giovedì 1 settembre 2016

Una 'Love Story' del terzo millennio ovvero una romantica commedia sentimentale per Emilia Clarke e Sam Claflin "Io prima di te"

Una “Love Story” del terzo millennio sulla scia del film omonimo di oltre quarant’anni fa e anche questa tratta da un romanzo best seller: “Io prima di te” (Me Before You), di Jojo Moyes che ne ha scritto l’adattamento cinematografico con Scott Neustadter
& Michael H. Weber. Se la vicenda è ambientata ai nostri giorni, la struttura è quella classica, i ruoli sono però rovesciati: stavolta è lui il ‘malato terminale’ (o quasi) ma sempre ricchissimo – vive addirittura in un castello -, lei è sempre povera ma piena di vita e cercherà di farlo desistere di ricorrere al suicidio assistito (rimasto completamente paralizzato in un incidente stradale, ha soltanto l’uso della faccia, anzi del cervello e di due dita della mano).
Infatti, quando Louisa Clark (Emilia Clarke de “Il trono di spade”), meglio conosciuta come Lou, perde il lavoro di cameriera nella locale pasticceria, deve subito darsi da fare per garantire un reddito alla sua famiglia (il padre è rimasto disoccupato grazie alla crisi; la sorella ragazza madre, deve continuare gli studi universitari) a cui è molto legata. Così facendo, la giovane accetta un lavoro come badante di Will Traynor (Sam Claflin, da “Posh” a “Hunger Games”), ricco banchiere dall’animo
avventuriero che viveva la vita al massimo e, dopo il tragico incidente, ha perso la voglia di vivere e tiene tutti a distanza, incluso i genitori. Ma a differenza della famiglia, Lou si rifiuta di assecondarlo o di sottomettersi ai suoi stati d’animo. La sua personalità vivace la e la sua natura semplice sono difficili da ignorare anche per Will, e ben presto entrambi divengono esattamente ciò di cui l’altro ha bisogno. Naturale che l’amore ci metta lo zampino.
Merito della Sharrock, al suo esordio cinematografico ma già affermata e acclamata regista teatrale, è evitare l’effetto strappalacrime nonostante l’argomento, privilegiando quello romantico e accentuando il contrasto tra i due protagonisti spingendoli sui toni della commedia, amara ma non troppo. Inoltre, i protagonisti sono quelli giusti (e ben guidati) e tanto basta per conquistare un pubblico post adolescenziale, con l’aggiunta di un ritmo adatto e una durata di due ore scarse (1 ora e 50’).
Quindi niente trascinamenti troppo melodrammatici, nonostante il finale prevedibile, ovviamente una favola contemporanea senza happy end. Chi ama il genere non verrà deluso, e soprattutto il pubblico giovane soprattutto femminile. Nel cast gli illustri veterani Janet McTeer (nomination all’Oscar per “Albert Nobbs”) nel ruolo di Camilla Traynor, la madre di lui, e Charles Dance, in quello di Stephen Traynor, il padre; Brendan Coyle (Bernard Clark, il padre di lei), Samantha Spiro (Josie Clark, la madre), Jenna Coleman (Katrina “Treena” Clark, la sorella), Stephen Peacocke (Nathan) e Matthew Lewis (Patrick).
La buona fattura è firmata dal direttore della fotografia Remi Adefarasin (candidato all’Oscar per “Elizabeth”); dallo scenografo Andrew McAlpine (da “Sid e Nancy” a “Lezioni di piano”); dalla costumista Jill Taylor (da “Full Monty” a “Sogni e delitti”, “Scoop” e “Match Point” di Woody Allen) che offre un coloratissimo e bizzarro abbigliamento della protagonista, stilista di se stessa; e dal montatore John Wilson (da “Billy Elliott” a “Storia di una ladra di libri”, oltre al televisivo “Downton Abbey”). Le musiche originali sono di Craig Armstrong (da “Elizabeth” a “Magdalene”), che riecheggiano quelle italiane degli anni Settanta. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 1° settembre (dopo le anteprime del 17 agosto) distribuito da Warner Bros. Pictures in 350 copie

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