giovedì 9 luglio 2015

"Terminator: Genisys" di Alan Taylor, avanti e indietro nel tempo con tanta azione e poche idee. Ma il gioco tecnologico funziona

Tra rifacimenti, seguiti, prequel e rivisitazioni – segno che le vere e buone idee scarseggiano - non poteva certo mancare il quinto capitolo della saga creata, inaugurata e, in un certo senso, conclusa col secondo “Terminator - Il giorno del giudizio” -, dal visionario autore/regista/produttore James Cameron. Comunque questo ‘nuovo’ “Terminator - Genisys” non
aggiunge molto alla saga in quanto a storia (sostanza) perché in realtà non fa altro che citare, recuperare e/o riciclare i precedenti (l’arrivo nell’84 del Terminator-Schwarzenegger è lo stesso) in un continuo andirivieni temporale per cambiare ancora una volta il passato (la Storia) per evitare l’apocalisse, ovvero la fine dell’umanità per mano (tecnologica e armata) degli androidi, ovvero dalla Skynet.
E, purtroppo, nemmeno i personaggi di Sarah Connor (la minuta Emilia Clarke), Kyle Reese (Jai Courtney) e John Connor (Jason Clarke) hanno lo spessore e la forza dei precedenti, tanto meno il fisico del ruolo, lei troppo fragile e minuta, lui apparentemente troppo muscoloso rispetto all’originale, ed è Connor, forse, ad avere la meglio sui due in quanto ad ambiguità e menzogne.
Infatti, il film può funzionare per chi non ha visto i primi due capitoli originali, anche perché Alan Taylor ha un sicuro mestiere e lo dimostra (come già in “Thor - The Dark World”) costruendo un mix di fantascienza e azione, scorrevole e mai noioso. Infatti, è la sceneggiatura (di Laeta Kalogridis e Patrick Lussier) ad essere pretestuosa e, tentando la via della complessità apparente, in realtà cerca di nascondere una povertà di idee originali, tanto da ‘rifugiarsi’ soprattutto in un passato da rivivere e rivedere.
Infatti, quando John Connor (Clarke), capo della Resistenza, rispedisce nell’84 il sergente Reese un evento inaspettato spezza la linea temporale cambiando l’ordine delle cose. Però anche lo stesso, vecchio ma ancora in forze visto che non è umano - Terminator riserva una sorpresa, tant’e che lotta addirittura con se stesso per trasformarsi nel ‘buono del film’. Quindi, un gradevole spettacolo per chi ignora l’originale, mentre per gli altri resta la buona resa tecnica – incluso il 3D – e l’autoironia che l’immarcescibile Schwarzy ha scoperto al suo rientro sul grande schermo, dopo la pausa in politico-amministrativa.
Nel cast anche J.K. Simmons (O’Brien), reduce del premio Oscar (per l’attore non protagonista di “Whiplash”); Courtney B. Vance (Miles Dyson), Byun-hun Lee (poliziotto/T 1000), Matthew Smith (Alex), Dayo Okeniyi (Danny Dyson), Michael Gladis (Lt. Matias), Wayne Bastrup (O’Brien giovane), Gregory Alan Williams (detective Harding) e Sandrine Holt (detective Cheung), lanciata da “Rapa Nui” e già “Poca Hontas” versione in carne e ossa. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 9 luglio distribuito da Universal Pictures International Italy

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