venerdì 18 novembre 2016

Tom Ford in "Animali Notturni" racconta una storia d'amore (e vendetta) ormai persa per sempre con un'intensa Amy Adams

In concorso all’ultimo Festival di Venezia, “Animali Notturni” è l’opera seconda dello stilista Tom Ford - ispirata al romanzo “Tony e Susan” di Austin Wright - che si è aggiudicata il Leone d’Argento Gran Premio
della Giuria e, come spesso accade, c’è stata la solita polemica tra sostenitori e detrattori. Lo stile sofisticato dell’autore di “A Simple Man” (Coppa Volpi, sempre a Venezia 2009, per Colin Firth), ora diventa gelido quando si tratta della protagonista, Susan Morrow (un’intensa Amy Adams quasi costretta ad esprimersi solo col viso), una mercante d'arte di Los Angeles, che conduce una vita immersa nel lusso ma vuota insieme al
marito Hutton Morrow (Armie Hammer). La sua storia contrasta con quella narrata nel libro dell’ex marito, un esasperato e violento thriller alla ricerca di (inutile?) vendetta, che diventa metafora del loro passato di coppia. Nel weekend, mentre Hutton è in viaggio di lavoro, Susan trova un pacco inaspettato nella cassetta della posta. E’ un romanzo intitolato “Nocturnal Animals”, scritto dal suo ex marito, Edward Sheffield (Jake Gillenhaal), di cui Susan non ha notizie da anni. Insieme al manoscritto c'è un biglietto di Edward che la
incoraggia a leggerlo e a chiamarlo durante la sua sosta in città. Sola nel suo letto, di notte, Susan s’immerge nella lettura. Il libro è dedicato a lei ma il contenuto è violento e devastante. Sedotta e al tempo stesso colpita dalla scrittura di Edward, Susan non può fare a meno di ricordare i momenti più intimi della loro storia d'amore. E, cercando di guardare dentro se stessa oltre la superficie patinata della sua esistenza, Susan vede sempre più chiaramente come quel libro sia il racconto di una vendetta, che la costringe a rivalutare le scelte fatte e risveglia in lei una capacità di amare che temeva di aver perso, mentre la
storia procede verso una resa dei conti che riguarderà sia l'eroe del romanzo - Tony Hastings (sempre Gillenhaal) - che lei. Mélo e thriller si accavallano e si confondono tra realtà e finzione, lusso e squallore, amore e rivincita, bellezza e bruttezza, passione e vendetta che però non riusciranno più a sciogliere il ghiaccio di una vita intera, così come non si può tornare indietro per cambiarla o ‘recuperarla’. Il passato resta passato, come restano la malinconia e il rimpianto di un amore lasciato, perso, per sempre. Forse.
Comunque, la storia reale di Susan e quella inventata del romanzo, scorrono parallele nel film e così riferimenti e rimandi diventano indizi o piste da seguire e/o interpretare per lo spettatore. Non tutto è in superficie, dunque, ma nemmeno convenzionale come può sembrare in questa storia d’amore e vendetta. L’inizio, in una mostra/performance – volutamente sgradevole - in cui delle ballerine di burlesque, pressoché anziane ed extralarge, si esibiscono completamente nude, c’è tutta la finta provocazione e la vacuità dell’esistenza della protagonista e del suo ambiente.
Nell’ottimo cast anche Michael Shannon (da “Revolutionary Road” a “Elvis & Nixon”) nel ruolo dello sceriffo Bobby Andes del romanzo; Aaron Taylor-Johnson (l’assassino Ray Marcus), da “Nowhere Boy”, nel ruolo del giovane John Lennon, a “Kick-Ass” 1 e 2; Isla Fisher (Laura Hastings), Ellie Bamber (India Hastings), Karl Glusman (Lou), Robert Aramayo (Turk), Andrea Riseborough (Alessia), Michael Sheen (Carlos) e Laura Linney (Anne Sutton). José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 17 novembre distribuito da Universal International Pictures Italia

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