giovedì 1 settembre 2016

Un "Jason Bourne" supertecnologico ma senz'anima per Matt Damon, diretto ancora da Paul Greengrass e con la premio Oscar Vikander

Deludente il quinto e ultimo (?) capitolo delle vista della spia-killer senza memoria Jason Bourne che stavolta, ovviamente, ricorda tutto ed è ancora più di prima nel mirino di tutti i servizi segreti del mondo, persino dei suoi, nonostante il
protagonista Matt Damon e il regista Paul Greengrass (dal sorprendente “Bloody Sunday” a “United 93”) siano quelli ‘originali’ di “Supremacy” e “Ultimatum”, “Jason Bourne” lo è molto meno. Infatti, il precedente era una sorta di spin off con Jeremy Renner riuscito molto meglio.
L’ex agente della Cia Nicky Parsons (Julia Stiles) riesce a infiltrarsi in un ritrovo di hacker a Reykjavik (sempre più ‘di moda’ al cinema) per penetrare nei segreti dell'intelligence statunitense, e in questo modo recupera quello che è, forse, il tassello mancante nella ricostruzione del passato di Jason Bourne (Damon), trasformato in una sorta di macchina-killer in seguito a un esperimento della stessa Cia. Nicky riesce così a rintracciare Bourne, datosi alla macchia, e l'incontro tra i due
attira subito le attenzioni dei vertici di Langley, determinati a eliminare entrambi. Infatti, l’agente Heather Lee (la new entry Alicia Vikander, premio Oscar per “The Danish Girl”) scopre l’hackeraggio e allerta il suo capo... Però nel film prevale, soprattutto nell’ultima parte, l’azione piuttosto tecnologica a scapito della sostanza. Da un inizio pressoché claustrofobico, visto che si parte da una guerra in rete tra hacker e agenti di ogni dove, svoltasi tutta o quasi in interni attraverso cellulari, computer, chiavette e via dicendo, fino ad arrivare al vero mirino del fucile dei cecchini.
E, purtroppo, non vengono sfruttati a dovere gli accenni all’attualità (vedi la manifestazione di protesta ad Atene in piena crisi), ma restano solo un pretesto. Ormai le saghe sembrano l’unico pozzo inesauribili di spunti ma non di idee del cinema non solo Hollywoodiano che va avanti con sequel, prequel, spin off e remake a breve distanza, infatti ormai si rifanno i film stranieri e quelli propri anche meno di vent’anni dopo.
Tra le nuove uscite “Un amore all’altezza” remake del campione d’incassi argentino “Corazòn de leon” di Carlos Carnevale che in Argentina ha rifatto, con altrettanto successo, “Quasi amici” (Inseparables), mentre esce nelle prossime settimane “I magnici 7” remake dell’omonimo di John Sturges (1960), a sua volta rifacimento de “I 7 samurai” di Akira Kurosawa. Nel cast, tra attori ‘vecchi e nuovi’ della saga: Tommy Lee Jones (Robert Dewey, direttore della Cia), Vincent Cassell (l’agente nemico), Bill Camp (Malcolm Smith), Scott Shepherd (direttore NI Edwin Russell), Riz Ahmed (Aaron Kalloor), Ato Essandoh (Craig Jeffers), Vinzenz Kiefer (Christian Dassault) e Stephen Kunken (Baumen). José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 1° settembre distribuito da Universal International Pictures Italia

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