerca personale, anche se fa delle scelte abbastanza improvabili”. “Andrea è il figlio in questione – dice Enrico Oetiker che lo interpreta -, un ragazzo molto sensibile, aperto, la sua scelta viene travisata come omosessualità, mentre il padre preferisce per lui la carriera. Si rende conto di quello che succede e sente una voce fuori dal cuore che sarà la causa scatenante di scontri-incontri”. “Su Gianni siamo partiti dalla parte del ritardato – scherza Edoardo Pesce, marito di Bianca e cognato di Andrea - quella che mi viene più naturale, poi ci siamo mossi verso il personaggio vero e proprio”. “Purtroppo c’è ancora chi dice “meglio gay che prete” - riprende Giallini – ma ognuno fa le proprie scelte, una non è una scelta l’altra sì. Io ho due figli maschi, uno gay uno prete? Non si sa mai, ma il primo se la passerebbe male, soffrirebbe solo lui. Per Gassman andrebbero bene tutti e due, mi dispiace perché i gay hanno più difficoltà di un ragazzo o di una ragazza eterosessuali”.
“Proprio per questo ci sembrava scontata – aggiunge l’autore – e ci siamo entusiasmati a mischiare le carte. E come abbiamo scoperto che Alessandro Gassmann non ha mai interpretato prima uno che parla dialetto romano glielo abbiamo chiesto noi”. “La prima volta che recito in dialetto – ribatte Gassmann -, Don Pietro parla romano non in lingua, ed è giusto per chi nasce e cresce in una città come questa, mi alterno con Giallini e con lui mi viene di parlare romano. E’ un’occasione di cominciare la carriera di attore dialettale, hai visto mai. Mi piacerebbe fossero molti di più quelli come lui, sono in missione in Giordania, in Siria (è ambasciatore dell’Unchr, Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ndr.) e ci sono 80mila persone che vi lavorano, e tra loro ci sono preti che più di predicare fanno, è la cosa migliore che si possa fare, tanto di cappello a loro e a chi fa quel lavoro”. “E’ un sincero apprezzamento, non è ironica – dichiara Marco Martani sul cantante preferito di Bianca nel film -, è il desiderio represso della figlia, di non potersi mostrare così com’è, tant’è che in un momento climatico dice di amare Gigi D’Alessio, è la descrizione perfetta del personaggio”.
“Adoro De Gregori e De Andrè – ribatte il regista -, recupero D’Alessio in questa chiave, accettare il diverso, anche chi sente Gigi, partendo di questo percorso di maturazione, e l’accettazione dei gusti della figlia” “Un omaggio – ribattono da Wildside - perché noi paghiamo”, riferendosi ai diritti d’autore. “La camminata e il resto mi viene normale – chiosa Giallini all’accenno dal dottor Terzilli di Sordi -, avendo visto migliaia di volte i vecchi film, col bagaglio di chi è cresciuto guardando i colleghi più grandi, dopo mi è venuto un medico uguale a chi mi ha operato, un grande ortopedico, un luminare del bacino, con tutti questi medici intorno che neanche li guardava, esistono tipi così. Io ho un figlio adolescente da tenere a freno, la compagna quando la conosci? Tommaso non conosce nessuno, fondamentalmente come si fa a conoscere qualcuno fino in fondo, questo è talmente preso dalla professione. Pensando a un personaggio come lui, negli ultimi dieci anni, non mi viene in mente nessuno. Nella maggior parte dei casi, conosciamo di più chi abbiamo vicino”. “Pietro Pellegrini (il personaggio interpretato da Gassmann ndr.) è lo stesso nome del prete di “Roma città aperta” – chiarisce Falcone -, ora sto scrivendo con Martani il nuovo film di Frizzi. Vorrei andare avanti così con questo film, il regista non sono io, quando giro mi dissocio, è come se fossi un'altra persona”.
“Ho un sedicenne che vive in casa e mi sopporta e sopporta la madre – aggiunge Gassmann -, ma non ho capito con chi abbiamo a che fare, mio figlio ogni tanto mi stupisce, si presenta con un megacartellone in casa e mi fa capire che devo andare da un'altra parte. Ho fatto ‘I nostri ragazzi’ che mette in risalto quanto sia necessario conoscerli, oppure far più di quanto facciamo”. “Io a scuola non ci andavo mi venivano a prendere – ribatte Giallini. Ero bravo solo in italiano”. “Io da giovane suonavo la chitarra”, aggiunge l’autore”- E la Morante: “Io ero molto giovane nel ’68, facevo le medie, ho partecipato a tante manifestazioni di protesta negli anni successivi (‘70/’80 ndr), ma non mi piaceva urlare gli slogan, sono sempre stata un po’ individualista, tanto che quando mi nominarono presidente del collettivo, ma sbagliai e feci leggere alla ‘professoressa’, loro si annoiavano e così rinunciai alla terza volta”.
“Ho frequentato molte scuole – chiosa Giallini - mi cacciavano perché eravamo estrema sinistra, oppure estrema destra, poi mi sono spostato sulla sponda sinistra, ma ho un ricordo repellente”. “Ero rappresentante classe – dichiara la Spada -, a Latina, una bellissima occasione per fare sega, ci riunivamo, avevamo un preside straordinario, una library pazzesca con film strepitosi, organizzavamo proiezioni insieme, soprattutto sul neorealismo, la nostra scuola aveva come specializzazione il cinema e, quindi, abbiamo potuto tutti vedere queste cose”. “Ero troppo occupato a non fare – confessa Oetiker -, piuttosto che portare un ideale, ho partecipato a tutti i vari collettivi ma era solo un pretesto per perdere qualche ora”. “Ho fatto le medie e le elementari in periferia con le suore – chiude Pesce -, poi le superiori al Mamiani, a viale Milizie negli anni ’90”.
Nel cast anche Carlo De Ruggieri (Pizzuti), Giuseppina Cervizzi (Rosa),Alex Cendron (Fratta), Silvia Munguia (Xenia) e con l’amichevole partecipazione di Anna Foglietta. Il film fa parte dell’iniziativa ‘Adotta un film’, un “seme del giardino del cinema – concludono i produttori -, in particolare italiano, per poter dare un grande supporto alla categoria perché se conta l’allenatore, il regista, conta moltissimo la squadra, gli attori. Per film di questo tipo, il luogo elettivo sono i grandi circuiti, promuoverlo bene al pubblico per fare attecchire questo nuovo seme, sono felice che 01 e Rai Cinema promuova questo tipo di iniziativa. Una certezza in più con l’adozione, perché sa selezionare molto bene i loro bambini”. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale dal 9 aprile distribuito da O1 in 350 copie circa

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