venerdì 8 febbraio 2019

"Remi" di Antoine Blossier, nuova versione del celebre romanzo per ragazzi di Héctor Malot "Senza famiglia", tra favola e dramma sentimentale, con Daniel Auteuil

Sulla scia del successo di “Belle & Sebastian”, il cinema francese recupera un classico della letteratura per ragazzi in una nuova trasposizione “Remi”, sceneggiata e diretta da Antoine Blossier, tratto dal celebre romanzo di Héctor Malot “Senza famiglia” (1878), diventato negli anni ’80-’90 una serie animata giapponese dal successo internazionale, dal nome del piccolo protagonista che dà il titolo anche alla nuova pellicola.
Una versione fedele, anche quando il romanzo originale era uscito una prima volta a episodi con uscite settimanali e si svolgeva lungo quattro anni, e nel film è stato concentrato tutto in uno, ma ne sono rimasti lo spirito e una cronaca dalla struttura classica ma efficace. Ed è stata recuperata la parte che si svolge nell’Inghilterra vittoriana – nel libro è molto più lunga e quasi nessuno la ricorda -, così come l’epilogo col narratore originale, ovvero lo stesso Remi, anni dopo, addirittura anziano, interpretato da Jacques Perrin (ruolo che aveva avuto anche in “Nuovo Cinema Paradiso”).
Naturalmente “Remi” (l’esordiente sul grande schermo Maleaume Paquin, (già modello pubblicitario) racconta le sue avventure, da ragazzino abbandonato e adottato da una coppia di contadini poverissimi che, ad un certo punto, viene venduto a un musicista girovago, Vitalis (interpretato dal sempre grande Daniel Auteuil), che gira con i suoi inseparabili compagni: il fedele cane Capi e la scimmietta Joli-Couer. Il suggestivo ed emozionante viaggio di un ragazzino attraverso la Francia fine Ottocento, fatto di incontri buoni e cattivi, nuove amicizie e
sorprese (scoprirà anche di avere una bella voce) alla ricerca delle sue vere origini. Nonostante rispetti la tradizione, il regista non tradisce il melodramma, ma lo fa senza eccesso di sentimentalismo e cercando il giusto equilibrio fra dramma e commedia, favola e avventura. Ottima la cornice, dalla fotografia di Romain Lacourbas alle scenografie di Sebastien Inizan e i costumi di Agnès Beziers. Oltre ad Auteuil e Perrin, recitano in piccoli ruoli Virginie Ledoyen (signora Harper), Jonathan Zaccai (Jerome Barberin) e Ludivine Sagnier (signora Barberin, la madre adottiva).
“All’inizio ero esitante – dichiara il regista – ma mia moglie ha insistito ‘leggilo da una prospettiva spielberghiana’, ha detto. Mi ha ricordato la maestria del mio regista preferito di raccontare storie drammatiche attraverso gli occhi dell’innocenza (vedi “L’impero del sole”, non solo ndr.) e della fanciullezza (il suo tratto distintivo), riuscendo a dare una dimensione magica alle realtà più dure, e un alone epico ai suoi film. Da lì è nato l’interesse molto concettuale, che si è evoluto gradualmente verso temi su cui mi sono concentrato: trasmettere la storia, cosa significa realizzarsi, l’andare oltre i propri limiti”. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 7 febbraio 2019 presentato da 01 Distribution

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