giovedì 22 dicembre 2016

Tra metafora e poesia, pittura e avventura il bel lungometraggio d'animazione del maestro Jean-François Laguionie "Le stagioni di Louise"

Un racconto metaforico sulla vecchiaia vissuta in solitudine anche quando si è in mezzo alla folla estiva di una spiaggia sul mare, un inno alla voglia di vivere contro il tramonto dell’esistenza. Questo e molto altro è
“Le stagioni di Louise” (Louise en hiver) del maestro francese Jean-François Laguionie - presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma in collaborazione con Alice nella Città -, un lungometraggio che fonde magistralmente e poeticamente disegno grafico classico (lo stesso regista e sceneggiatore), animazione 2D (Luc
Chamberland) e 3D (Johanna Bessière), ed effetti speciali digitali (Tchak/Studio Train Train). Alla fine dell’estate l’ultimo treno della stagione parte dalla località balneare di Biligen, lasciando indietro l’anziana e tenace Louise, tradita dall’orologio fermatosi proprio all’ora dell’uscita da casa. La ridente cittadina si è svuotata all’improvviso e Louise si trova completamente sola, fatta eccezione per un
cane parlante e, ovviamente, in compagnia del mare. In un contesto che si fa sempre più surreale, Louise sopravvive un po’ come Robinson Crusoe un po’ come Godot, e la sua esistenza si confonde fra sogno e realtà, ricordi (dall’infanzia e l’adolescenza ai momenti più significativi della sua vita) e miraggi rivisti, anzi rivissuti con occhi nuovi. Quindi, un film d’animazione non destinato ai più piccini, ma soprattutto a giovani e adulti a cui piace unire l’utile al dilettevole, ovvero arte e divertimento, poesia e avventura, e nel quale i riferimenti visivi,
oltre i sopracitati testi, riguardano i pittori del Novecento, dagli acquarellisti ai paesaggisti quali Jean-François Auburtin e Henri Rivière che, infatti, fondevano la tecnica del wash-drawing a disegni a matita e acquarello. “Le stagioni di Louise’ – scrive l’autore nelle note di regia – è probabilmente la pellicola più intima che ho realizzato. Senza dubbio è anche quella realizzata in modo più minuzioso e complesso, a partire dall’assurda situazione in cui Louise si viene a trovare e passando per le avventure che vive all’età di otto anni in cima
alla scogliera e nel bosco misterioso dopo lo scoppio della guerra, momenti di cui anche io ho avuto esperienza. Per me è stato difficile descriverle e rappresentare i villaggi della costa della Normandia in cui ero solito trascorrere le vacanze. Nella mia mente rappresentano ancora un luogo ideale per una tranquilla vacanza spensierata, sono luoghi in cui mi sento protetto dalla miseria del resto del mondo e in cui mi sento protetto e isolato in un luogo privo di confini temporali dove le abitudini borghesi sono ancora intatte e tengono lontane le angosce esistenziali, come l’invecchiamento e le maree”.
Infatti, Louise non si rassegna né si dispera e, nonostante la sua età, è vivace e coraggiosa e trova forza nei ricordi perduti del suo passato, così come le faccende quotidiane, le scoperte e l’amicizia con l’inseparabile compagno di sventure le impediscono di sproffondare nella tipica depressione senile che porta spesso a un progressivo disinteresse verso la vita. Un racconto morale – a tratti poetico a tratti malinconico - che diventa pian piano più reale del reale in questa nostra società contemporanea dove la solitudine e il disagio non riguardano soltanto la terza età né
una sola classe sociale, perché ormai anche rapporti e sentimenti vengono espressi attraverso in modo virtuale, attraverso i sempre più sofisticati mezzi elettronici digitali ma non reali. “Louise doveva essere un po’ tozza – aggiunge il regista sulla protagonista -, ma apparire ancora estremamente in gamba per la sua età, mentre il suo compagno di avventura sarebbe stato arruffato e trasandato”. Nella versione italiana la voce (narrante) della protagonista è di Piera Degli Esposti, mentre in quella originale appartiene a Dominique Frot.
“Sono rimasta molto coinvolta dalla profondità che mostra Louise – dice la grande attrice italiana – nell’affrontare l’avventura e la solitudine. La bimba che è in lei è ancora viva, Lagounie ha girato un film profondamente concreto che nello stesso tempo ha una forte dimensione di gioco e a me piace molto il gioco. ‘Le stagioni di Louise’ è un grande dono, un film che spazza via la morte: la vita vince”. José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale dal 22 dicembre distribuito da I Wonder Pictures - UnipolBiografilm Collection

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