mercoledì 16 settembre 2015

"Tutte lo vogliono" di Alessio Maria Federici, una commedia degli equivoci a proposito del sesso per la coppia Brignano-Incontrada

Una commedia degli equivoci che prende spunto da una frase di “Harry ti presento Sally”, quando in un bar lei dice a lui: “Tutti gli uomini giurano che a loro non è successo mai e tutte le donne prima o poi hanno finto… tira le somme”.
Da un soggetto di Alessandra Di Pietro, Valentina Gaddi e Maria Teresa Venditti e da loro sceneggiato con il regista Alessio Maria Federici, Mario Ruggeri e Michela Andreozzi, ecco la nuova commedia per Enrico Brignano in coppia con Vanessa Incontrada, contesa da Giulio Berruti, in “Tutte lo vogliono”.
Chiara (Incontrada) ha una professione con un nome attraente, anche se inquietante: fa la ‘food designer’, cioè prepara cibo bello da guardare ovviamente per gente benestante, in società con una madre terribilmente snob e vagamente ingombrante. Orazio (Brignano), invece, ha un mestiere con un nome decisamente meno attraente, ma più rassicurante: fa lo sciampista per cani e ha a che fare con altri animali domestici, lavora per un maghrebino appassionato di telenovelas, posta dei video su Youtube e ama il buon cibo da mangiare. La sua ultima, fallimentare, relazione risale a quattro anni prima e da allora preferisce la compagnia degli animali a quella delle donne.
Dopo anni, Chiara ha ritrovato Raffaello (Berruti), un vecchio amico dei tempi del liceo, bello e impossibile, primo amore dell’adolescenza. Bello come sempre e certamente meno impossibile di allora. Potrebbe avere quello che ha sempre desiderato, potrebbe essere l’uomo giusto al momento giusto, ma allora perché mai l’incontro con Orazio rischia di cambiare la sua vita? Prima perché lo scambia per un Gps (generoso partner sessuale) poi perché lei come tante donne ha un intimo segreto nascosto da cui liberarsi… per sempre.
“Il 44% delle donne italiane finge l’orgasmo – esordisce il regista, già autore dei riusciti “Fratelli unici” e “Stai lontana da me” – ma non si vuol vedere il problema e una buona parte maschile ovviamente ne è responsabile. E’ un problema di coppia su cui il maschio spesso afferma ‘a me non è mai capitato’, ed è anche un problema serio visto che nel mondo gran parte dei paesi islamici vieta l’orgasmo femminile e impone l’infibulazione. A noi il compito di ironizzare su entrambe le parti e su chi lo risolve o meno. Quando ci è arrivata la proposta, gli animali erano già parte della storia, e questo gioco fa scattare una certa alchimia”.
“Per anni ho sognato di fare l’uomo oggetto – ribatte Brignano -, invece mi sono dovuto accontentare di farle ridere, di avere la battuta pronta, ero quello che sollazzava le donne, divertente sì, ma poi se ne andavano con qualcun altro, magari con quello problematico che faceva scattare in loro la sindrome della crocerossina. Nel migliore dei casi a me restava quella bassina, grossa coi baffi o il neo col pelo, ma simpatica. Da una botta e via, o meglio da una botta in testa, una sorta di lavatrice”. “Un argomento delicato che non dovrebbe esser tabù – aggiunge la Incontrada -, nel film Chiara si innamora senza volerlo. Se dimentichiamo tutto, alla fine l’orgasmo si raggiunge”. Poi racconta che, dato che nel film dovevano fingere, il regista incitava Berruti di urlarle qualcosa, e lui gridò “Bella cavallona mia!”
“Bisogna lasciarsi andare – afferma Berruti -, riconoscersi nelle persone, non è necessario dimostrare quello che non siamo. E anche Chiara non deve far altro che lasciarsi andare”. “Lo scimpanzé è francese – confessa Federica Lucisano, produttrice col padre Fulvio e Rai Cinema – ed è l’unico capace di stare in macchina accanto al guidatore. Enrico ha affrontato dei problemi legati agli animali, ma danno un tocco di originalità e tenerezza alla storia”. “Ne abbiamo sentito l’esigenza – dichiara il regista -, l’idea degli animali per avere qualcosa di fisico durante il viaggio (la storia viene raccontata in flashback da Brignano allo scimpanzé, appunto ndr.). All’inizio c’era un viaggio al mare, lontano dal tram tram quotidiano, ma ci è sembrato più adatto farlo in montagna”.
“E’ stato veramente difficile lavorare col porcellino – chiosa Brignano a suon di battute – che era un vietnamita di 300 kg e per avere un suo primo piano, abbiamo dovuto convincerlo a girarsi con della pizza bianca, perché non era facile spostarlo (nella scena in cui è sul letto ndr.), anche perché non sapevo che il maiale dopo un po’ suda e lui più di quelli italiani. L’altro porcellino, a Via Margutta, non voleva camminare, magari per le buche, e diceva in questo porcile non vengo più, voleva parlare con Gassman o col sindaco. Con lo scimpanzé francese non è stato tanto difficile solo che faceva quello che voleva, mi baciava, gridava ed a un certo punto se l’è fatta letteralmente addosso, mentre io rischiavo di andar giù di sotto”. La cosa più ridicola che ho fatto per amore?
“Una volta, all’aeroporto di Sharm el Sheikh – confessa -, arrivava mia moglie, e volevo farle uno scherzo, farmi trovare vestito da arabo, col turbante, e ne ho comprato uno tipico al mercatino dei souvenir. Invece, avendo la pelle scura, quando ero lì ho scoperto che vestivano così solo gli integralisti e, appena montato sulla navetta, ho dovuto chiarire subito ‘sono romano de Roma, anzi della Lazio’, e mi hanno fatto passare, all’epoca almeno mi hanno graziato”.
“Anch’io cinque anni fa – narra Berruti -, non mi sono ricordato che quando si fa un invito a cena non bisogna mai mangiare le verdure, tant’è che io le sorridevo pensando sono fichissimo, invece sui denti…” “Invece io, quando ero adolescente – dice il regista -, ho preparato una festa a sorpresa per quella che credevo la mia ragazza, ma lei si è presentata col fidanzatino”. Una commedia gradevole ma non troppo. Purtroppo, neanche stavolta Brignano riesce a sfondare sul grande schermo perché la commedia è debole, si sorride poco e il ritmo latita, forse per una vera e spumeggiante commedia degli equivoci bisognava rispolverare il maestro per eccellenza, il grande Feydeau, visto che la scintillante cornice non si addice né alla storia né alle battute, mai volgari e naturalmente giocate sui doppi sensi, ma per niente frizzanti.
Nel cast anche Ilaria Spada (Francesca), Gianna Paola Scaffidi (Beatrice) Marta Zoboli (Marta), Giovanna Rei (Ramona), Massimo Bagnato (Fausto) e Andrea Perroni. José de Arcangelo
(1 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 17 settembre distribuito da O1 Distribution in 350 copie

Nessun commento: