giovedì 17 novembre 2016

Un suggestivo thriller psicologico-esistenziale per due grandi attrici francesi: Emmanuelle Devos e Nathalie Baye in "Per mio figlio" dello svizzero Frédéric Mermoud

“Per mio figlio” (Moka) è un ambizioso e suggestivo thriller psicologico-esistenziale dello svizzero-francese Frédéric Mermoud, che si ispira al romanzo di Tatiana de Rosnay, scrittrice già portata altre volte sullo schermo, avendo però come riferimento i maestri del genere, da Alfred Hitchcock a Claude Chabrol passando per Roman Polanski. Inoltre poggia su due grande attrici, due
generazioni a confronto, come Emmanuelle Devos e Nathalie Baye, una delle attrici feticcio di François Truffaut (da “Effetto notte” a “La camera verde”), già omaggiata da Steven Spielberg offrendole il ruolo in “Prova a prendermi” e chiamata da Xavier Dolan per il suo ultimo film “E’ solo la fine del mondo” (2016).
Diane Kramer (Devos) ha un’unica ossessione: trovare il pirata della strada alla guida della Mercedes color moka, appunto, che ha investito e ucciso suo figlio adolescente, devastandole la vita. Fuggita dalla clinica psichiatrica dove. Tornata a casa clandestinamente, raccoglie alcune cose e una pistola e si trasferisce da Losanna nella cittadina di Evian, in cui abita l’elegante donna bionda, Marlène (Baye), proprietaria di una profumeria - anche lei madre di un’adolescente -
e della Mercedes incriminata, quindi, la presunta assassina. Pian piano Diane si insinua nella vita della donna in cerca di vendetta, ma il suo piano si rivela molto più complicato del previsto. Anche in questo caso le apparenze ingannano? Forse. Anche perché tra le due si instaura un ambiguo rapporto, quasi un’amicizia, fatta però di sospetti e misteri, di attrazione e repulsione. Infatti, il thriller gioca le sue carte sull’ambiguità della verità – che era il tema del suo primo film “Complices” - e soprattutto sulla personalità delle due donne, l’una tormentata dal dolore e
la sete di vendetta, oltre al marito che vuole convincerla a lasciar perdere; l’altra non conosce i problemi della neo arrivata ma anche lei ne ha dei suoi, non solo con un compagno più giovane. Però Mermoud non ha l’abilità dei suoi maestri e, forse involontariamente, svela allo spettatore le carte troppo presto, mentre cerca di indagare nella profondità dell’animo umano. “La verità è la chiave fondamentale in ‘Complices’ – dichiara il regista - e in molti dei miei cortometraggi. Cinematograficamente parlando, quando i personaggi sono alla ricerca della verità,
finiscono per fronteggiare la propria vita, un lato gioioso o oscuro della propria personalità. Come regista mi affascina questo aspetto, perché è fonte di emozione e tensione. Oltre a questo, mi chiedo spesso cosa si possa arrivare a fare con la verità, una volta che l’abbiamo trovata: dobbiamo dirlo forte e chiaro? La menzogna, non è anch’essa parte della vita? Ho la sensazione che l’etica venga fuori proprio quando cominciamo a farci queste domande. E allo stesso modo la finzione…”.
Presentato al Festival Internazionale di Locarno, “Per mio figlio” ha avuto il Variety Piazza Grande Award. Nel cast anche David Clavel (Michel), Diane Rouxel (Eloide), Samuel Labarthe (Simon), Oliver Chantreau (Vincent), Jean-Philippe Ecoffey (detective), Marion Reymond (Adrienne) e Paulin Jaccoud (Luc). La fotografia di Irina Lubtchansky ricrea l’atmosfera giusta grazie al lago di Evian che sotto l’apparente calma nasconde nel profondo un’intensa attività, come la protagonista. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 17 novembre distribuito da Officine Ubu

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