giovedì 28 aprile 2016

"Sole alto", scritto e diretto da Dalibor Matanic con i prodigiosi Tihana Lazovic e Goran Markovic, racconta tre storie d'amore in tre decenni consecutivi per parlare dell'odio e dell'intolleranza nell'ex Jugoslavia (ma non solo)

Un film per riflettere e ricordare, un dramma sulla guerra e le sue conseguenze ambientato in tre decenni diversi e raccontato attraverso tre storie d’amore, “dentro il cuore avvelenato di due villaggi balcanici”, e interpretata dagli stessi prodigiosi protagonisti: “Sole alto”, scritto e diretto da Dalibor Matanic, con i sorprendenti Tihana Lazovic e Gordan Markovic.
L’amore fra un giovane croato (Markovic) e una ragazza serba (Lazovic), uniti e divisi dalla guerra, dal fanatismo razzista e religioso, dall’odio e dalla violenza in una ex Jugoslavia che si spezza, si riavvicina fra le rovine e i cadaveri, e, infine, cerca – ormai in due Paesi diversi, una speranza nel futuro tra incertezza e disagio, precarietà e illusioni.
Il 1991 e l’ombra scura e tragica della guerra; il 2001 e le cicatrici che devastano l’anima; il 2011 e la possibile (impervia) rinascita. Una lucida riflessione sull’ambigua natura umana che attraverso il dolore, la violenza e la morte tenta di raccontare la speranza di un futuro (mondo) migliore.
“Come regista – scrive Matanic nelle note -, sono sempre stato attratto dall’onnipresente odio interetnico che percorre i Balcani e da ogni fronte di guerra generato dalla politica e dalla religione. Con il mio film ho provato a raccontare tre differenti storie d’amore tra un ragazzo croato e una ragazza serba, ambientandole in tre differenti decenni: il 1991, il 2001, il 2011. Le azioni si svolgono tutte negli stessi luoghi, negli stessi villaggi illuminati dal sole, e i due innamorati hanno sempre poco più di vent’anni”.
Infatti, sono sempre i giovani (le donne e i più deboli) a pagare il prezzo più alto di questo odio inaudito e inspiegabile, che divide ciò che è unito, che spezza la libertà di vivere e di amare, che segna l’esistenza degli esseri umani per sempre, quando non cancella la vita stessa. E quello del regista è anche un grido d’allarme.
“Non sono l’unico a pensare – aggiunge – che il nostro giovane secolo stia coltivando una preoccupante ostilità verso ‘l’altro’ e gli esempi, purtroppo, non mancano: islamofobia, neonazismo, razzismo verso gli immigrati. Analizzare questo scenario cupissimo attraverso una prospettiva sentimentale era, a mio parere, il modo più efficace per renderne chiari i contrasti. Per sottolineare che, oggi come ieri, l’accettazione è l’opposto dell’intolleranza. Per sottolineare che, oggi come ieri, la speranza e il perdono sono l’opposto dell’odio”.
Ma, purtroppo, dobbiamo constatare che l’uomo difficilmente ‘impara la lezione’ visto che la storia dell’umanità è piena zeppa di questi inquietanti episodi, tanto che il shakespeariano “Romeo e Giulietta” può essere adattato un secolo qualsiasi ad ogni situazione, ad ogni popolo, ad ogni Paese. E, purtroppo, il monito, sociale, morale e umano (quello della coscienza), viene ogni volta subito dimenticato.
Nel cast anche Nives Ivankovic, Dado Cosic, Stipe Radoja, Trpimir Jurkic, Mira Banjac. “Sole alto” – co-produzione tra Croazia, Slovenia e Serbia - ha avuto il Premio della Giuria nella sezione ‘Un Certain Regard’ al Festival di Cannes 2015, il Grand Golden Arena per il Miglior film, e il Golden Arena per il miglior regista, per la Miglior attrice, per la miglior attrice non protagonist (Nives Ivankovic), per il Miglior attore non protagonista (Dado Cosic), per i Migliori costumi (Ana Savic Gecan), e Oktavijan – Critic’s Award per il Miglior Film al Pula Film Festival 2015 e il CICAE Award per il Miglior Film (The Art Cinema Award) al Sarajevo Film Festival 2015. E’ stato candidato al Premio (europeo) Lux 2015. José de Arcangelo (5 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 28 aprile distribuito da Tucker Film
HANNO DETTO “Tre storie d’amore raccontate con luminosa passione” (Deborah Young, The Hollywood Reporter) “Sole alto’ è diretto con mano esperta e splendidamente montato (Jay Wissberg, Variety) “La costante battaglia dell’amore contro secoli di odio interetnico” (Allan Hunter, Screen International) “La Serbia, la Croazia e tre coppie di innamorati che lottano per restare unite” (Kaleem Aftab, The Indipendent) “Dalibor Matanic tesse sapientemente tre storie d’amore interetnico, distanti dieci anni l’una dall’altra, ambientandole nel tragico contesto generato dal conflitto serbo-croato” (Fabien Lemercier, Cineuropa)

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