giovedì 30 marzo 2017

A vent'anni dalla guerra nell'ex Jugoslavia, un dramma su perdono e riconciliazione, il premiato "Dall'altra parte" del croato Zrinko Ogresta

Nella selezione ufficiale del 66° Festival di Berlino 2016 (Menzione speciale Europa Cinemas) e ai festival di Trieste 2017, Pola e Belgrado 2016 e insignito con altri venti premi, arriva finalmente nelle sale italiane un lucido e toccante dramma sul perdono e sulla riconciliazione a vent’anni dalla sanguinosa guerra fratricida nell’ex Jugoslavia fra rimozione e sensi di colpa, ferite mai rimarginate che si riaprono
liberando i fantasmi del passato. “Dall’altra parte” (S One Strane - On the Other Side), sesto film del croato Zrinko Ogresta è, infatti, il primo film dell’autore ad approdare nei cinema italiani, nonostante i tanti premi e i festival internazionali (da Venezia a Cannes, da Roma a Karlovy Vary e Berlino) alle sue opere precedenti.
Vesna (un’intensa Ksenija Marinkovic, vista in “Sole alto”) fa l’infermiera a domicilio a Zagabria; sua figlia Jadranka (Tihana Lazovic, anche lei in “Sole alto”), laureata in legge, cerca un lavoro e sta per sposarsi con Bozo (Toni Sestan), ‘un inetto’ secondo il fratello Vlado (Robert Budak), che è sposato, ha un figlio piccolo e una collega-amante incinta. Ma una mattina, Vesna riceve una misteriosa chiamata al lavoro.
E’ un certo Zarko (il grande Lazar Ristovski di “Underground” di Emir Kusturiça, e tanti film internazionali, anche coproduttore serbo del film) che scopriamo essere suo marito. Era capitano dell’Esercito Nazionale di Jugoslavia quando iniziò la guerra in Croazia (1991) e decise di stare ‘dall’altra parte’. Finito in carcere a L’Aia, è stato appena rilasciato. I due non si vedono né sentono da vent’anni: la telefonata improvvisa riporterà a galla il ricordo di un segreto che la donna ha cercato di nascondere per molto, forse, troppo tempo, catapultandola di colpo in un passato doloroso. E quell’amaro passato, può creare le basi di quello che avverrà nell’oggi, ed può diventare così ingombrante da rendere Vesna vittima (ancora una volta) del presente.
Coinvolgente e toccante, fra dubbio e sospetto, contraddizioni e assurdità, ambiguità e pregiudizio, nel film tornano a galla amore e odio, discriminazione e pentimento. “Dall’altra parte” riporta nel cuore e nella mente un conflitto etnico-politico-religioso che provocò genocidi e massacri – inclusi, donne, anziani e bambini – così vicino a noi ma, forse, troppo presto dimenticato, però il passato ritorna nelle conseguenze laceranti di ogni guerra. E il tragico dramma raccontato dal film diventa universale e inconcepibile.
“Questo è un film sul perdono – afferma Ogresta -, e sul riuscire a perdonare senza ferire gli altri. Ho cercato di adottare un atteggiamento umanitario, che credo che tutti noi che viviamo nei Balcani (e non solo loro ndr.) dovremmo adottare, se abbiamo intenzione di continuare a vivere come vicini di casa. Ma parla anche di complessità umana, di tutti gli strati della personalità che sono complicati e si sovrappongono”. “D’altra parte” sconvolge e travolge in un torrente di dolore e poesia (in soli 80’) perché ci conduce anche dall’altra parte della Storia e dell’anima, capace di passare dall’amore e dall’amicizia all’odio fino al feroce fanatismo, che sono alla base di ogni conflitto, armato e non.
Assecondano i protagonisti: Vinko Kraljevic (Peric, ex vicino di casa di Vesna), Alen Liveric (Vuletic, figlio dell’anziano assistito), Marija Tadic (amante di Vlado), Ivan Brkic (Mato, cugino di Peric), Tena Jeic Gajski (Nives, moglie di Vlado), Mate Gulin (sig. Drago, anziano assistito da Vesna). José de Arcangelo (4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 30 marzo presentato da Cineclub Distribuzione
HANNO DETTO “E’ l’altro lato della Storia, è l’altro lato della frontiera… è l’altro lato di una mente scossa dalla pioggia di ricordi”. (Quinlan) “Un film che fiorisce in una visione poetica dal tocco leggero”. (Sentieri Selvaggi) “Un avvincente dramma psicologico che segna una svolta nella narrazione del post guerra jugoslavo”. (Variety)
“E tuttavia la maggioranza degli abitanti di questo territorio non si odiavano fra loro. Vivevano e morivano gli uni accanto agli altri, per lo più in pace e comprensione. Siamo affini per origine, parliamo la stessa lingua, ci assomigliamo. Questa guerra l’hanno cominciata i ‘serbi ortodossiì, l’hanno continuata i ‘croati cattolici’. Metto gli uni e gli altri tra virgolette: non si tratta infatti né di serbi né di croati, e ancor meno di ortodossi e cattolici”. (Da “Confini e frontiere” di Predrag Matvejevic, traduzione di Giacomo Scotti – Asterios Editore, 2008, Trieste).

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