domenica 13 novembre 2016

Un documentario che svela in parte l'enigma "Ibrahimovic - Diventare leggenda" di Fredrik e Magnus Gertten, al cinema per due giorni

Il giovane talento calcistico svedese, di origini bosniache-croate (ma lui si autodefinisce
zingaro), Zlatan Ibrahimovic, raccontata dai registi e giornalisti svedesi Fredrik e Magnus Gertten che offrono il ritratto di una star del calcio attraverso gli anni decisivi della sua carriera in “Ibrahimov Diventare leggenda” (Becoming Zlatan) al cinema per soli due giorni. La sua storia ricostruita attraverso rare immagini di repertorio nelle quali il calciatore parla
apertamente della sua vita e delle sue sfide. Zlatan, considerato dai compagni di squadra troppo egoista e arrogante, ma in realtà un giovane solitario e riservato. Dal suo debutto nella squadra del Malmo FF nel 1999, allora diciottenne, attraverso gli anni conflittuali nell’Ajax Amsterdam, fino all’esplosione finale nella Juventus del 2005. Il ritratto di un campione, costantemente sotto pressione e spronato dal padre che, fin dagli esordi, gli diceva: “Non sei nulla, non avrai nulla di speciale fin quando non avrai successo internazionale”.
Un documentario che riesce in parte a scoprire l’enigma Ibrahimovic in una sorta di racconto di formazione tramite vecchi filmati, immagini delle partite, dichiarazioni e (non) interviste – visto che sfuggiva quasi sempre - di un giovane tanto talentuoso quanto problematico, che resta fedele a se stesso anche quando diventa una superstar del calcio internazionale, infatti ora è attaccante del club francese Paris Saint-Germain e capitano della nazionale svedese.
In un’ora e mezzo, nel documentario, le testimonianze della sua ascesa: dal direttore sportivo Hasse Borg (Malmo FF), alla dirigente Ajax (Priscilla Janssen); dagli ex calciatori Mido (egiziano, ala destra/attaccante Ajax) e Andy Van Der Meyde (ala destra Ajax); da Marco Van Basten (leggenda Ajax) a Fabio Capello (ex calciatore e allenatore della Juventus 2004-2006), quello che riuscì finalmente a scoprirlo, anzi a‘scolpirlo’, dopo le sconfitte del Malmo per cui si diceva che giocasse solo per sé e non per la squadra, e ‘colpa’ anche dei manager dell’Ajax che lo lasciavano spesso in panchina, periodo in cui perde la sua autostima.
Quindi, un documentario non solo per tifosi e appassionati di calcio, ma anche per chi ne sa poco o niente del mitico calciatore né del calcio in generale, visto che ne viene fuori anche un ritratto psicologico del ‘protagonista’ e vengono svelati alcuni retroscena del mondo del calcio, dove - come in ogni ambiente che si rispetti - regnano rivalità e invidie, egoismi e incomprensioni, conflitti e amicizia. Non solo soldi e successo, ma anche tormenti e sconfitte, professionali e personali.
Una produzione Indyca con Rai Cinema, in coproduzione con Keydocs, Film I Skane, SVT, VPro, in collaborazione con Swedish Film Institute Netherlands Film, Production Incentive, . La fotografia è di Stefan Berg e Fredrik Gertten (1991-2001) e Goert Giltay, Caroline Troedsson, Jon Rudberg e Michele Fornasero (per le restanti immagini). Il Montaggio è firmato Jesper Osmund e le musiche da Florencia Di Concilio e Marc Lizier. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane solo il 14 e 15 novembre presentato da O1 Distribution

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