giovedì 9 giugno 2016

"L'uomo che vide l'infinito" di Matthew Brown con Dev Patel e Jeremy Irons, un tradizionale biopic sull'indiano che rivoluzionò la matematica

Tratto da una storia vera e ispirato al libro omonimo di Robert Kanigel, arriva nei cinema “L’uomo che vide l’infinito”, un sobrio dramma biografico scritto e diretto da Matthew Brown con Dev Patel
(l’attore lanciato da “The Millionaire”), Jeremy Irons e un grande cast, ovviamente, ‘all british’. Brown – nato e cresciuto a Boston nel Massachusetts -, è uno scrittore/sceneggiatore che ha curato l’adattamento del biopic televisivo su Ian Fleming (il creatore di 007) per la K5/PalmStar/Animus, e ora firma anche la regia (aveva realizzato la commedia “Ropewalk, uscita solo negli Usa), una
sceneggiatura pressoché tradizionale però diversa dal solito film biografico e da una storia ambientata in gran parte nel Trinity College dove lui stesso si è laureato. Infatti, la pellicola prende il via nell’India Coloniale del 1913 per passare subito dopo a Cambridge, in Inghilterra.
Srinivasa Ramanujan (Patel), genio autodidatta indiano della matematica, espulso dal college a causa del suo studio solitario e quasi ossessivo della materia, è determinato a seguire la sua passione nonostante lo scherno e il rifiuto dei suoi pari. Impiegato come commercialista e spinto dai suoi capi, decide di scrivere una lettera a G.H. Hardy (Irons), illustre ed eccentrico professore di matematica al Trinity College di Cambridge.
Hardy riconosce subito l’originalità e la brillantezza del talento grezzo di Ramanujan e, contro lo scetticismo (e il non troppo velato razzismo) dei suoi colleghi, s’impegna a portarlo a Cambridge in modo da poter esplorare le sue innovative teorie. Arrivato in Inghilterra, Ramanujan stringe un forte legame con il suo mentore e dovrà lottare contro i pregiudizi per rivelare al mondo il suo genio.
E, sotto la guida di Hardy, il suo lavoro si evolverà in modo tale da rivoluzionare per sempre la matematica e trasformare il modo in cui gli scienziati spiegano il mondo. Ma il giovane tamil, nonostante l’appoggio e il riconoscimento di Hardy, dovrà non solo lottare contro l’emarginazione che gli riserva la cultura tradizionale del college, ma anche contro la malattia e la nostalgia di casa, dato che aveva promesso alla giovane moglie di tornare presto da lei.
Una storia vera che sembra inverosimile raccontata in modo forse un po’ accademico, ma asciutto, senza i consueti eccessi né le inutili lungaggini, infatti la pellicola non arriva alle due ore di spettacolo (108’). E l’opera poggia, oltre che su un ottimo cast di illustri caratteristi del cinema britannico e indiano, su una perfetta ambientazione storica. Tra gli attori Devika Bhise (Janaki, la moglie), Stephen Fry (Sir Francis Spring), Toby Jones (John
Littlewood), Jeremy Northam (Bertrand Arthur William Russell, Kevin R. McNally (Percy Alexander MacMahon), Anthony Calf (Robert Alfred Herman), Padraic Delaney (Beglan), Shazad Latif (Chandra Mahalanobis), Arundhati Nag (Komalatammal) e l’ottantasettenne Richard Johnson (Henry Jackson), morto il 6 giugno 2015, lasciandoci in questo film l’ultima sua interpretazione. José de Arcangelo (2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 9 giugno distribuito da Eagle Pictures
LE EQUAZIONI DI RAMANUJAN Morto all’età di trentadue anni – malattia, malnutrizione e una possibile infezione al fegato –, Ramanujan, durante la sua breve vita elaborò autonomamente quasi 3900 risultati (per lo più identità ed equazioni). Oggi quasi tutte le sue asserzioni si sono rivelate corrette, anche se una piccola quantità di questi risultati erano effettivamente falsi o già conosciuti.
Sorprendentemente, gli appunti dell’ultimo anno di vita di Ramanujan (quasi cento pagine), sono arrivati in Inghilterra. Negli anni ’60 rischiarono di essere bruciati, ma furono salvati da Robert Rankin. Rankin fece sì che gli appunti fossero aggiunti agli archivi di Ramanujan presso la Vren Library del Trinity College di Cambridge, dove giacquero dimenticati fino a che George Andrews li riscoprì nel 1976. Questo ‘quaderno
dimenticato’, come spesso viene chiamato, include alcuni dei lavori più importanti di Ramanujan e costituisce la base su cui oggi studiano fisici e matematici per elaborare la teoria delle stringhe, i buchi neri e la gravità quantistica.

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