martedì 22 novembre 2016

Stasera su Rai1 la tragica storia di Lucia Annibali ricostruita in un film d'impegno civile tratto dal suo libro omonimo: "Io ci sono" di Luciano Manuzzi con Cristiana Capotondi

Torna il cinema d’impegno civile ma in tivù, in un dramma che mette in primo piano il femminicidio, il cosiddetto ‘amore malato’ che in realtà è feroce gelosia, brama di possesso, questo e altro in “Io ci sono” firmato da Luciano Manuzzi, un regista che è passato al piccolo schermo dopo aver realizzato 5 ½ film (da “Sconcerto Rock” a “La tenda nera” passando per “Sabato italiano”).
Tratto dall’omonimo libro di Lucia Annibali e Giusi Fasano - il cui sottotitolo è “La mia storia di non amore” -, il film tv ricostruzione il calvario della giovane e affascinante avvocatessa di Pesaro, vittima di un’orribile aggressione all’acido da parte del suo ex che l’ha sfregiata a vita sul viso e nell’anima.
Il Tv-Movie - che Rai1 propone oggi, 22 novembre, in prima serata e in occasione della Giornata Contro la Violenza sulle Donne - per riflettere ed ‘imparare’ da una donna che ha avuto il coraggio di lottare per la sua vita, per la libertà e l’indipendenza e per gli altri; un film contro il femminicidio, ma anche un messaggio di speranza per tutte le donne, e un invito alla riflessione soprattutto per gli uomini perché l’amore non significa possesso, ma condivisione, né ha bisogno di sacrifici, casomai di auto sacrificio. Non sarà mai amore quello imposto con la forza, la violenza o l’annullamento dell’altra.
Pesaro, la sera del 16 aprile 2013 Lucia Annibali (Cristiana Capotondi) apre la porta del suo appartamento per rientrare in casa. Un uomo incappucciato la sta aspettando non lontano dalla soglia, in agguato, le lancia addosso del liquido e scappa via: Lucia sente la pelle che brucia e si deforma, pochi attimi dopo smette di sentire dolore e anche di vedere. Da questa tragedia parte il racconto - andando avanti e indietro nel tempo tramite lunghi flash back - che ricostruisce la tormentata storia di questo ‘amore malato’, appunto, con il collega Luca
Varani (Alessandro Averone), fatto di alti e bassi, appuntamenti e menzogne, separazioni e stalking, ospedale e tribunale. “Un po’ mi ha ucciso – dichiara Lucia Annibali alla presentazione stampa romana -, il viso che hanno conosciuto i miei genitori non mi sarà mai più restituito. Sul pianerottolo mi sono trovata faccia a faccia con la morte, ma ho scelto di reagire per la vita e per sempre. Certo, in ospedale (è stata in isolamento e sottoposta a diverse operazione di chirurgia plastica ndr.) ti senti sola
con te stessa, mi sentivo risucchiare ancora nel baratro ma sono riuscita a resistere, a bloccare ancora una volta quella sensazione fisica, a ritrovare il mio attaccamento alla vita. E’ faticoso portare il peso di un’esperienza tragica ma l’importante è imparare qualcosa di positivo, emanciparsi dal brutto della vita per poter dare un aiuto agli altri. Dal mio punto di vista si tratta di un dono, di generosità non solo verso le donne, anche agli ustionati e a chi ha vissuto delle tragedie simili, per far capire loro che la vita vale sempre la pena di essere vissuta, si ha
la possibilità di amare, di sperare in una vita migliore. Sono affezionata a questo mio nuovo volto, gli voglio bene e andiamo avanti insieme”. “La caratteristica che rende particolare, ed esemplare Lucia – afferma Manuzzi -, è il coraggio con cui si è mostrata, col suo volto deturpato, facendo di se stessa il testimonial più eloquente del silenzio che va spezzato: per denunciare come l’idea del possesso del corpo della donna sia per molti maschi italiani (e purtroppo non solo ndr.) una realtà anche nel nuovo millennio. Quanto
avremmo voluto che la nostra civiltà avesse fatto dei giri in avanti sulle lancette della storia e che il rispetto per gli elementari diritti umani fosse ormai faccenda acquisita! Non è così”. “Un ruolo ingrato – ribatte Averone che è un verosimile Luca Varani -, ma sono felice di averlo fatto, spero possa servire agli uomini che guarderanno questa storia, a capire che il concetto di amore non comprende l'idea di possesso, ma la possibilità di restituirlo, perché possa continuare a splendere senza limitare la libertà né la persona”.
“Una donna con un dolore enorme dentro – dice Cristiana Capotondi su Lucia -, per me è un eroe, ha superato il dolore con una costanza e un’ironia, difficile da riscontrare in altri. E ha ritrovato il suo sorriso come un’eroina di guerra contemporanea. Un ruolo come questo è un’occasione unica per un’attrice; la storia di Lucia mi ha messo molto dentro il tema, una donna col desiderio di far capire il cambiamento delle donne agli uomini che sono i nostri compagni di vita, e raccontar loro chi siamo”.
“Non c’è mai amore se si organizza la distruzione dell’altra – conclude il regista -, se si vuole cancellare il suo volto con l’acido, uno dei reati più abietti che si possano concepire. Raccontare la storia di Lucia mi sembrava un’occasione da non perdere per un cinema che si vuole civile, capace di riflettere il presente. E ringrazio soprattutto la protagonista per aver sposato con entusiasmo il progetto. Con il suo slancio altruistico, ben noto a tutti coloro che l’hanno
conosciuta, Lucia spera che, se la sua vita è stata irrimediabilmente rovinata (ma non per questo compromessa, ha trovato in sé la forza straordinaria per crearsene una nuova), serva però come monito. Alle donne perché non cadano nel vortice di quelle relazioni malate che sfocciano nel dramma quando non nella tragedia. Agli uomini perché si rendano conto quali sono le aberranti conseguenze di loro comportamenti. Che sono retaggio di una mentalità da sconfiggere. Una volta per tutte”.
Nel film recitano anche Mariella Valentina (Lella, madre Lucia), Denis Fasolo (Giacomo), Gianni Bissaca (Luciano, padre Lucia), Federica De Cola (Giorgia), Sara D’Amario (Monica Garulli, PM), Federica Martinelli (Silvia Ricci), Silvia Gavarotti (Elena), Ettore Nicoletti (Stacchini), e con Eleonora Giovanardi (Marta) e con la partecipazione di Gioele Dix (il prof. Edoardo Caleffi). Prodotto da Angelo Barbagallo per Bibi Film Tv con RaiFiction, “Io ci sono” è stato sceneggiato dallo stesso Manuzzi e Monica Zapelli con la collaborazione della giornalista Giusi Fasano, co-autrice del libro (Rizzoli Libri). José de Arcangelo
In onda martedì 22 novembre alle 21.15 su Rai1

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