martedì 21 febbraio 2017

"Crazy for Football - The Craziest World Cup" di Volfango De Biase, la sorprendente e 'folle' realizzazione di un sogno diventa commedia

Presentato alla Festa del Cinema di Roma – tra le tante proiezioni ed eventi ci era sfuggito anche a noi – “Crazy for Football - The Craziest World Cup” di Volfango De Biase, è stato per noi una doppia scoperta perché non si tratta del consueto documentario sul calcio né sui malati mentali realizzato dal regista delle commedie “Un Natale stupefacente” e “Natale col boss” con Lillo & Greg, ma si tratta piuttosto di una ‘commedia della vita’ di un gruppo di pazienti che, arrivati dai dipartimenti di salute mentale di tutta
Italia, di uno psichiatra, Santo Rullo, di un direttore sportivo, ex giocatore di serie A di calcio a 5, Enrico Zanchini, allenatore, e di un campione del mondo di pugilato, Vincenzo Cantatore, preparatore atletico, riunitisi per prepararli ad affrontare il campionato del mondo da cui usciranno vincitori della medaglia di bronzo. Un documentario con cui l’autore ritorna al suo primo amore, fondendo impegno civile e sociale, gusto del racconto e commedia esistenziale, non solo per far conoscere una realtà vicina a noi ma che di solito non
vediamo o non vogliamo vedere, spingendoci a riflettere e riuscendo a commuoverci, senza retorica né falso moralismo né pietismo di sorta. Un progetto portato a termine dal dottor Santo Rullo, Presidente dell’Associazione Italiana di Psichiatria Sociale, che con molti suoi colleghi, ha cercato di portare avanti la lotta iniziata da Basaglia: quella per il reinserimento sociale dei pazienti. E il calcio – lo sport più seguito e praticato nel nostro paese – si è rivelato uno strumento efficacissimo.
“L’incontro sul campo di gioco – afferma Rullo – garantisce un riavvicinamento tra il paziente e il suo quartiere abbattendo le differenze tra ‘sani’ e ‘malati’. E, al contempo, il campo di calcio diventa il luogo in cui il paziente compie il primo passo nel ricominciare a vivere con gli altri. Persone che in qualche modo hanno smesso di rispettare le regole fuori dal campo, riescono però con facilità a seguire ed accettare le regole del calcio, e questo apre spesso la strada a un completo recupero sociale”. E De Biasi, dichiara: “Ho deciso di girare questo secondo documentario sui pazienti psichiatrici perché il primo (“Matti per il calcio”, 2006, sempre ideato e scritto con Francesco Trento ndr.) mi aveva dato tantissimo e aveva contribuito molto alla diffusione del messaggio anti stigma e alla moltiplicazioni delle squadre di calcio sul territorio come forma di terapia. Penso che dare il proprio contributo ad aiutare chi
in un dato momento della sua vita può essere in difficoltà faccia parte dei doveri morali di chi fa il nostro mestiere. Anche il racconto di una dozzina di pazienti calciatori che si ritrova a formare la prima nazionale italiana di pazienti psichiatrici e vola in Giappone per giocare il primo mondiale di categoria, può permettere di aprire una breccia nel muro di gomma della disinformazione e dello stigma. Perché loro come noi sono accomunati dalla folle passione per l’avventura sportiva e per il calcio nella fattispecie, loro come noi vogliono andare e giocarsi la loro partita in campo, come poi nella vita”.
Ora tocca alle istituzioni sostenere e aiutare medici e pazienti, allenatori e volontari, visto che il prossimo mondiale, nel 2018, si terrà a Roma e la ‘nostra’ squadra si sta preparando però ovviamente servono i mezzi e i luoghi per allenarsi e soprattutto per ospitare le squadre straniere. “Crazy for Fooball” coinvolge lo spettatore – persino chi non è un tifoso di calcio – perché trasmette emozioni e sentimenti, entusiasmo e impegno, divertimento e informazione. Tutto ciò che sta dietro alla realizzazione di un sogno – “che non è più incubo”, dice Rullo -, anche perché la squadra si è dovuta formare e allenare in pochissimo tempo.
“L’obiettivo principale – aggiunge Russo alla presentazione stampa - è riuscire a fare che l'esercizio fisico e la tattica, la tecnica, la strategia di gioco alimentino anche la nostra mente. L’organismo produce dopamina e serotonina - neurotrasmettitori - e senza un esercizio fisico queste sostanze che consumiamo dobbiamo sostituirle con psicofarmaci. Questi giocatori che sono stati sottoposti a sedute di allenamento fisico da Cantatore ci hanno permesso di usare meno farmaci. Infatti, giocando si sono sentiti meglio e hanno potuto ridurli. Spesso questi farmaci producono un aumento di peso e disturbi metabolici. E lo sport permette alle persone che assumono psicofarmaci di ridurli e dunque diminuire i disturbi cardiovascolari, dato che chi li prende ha il 20 per cento di aspettativa di vita in meno”.
“Una storia che vuole essere raccontata – conclude il regista – col carattere leggero e buffo delle storie di sport e commedia. Perché non è affatto detto che per fare sociale si debba mettere in mostra unicamente il tragico e rimestare nel senso di colpa collettivo”. I giocatori della Nazionale di calcio a 5: Antonio Barba, Stefano Bono, Ruben Carini, Ruggero Della Spina, Antonio Di Giovanni, Alessandro Faraoni, Osamuyimen Imarhiagbe, Christian Maoddi, Enrico Manzini, Sergio Medda, Livio Romano, Luis Alberto Sabbatini e Silvio Tolu.
“Mi è capitato addirittura di assistere ad una partita di calcio tra non vedenti – dichiara Gianni Rivera – e fanno cose da calciatori veri, senza scontrarsi mai. Tutti abbiamo cominciato a giocare a calcio da piccoli e si ci si può anche divertire. Ben vengano queste iniziative in cui si fa un calcio più fisico che tecnico che fa bene a tutti”. Il film – in anteprima nazionale il 20 febbraio - è stato prodotto da Mauro Luchetti e Luciano Stella per SkyDancers con Rai Cinema, in collaborazione con Istituto Luce - Cinecittà José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 23 febbraio distribuito da Istituto Luce - Cinecittà in 45 copie nel circuito Unici (Unione Cinema).

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