lunedì 27 febbraio 2017

Il cileno Pablo Larrain firma l'ottimo ritratto di una regina senza corona in "Jackie" con una Natalie Portman da Oscar (non vinto)

Vincitore del premio per la Miglior Sceneggiatura alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e il Premio Platform al Toronto International Film Festival nel 2016, il bel ritratto di “Jackie” firmato dal cileno Pablo Larrain, è purtroppo uscito a bocca asciutta dalla Notte degli Oscar. Da una parte, la protagonista Natalie Portman aveva già vinto la statuetta per “Il cigno nero”, dall’altra regista e
sceneggiatore lo meritavano, però il film era stato candidato, oltre che per l’attrice protagonista, per i Migliori Costumi e la Migliore Colonna sonora, premi andati ai favoriti. Ma “Jackie”, infatti, non è un film celebrativo né retorico, bensì il ritratto di una donna tanto complessa quanto enigmatica, apparentemente fragile ma interiormente forte, sofisticata e colta, intraprendente e affascinante. Una first lady regina che fece del marito un mito e divenne un’icona della sua epoca.
Il film la segue proprio, quando il Presidente John F. Kennedy venne assassinato – il 23 novembre 1963, durante un viaggio a Dallas per la sua campagna elettorale -, e Jacqueline Kennedy, col vestito macchiato di sangue, dovette tirar fuori tutto il suo coraggio per superare il dolore e lo choc e ritrovare la fede, consolare i figli e forgiare l’eredità storica del marito che rischiava di venir cancellata per sempre. Non a caso si impose per ottenere che JFK fosse sepolto a Washington anziché nella tomba di famiglia e che il corteo funebre venisse fatto a piedi anziché in macchina, perché il marito avesse tutti gli onori di un Presidente qual era.
Jackie aveva solo 34 anni quando suo marito venne eletto Presidente degli Stati Uniti. Una giovane donna elegante, piena di stile ed imperscrutabile che divenne una delle donne più famose di tutti i tempi perché è stata la prima first lady a non restare sullo sfondo, a rifiutare il ruolo ornamentale che di solito avevano le mogli. Amata e odiata, invidiata e imitata, forse proprio per la sua intraprendenza e la sua risolutezza. Larrain - nato nel 1976, l’ha conosciuta attraverso i ricordi degli altri e di quello che era stato detto, scritto, girato e fotografato allora – indaga sulla donna e sulla first lady senza lasciarla un attimo, in primi piani serratissimi, cercando di svelare il mistero attraverso i suoi gesti, i suoi atteggiamenti e
farne un ritratto della sua anima, e così facendo ottiene il meglio di una Natalie Portman in stato di grazia. “Jackie era una regina senza corona – afferma il regista -, che perse in un colpo solo trono e marito. Donna piena di stile, desiderabile, sofisticata, Jacqueline Kennedy è stata una delle donne più fotografate e presenti nella cronaca del XX secolo. Eppure sappiamo poco di lei. Estremamente discreta e imperscrutabile, è forse la donna famosa meno conosciuta dell’era moderna”.
“Mi piace pensare – prosegue - che non avremo mai certezze su di lei. Non conosceremo mai il suo profumo, o che luce avesse negli occhi quando la incontravi. Tutto ciò che possiamo fare è cercare. E mettere insieme un film fatto di frammenti. Brandelli di ricordi. Luoghi. Idee. Immagini. Persone. Il Presidente Kennedy morì giovane – il tempo in cui rimase in carica venne interrotto bruscamente, i pochi successi conseguiti rischiavano di essere presto dimenticati. Persino mentre era offuscata dal dolore della perdita, Jacqueline Kennedy sapeva che qualcuno avrebbe dovuto portare a compimento la sua storia. Nel corso di pochissimi
giorni riuscì a trasformare suo marito in una leggenda. Definì la sua immagine e rafforzò quella che sarebbe stata la sua eredità politica. E facendo questo divenne lei stessa un’icona, conosciuta per sempre in tutto il mondo con il solo nome di battesimo… Jackie”. Sceneggiato da Noah Oppenheim, il film ricostruisce il ritratto e le vicende di quei giorni attraverso il racconto della donna stessa durante un’intervista esclusiva (inventata) a Jakie fatta nella sua casa, ormai lontana dalla Casa Bianca che lei stessa aveva restaurato con grande fatica.
Nel cast Peter Sarsgaard (Bobby Kennedy), Greta Gerwig (Nancy Tuckerman), Billy Crudup (il giornalista), John Hurt (il prete), Richard E. Grant (Bill Walton), John Carroll Lynch (Lyndon B. Johnson), Beth Grant (Ladybird Johnson), Max Casella (Jack Valenti) e Caspar Phillipson (JFK). Ottima la ricostruzione d’epoca fermata dal direttore della fotografia Stéphane Fontaine, dallo scenografo Jean Rabasse e dalla costumista Madeline Fontaine. Il montaggio è di Sebastiàn Sepùlveda e le musiche originali di Mica Levi. José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 23 febbraio distribuito da Lucky Red

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