venerdì 25 novembre 2016

Uno scrittore Premio Nobel torna al suo paese natale dopo quarant'anni smascherando ipocrisia e contraddizioni, ammirazione e risentimento ne "Il cittadino illustre" della coppia Duprat-Cohn, Coppa Volpi a Venezia per Oscar Martinez

In concorso all’ultimo Festival di Venezia e vincitore della Coppa Volpi per il Miglior attore protagonista, Oscar Martinez, approda ora nelle sale italiane “Il cittadino illustre” (“El ciudadano ilustre”) firmato dalla coppia argentina Gaston Duprat-Mariano Cohn, già autori del pluripremiato “L’artista”. In raro equilibrio fra commedia e dramma, è un’opera sul ruolo dello scrittore – e l’artista in generale –, sul ritorno alle radici,
sulla cruda realtà (che supera veramente la fantasia) di una sconcertante spietatezza verso una società ipocrita e bigotta, accomodante e interessata, che ricorda e accetta solo quello che ‘conviene’. Una storia che conferma l’eterno motto “nessuno è profeta in patria” perché, nonostante il Nobel e i riconoscimenti internazionale, una volta tornato nel proprio paese verrà accusato di tradimento e ingratitudine, di presunzione e perversione.
Un premio Nobel per la letteratura, Daniel Mantovani (Martinez), residente in Europa (a Barcellona) da quarant’anni, accetta, contro ogni previsione, un invito dalla sua cittadoma natale in Argentina – Salas, nella profonda provincia di Buenos Aires - per essere insignito con la Cittadinanza Onoraria e dare una serie di conferenze. In un viaggio nel cuore della letteratura stessa, l'uomo ritroverà l'affetto e le affinità che ancora lo uniscono alla sua gente, così come le differenze inconciliabili in un crescendo di violenza
inaudita, con un risultato tanto inquietante quanto inaspettato. I personaggi dei suoi libri provengono da quella terra, proprio da lì infatti riprendono vita e si ribellano al loro stesso autore. Salas è il paese che lo scrittore porta nel cuore e nell’anima, quello che ha descritto con forse eccessiva sincerità, quello che oggi gli si rivolge contro. Infatti, in un crescendo di omaggi e ricordi verranno fuori invidie e rancori, rivalità e passioni, coerenza e contraddizione, vizi e virtù che metteranno a nudo la vera indole dei ‘compaesani’, forse, brutti sporchi e
cattivi come lo scrittore li ha descritti e immortalato nei suoi capolavori. E col suo ritorno, rischia di togliere definitivamente il velo che finora li ha nascosti, anzi sublimati nel bene e nel male. “El ciudadano ilustre”, senza retorica né cadute nella farsa, fonde e confonde realtà e finzione, passato e presente, metropoli e provincia, cultura e ignoranza, etica e politica, ammirazione e risentimento, arte e squallore, Europa e America (del Sud). E vengono sottolineati dallo stesso Mantovani nelle sue azioni e nei suoi discorsi, fin dall’inizio, quando si rivolge al pubblico presente alla cerimonia del Nobel.
Un tema che diventa universale, che non vale solo per i letterati, dato che basta lasciare la metropoli e recarsi (o tornare) nella profonda provincia – ancora di più in mezzo alle campagne sterminate -, con qualche merito riconosciuto, per ritrovarsi spesso in un mondo apparentemente progredito ma in realtà solo superficialmente, che cova risentimenti e interessi, che cerca disperatamente di rifarsi ‘un’immagine’ attraverso la cultura e l’arte, quelli stessi valori che spesso non accetta né capisce.
In una società in cui trionfa la doppiezza e la superficialità, il vero e il falso, il rapporto realtà e finzione viene esasperato, confuso, rovesciato. Non a caso, Mantovani sopravvissuto a ‘un fantastico gioco’ riuscirà a scrivere finalmente un nuovo romanzo, e stavolta sarà lui il protagonista. Dell’ottimo cast, fra attori noti e meno noti, fanno parte Dady Brieva (Antonio), Andrea Frigerio (Irene), Belén Chavanne (Julia), Nora Navas (Nuria), Marcelo D’Andrea (Florencio Romero), Gustavo Garzon (Gerardo Palacios), Manuel Vicente (il sindaco), Ivan Steinhardt (detrattore). José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 24 novembre distribuito da Movie Inspired

Nessun commento: