giovedì 17 settembre 2015

"Green Inferno" di Eli Roth, un rifacimento-omaggio a "Cannibal Holocaust" di Ruggero Deodato con tante citazioni ancora shock

Arrivano due anni dopo la presentazione - fuori concorso – al Festival Internazionale del Film di Roma, le disturbanti ossessioni di Eli Roth, regista di “Hostel”, sceneggiatore e amico di Quentin Tarantino, che con "Green Inferno" fa rinascere il cannibal-movie all’italiana, da Ruggero Deodato a Umberto Lenzi, passando per Joe D’Amato e gli imitatori dei generi.
Il regista americano – che in pochi anni ha riportato in primo piano, rinnovandolo, il genere splatter con "Cabin Fever" e i due episodi shock di "Hostel", guadagnandosi, appunto, l’ammirazione di colleghi come Tarantino stesso e Robert Rodriguez – illustra con lusso di particolari truculenti le vicende di un gruppo di amici ambientalisti precipitati col loro velivolo nella giungla amazzonica peruviana. Inizia così l’orribile incubo, una disperata lotta per la sopravvivenza nel tentativo di evitare di essere divorati vivi dai feroci cannibali.
Una sorta di rifacimento/omaggio oltre trent’anni dopo del cult “Cannibal Holocaust” di Ruggero Deodato con tante citazioni di tutti gli altri prodotti del filone (da “Mangiati vivi” e “Cannibal Ferox”, entrambi di Umberto Lenzi, ad “Antropophagus”) che fece scalpore per crudeltà ed efferatezza negli anni Ottanta, tanto che il film di Deodato finì sequestrato qualche giorno dopo la prima uscita per riapparire tempo dopo in versioni censurata, cioè mutilata proprio come i protagonisti del suo horror pseudo ecologico, e che accennava al filone documentaristico mercenario dei vari ‘mondi’ (cane e gatto che siano) anni Sessanta di Jacopetti e colleghi, dato che i protagonisti erano quattro giovani cinici reporter sciacalli americani, e la sua vicenda era dettagliatamente raccontata dal film nel film(ino) ritrovato, esso sì unico sopravvissuto.
Per lo spunto della trama Roth, invece, si riallaccia in parte, a quelli di Lenzi, perché nel primo la protagonista era una giovanissima antropologa mentre nel secondo era una giovane alla ricerca della sorella studentessa scomparsa nella giungla, e infatti in questa nuova ‘rivisitazione’ il tentativo è quello di mettere in discussione certo ‘attivismo da fannulloni’, cioè le tante finte, paternalistiche e controproducenti campagne/missioni di solidarietà per chi non la chiede né la vuole.
Comunque, “Green Inferno” aggiorna e rinfresca le torture, le orribili sevizie, i particolari macabri e i dettagli sanguinolenti, che possono provocare ribrezzo e disgusto a chi è debole di stomaco, anche quando non sempre sono fine a se stessi. In realtà, non c’è molto di nuovo perché l’horror realistico si rivela un omaggio all’insegna dell’imitazione, con sequenze in carta carbone, a volte troppo sorprendenti e perfette (vedi l’incidente aereo iniziale) per passare per finto snuff movie o casuale ‘diario’ di viaggio (all’inferno), mentre gli attori, volutamente semisconosciuti come i predecessori, non sono altrettanto credibili, però l’approssimazione cultural-geografico-antropologica è sì degna dei suoi protagonisti, ieri come oggi.
Gli appassionati del genere, soprattutto giovani che non hanno seguito né conoscono il precedente filone shock, forse ne resteranno sorpresi e conquistati dall’efferata violenza, ma non credo rimangano impresse nella loro mente sequenze, come a noi hanno fatto i vecchi film, low budget – sempre girati nei paesi sudamericani che incrociano le frontiere con la giungla amazzonica – ma da enorme successo al botteghino, non solo in Italia.
Nel cast del film - scritto dal regista con Guillermo Amodeo e Nicolàs Lopez -, Lorenza Izzo (Justine), Ariel Levy (Alejandro), Aaron Burns (Jonah), Kirby Bliss Blanton (Amy), Magda Apanowicz (Samantha), Ignacia Allamand (Kara), Daryl Sabara (Lars), ex bambino prodigio ora attivissimo in tivù; Nicolàs Martinez (Daniel), Sky Ferreira (Kaycee), Eusebio Arenas (Scott), Richard Burgi (Charles), da “Sentinel” a “Hostel”; Matias Lopez (Carlos), Ramon Llao (cacciatore di teste calvo), Antonieta Pari (la vecchia), John Mark Allan (Dean) e Paul Norris (detective). José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 17 settembre distribuito da Koch Media - Midnight Factory

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