giovedì 19 novembre 2015

Gioco al massacro fra due coppie sulla scia di tanti film sul tema, nella commedia "Dobbiamo parlare" di e con Sergio Rubini, affiancato da Bentivoglio, Calzone e Ragonese

Sulla scia di tanti film sul gioco al massacro di due coppie a confronto – soprattutto di “Carnage” di Roman Polanski (e il testo teatrale di Jasmina Reza), “Cena fra amici” di Alexandre de la Patellière e Mathieu Delaporte e la (riuscita) ‘versione italiana’ “Il nome del figlio” di Francesca Archibugi, in qualche modo anche “Piccole bugie fra amici” di Guillaume Canet -, approda
in sala, dopo il ‘passaggio’ alla Festa del Cinema di Roma, “Dobbiamo parlare” di e con Sergio Rubini, assecondato da Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio (più attivo che mai) e Maria Pia Calzone (in continua ascesa, dopo “Gomorra” la serie).
Una pericolosa partita a quattro fra una coppia di professionisti e l’altra di intellettuali, in un’Italia contemporanea in cui le ideologie sono poco più di un’etichetta. Il tutto scatta da un
presunto tradimento per cui l’incontro ad un certo punto diventa scontro e tutti e quattro, quando si sentono colpiti, reagiscono ‘verbalmente’ in uno sfogo di rivelazioni che sfoceranno in altri tradimenti incrociati, segreti e verità nascoste. Parole che feriscono o addirittura uccidono psicologicamente per cui relazioni e rapporti non solo s’incrineranno ma addirittura si spezzeranno. Forse.
Vanni (Rubini), cinquant’anni, è uno scrittore affermato. Linda, trenta, collabora nell’ombra ai suoi romanzi. Hanno un attico in affitto, nel centro di Roma, e forti del loro affetto, al matrimonio hanno preferito la convivenza. I loro migliori amici, invece, Costanza (Calzone), Costy per gli amici, e Alfredo (Bentivoglio), detto il Prof perché famoso cardio-chirurgo, sono sposati da anni, e gestiscono il loro matrimonio come una Spa.
Una sera, mentre Vanni e Linda si stanno preparando per andare a cena con l’editore, Costy e il Prof irrompono in casa, prima l’una poi l’altro, per ‘parlare’ perché lei ha scoperto che Alfredo ha un’amante ma… e comincia così una vera e propria guerra di recriminazioni che durerà tutta la
notte, e farà ovviamente emergere rivalità e rancori, incertezze e rivincite in entrambe le coppie. Niente di nuovo, ma una gradevole variazione sul tema sostenuta da un quartetto d’attori affiatati (hanno avuto un periodo di prove prima delle riprese) ed efficaci, anche in ruoli ‘scambiati’, soprattutto Rubini e Bentivoglio in versione ‘romanesca’ e comica.
“Avevo in mente di raccontare le parole – confessa Rubini -, la loro pericolosità. E così, oltre a Carla Cavalluzzi, con la quale ho scritto i miei ultimi film, ho individuato un terzo scrittore che provenisse direttamente dal mondo appunto delle parole, quello dei libri, e sono approdato a Diego De Silva. In tre abbiamo avuto un bellissimo incontro che ci ha permesso di unire le forze in un progetto comune. L’idea nasce da uno spunto di commedia”.
E, infatti, ancora una volta il riferimento è la gloriosa ‘commedia all’italiana’, di cui quanto meno si respira l’atmosfera, meno claustrofobica, ma quotidiana ‘ricerca della verità’ ad ogni costo. Anche a costo di un distruttivo crollo di entrambe le coppie, anzi di quella apparentemente più solida. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 19 novembre distribuito da Cinema di Valerio De Paolis

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