giovedì 17 settembre 2015

La nuova versione di "Via dalla pazza folla" del danese Thomas Vinterberg conquista soprattutto per l'ottima cornice e la buona fattura

Approda nei cinema italiani una nuova trasposizione del grande romanzo “Via dalla pazza folla” dello scrittore inglese Thomas Hardy, stavolta diretta dal danese Thomas Vinterberg (da “Festen” a “Il sospetto”) per un’intensa Carey Mulligan che però non ha le fisique du role né il fascino della protagonista del libro né della versione cinematografica firmata John Schlesinger (1967), la mitica Julie Christie, nonostante sia assecondata anche oggi da tre bravi interpreti come il belga
Matthias Schoenaerts (“Un sapore di ruggine e ossa”), e i britannici Michael Sheen (da “Le crociate” a “Midnight in Paris” passando per “Frost/Nixon”) e Tom Sturridge (da “I Love Radio Rock” a “On the Road”), nei ruoli che furono rispettivamente di Alan Bates, Peter Finch e Terence Stamp. E pensare che allora la pellicola fu sottovalutata, probabilmente perché era uno dei primi film ad allontanarsi dall’impegnato Free Cinema inglese per tornare alla tradizionale riduzione letteraria.
Ma in confronto col precedente, questo aggiornamento di “Via dalla pazza folla” resta un’elegante versione, tecnicamente ineccepibile, a cui l’autore danese dona la giusta atmosfera romantica del più classico mélo, ma purtroppo non l’anima né le emozioni, sebbene l’affiatamento tra la Mulligan e Schoenaerts funzioni a dovere, ma lei – così minuta e dalla bellezza non dirompente - non risulta credibile nel ruolo di una donna tanto forte quanto ribelle, eroina dell’emancipazione femminile ante litteram, di cui si invaghiscono (quasi) tutti.
Nell’Inghilterra vittoriana del 1870, una ragazza ricca e indipendente, Bathsheba Everdene, erede di un potente fattore, si ritrova padrona di tutto all’improvviso e costretta a scegliere, anzi è contesa da tre pretendenti completamente diversi: lo sfortunato pastore Gabriel Oak (Schoenaerts), lo sfrontato e deluso sergente Frank Roy (Sturridge) e il ricco e maturo scapolo William Boldwood (Sheen). Ma sarà il destino a decidere per lei, dopo una lunga serie di peripezie e tragici incidenti di percorso.
Riassumere un romanzo di Hardy non è mai stato facile – persino la “Tess” di Polanski divise critica e pubblico -, ma qui lo sceneggiatore David Nicholls (dalla televisione a “One Day” e “Grandi speranze”) sembra non aver ‘tagliato’ giusto, probabilmente nel tentativo di restare entro le due ore standard dell’attuale proiezione (la precedente versione, anch’essa ridotta, ne durava ben 169’) ed è soprattutto nel finale che si sente la fretta delle forbici.
Certo, chi non ha visto ne è stato folgorato dalla precedente trasposizione, e privilegia le riduzioni letterarie probabilmente verrà conquistato dalle belle immagini (firmate Charlotte Bruus Christensen) e dai paesaggi del Dorset, messi in risalto dalla colonna sonora di Craig Armstrong. Ottime anche le scenografie di Niamh Colter e Kave Quinn, e i costumi di Janet Patterson, probabilmente tra le nomination ai futuri premi Oscar.
Nel cast anche Juno Temple (Fanny Robin), Hilton McRae (Jacob Smallbury), Jarnie Lee-Hill (Laban Tall), Bradley Hall (Joseph Poorgrass), Emma Stapleforth (Susan Tall), Chris Gallarus (Billy Smallbury) e Jessica Bardem (Liddy). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 17 settembre distribuito da 20th Century Fox Italia

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