giovedì 18 febbraio 2016

Un mélo di ottima fattura per due grandi interpreti com Eddie Remayne e Alicia Vikander: "The Danish Girl" di Tom Hooper, la vera storia del primo transgender della storia, Lili Elbe

Un tradizionale mélo ‘old british’ per ricostruire la vera storia del primo uomo che si sottopose a un intervento chirurgico per cambiere genere, cioè sesso, ispirato al libro di David Ebershoff, adattato dalla sceneggiatrice Lucinda Coxon e firmato dal regista di “Il discorso del re”, Tom
Hooper, con una superlativa coppia di attori: il premio Oscar Eddie Redmayne (pluripremiato per “La teoria del tutto”) e la camaleontica candidata favorita di quest’anno (nomination per la miglior attrice non protagonista, anche se è veramente protagonista) Alicia Vikander (da “A Royal Affair” a “Ex Machina” e “Il sapore del successo”).
Accuratissima l’ambientazione anni Venti, eccessivamente ‘leccata’, tanto che il film, senza il magnifico duo protagonista (però la Vikander mentre Redmayne, sempre bravo ma un po’ sopra le righe, tutto posa e moine), rischierebbe di crollare sotto il peso dell’accuratissima cornice. Certo, sono così affascinanti sia le scenografie che i costumi da soffocare le emozioni che, a tratti è, comunque, commovente grazie alla espressività degli attori.
Siamo nella Copenaghen del 1920: la storia d'amore, prima idilliaca poi tormentata, ispirata alla vita degli artisti danesi Einar (poi Lili Elbe) e Gerda Wegener. Il loro è un matrimonio d’amore e di lavoro, una coppia apparentemente felice che, dopo un casuale travestimento di lui, sprofonda in una sorta di incubo senza via d’uscita. Einar, infatti, scopre a poco a poco di essere una donna prigioniera nel corpo di un uomo, ma i due continueranno a vivere uniti da una profonda e dolorosa amicizia, percorrendo una strada finora mai battuta di cui Lili diventa un pioniere transgender.
Insomma, come si diceva una volta, un melodramma in costume di buona fattura sostenuto da ottimi interpreti, che non deluderà il grande pubblico affezionato al genere e su un argomento tabù anche sul grande schermo fino ai primi anni Sessanta. Nel cast anche Adrian Schiller (Rasmussen), Amber Heard (Ulla), Emerald Fennell (Elsa), Henry Pettigrew (Niels), Ben Whishaw (Henrik), Richard Dixon (Fonnesbech) e il prestante Matthias Schoenaerts (Hans Axgill), già apprezzato in “Un sapore di ruggine e ossa” e poi da “Via dalla pazza folla” ad “A Bigger Splash”.
L’ottima cornice è firmata dal direttore della fotografia Danny Cohen, le scenografie da Grant Armstrong (supervisione), Céline De Streel e Tom Weaving, l’arredamento da Kristy Parnham e Michael Standisch e i costumi da Paco Delgado. Le musiche sono del pluripremiato Alexandre Desplat, da “Il profeta” a “Il discorso del re” e “Harry Potter e i doni della morte”. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale dal 18 febbraio distribuito da Universal International Pictures Italia

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