martedì 21 febbraio 2012

Arriva il campione d'incassi francese "Quasi amici", una commedia con una 'strana coppia"

Venti milioni di spettatori in patria, in Germania finora quasi 5 milioni, e venerdì 24 febbraio arriva nelle sale italiane "Quasi amici" ovvero il fenomeno "Intouchables" che ha fatto salire la febbre anche da noi, tanto che gli stessi esercenti, dopo aver visto il trailer, chiedono sempre più copie, che per il momento sono 300 circa. I diritti per il possibile remake italiano sono sempre di Medusa - reduce dell'enorme successo di "Benvenuti al Sud", rifacimento del campioni
d'incassi d'oltralpe "Giù al nord". "E' molto difficile - confessa Giampaolo Letta, vicepresidente e AD di Medusa -, anche se abbiamo acquistato il film un anno fa, parecchio tempo prima del festival di Cannes, perché ci ha colpito la sceneggiatura. Poi sulla Croisette sono state presentate le prime immagini. Allora non sapevamo come sarebbe andato".
"Siamo stati sedotti da questa storia vera - rivela Olivier Nakache, uno dei due registi venuti a Roma per presentarlo -, dall'idea di raccontare un argomento difficile come l'handicap in modo divertente, una storia forte, moderna e pragmatica. A noi piace la commedia bella, ben fatta, ci sono tanti film nati dall'umorismo che si crea intorno ad un incontro improbabile che cambia la vita in meglio ai due personaggi, e noi non volevamo metterci nessuna barriera né limite".
"C'erano tante trappole da evitare - ribatte l’attore Omar Sy che nel film è l'improbabile badante Driss -, ma la sceneggiatura è forte, ben strutturata e io ho fatto semplicemente quello che era già scritto. Anche perché con loro due ci conosciamo da dieci anni e l'hanno scritto pensando a me. Un rapporto libero, naturale, nato dalla conoscenza. E con François (Cluzet, nel ruolo del ricco e colto paraplegico Philippe, rimasto a casa perché impegnato) dalla voglia di recitare insieme, tutto in modo molto naturale".
"Il personaggio è scritto su di lui, pensando a lui - ribatte Nakache -, abbiamo già fatto tre film insieme. Questo però è nato dal documentario 'A la vie, a la mort', visto nel 2004, che raccontava proprio l'improbabile incontro tra Philippe Pozzo di Borgo – che sulla sua storia ha scritto il libro “Il diavolo custode” (pubblicato ora in Italia da Ponte alle Grazie) -, rimasto paraplegico in seguito a un incidente di parapendio, e Abdel, un ragazzo algerino della periferia parigina da lui ingaggiato come badante. Questo ruolo offriva a Omar l'occasione di leggere meglio le sue doti e poi si è rivelato molto ma molto intenso. L'incontro tra due persone, che, nonostante la loro diversità, scoprono i loro punti in comune, soprattutto l'umorismo, e tutte quelle battute tra di loro che hanno reso leggero un argomento serio. Abbiamo aggiunto al personaggio
la danza, la pittura che sono tutte qualità proprie di Omar".
"La reazione del vero Philippe al film - prosegue Toledano - rivela il suo senso dell'umorismo: 'Ho applaudito con tutte due le mani' ci ha detto. E la cosa che ci ha colpito tantissimo è la reazione del pubblico; e soprattutto del mondo dei disabili, che non ci aspettavamo così calorosa, anzi era quella che temevamo di più. Omar (ha esordito scrivendo ‘battute’ per la tivù ndr.) ha molto successo ed è molto conosciuto, sicuramente loro hanno reagito in maniera positiva perché - è la prima volta - non si aspettavano un film che offrisse la possibilità di ridere insieme a noi, anziché essere guardati con compassione e pietà. 'E' un racconto di integrazione enorme, ci guarda maniera diversa' hanno detto. Poi si sono moltiplicati gli incontri con le associazioni del settore perché ha toccato una corda in maniera delicata e sensibile ma con umorismo".
“Il vero Philippe ha comunque ancora notevoli difficoltà a spostarsi – prosegue -, al contrario in Marocco - dove si è trasferito con la seconda moglie - ha ricevuto tantissimi giornalisti e dei rappresentanti delle Associazioni dei disabili. E a quella fondata da lui va una parte dei diritti sugli incassi”.
"La nostra ispirazione maggiore viene dalle grandi commedie all'italiana - confessa Toledano -, e tra queste "Profumo di donna". E' bello poterlo dire, fare questo mestiere, questo lavoro e fare queste commedie. Per il ruolo di Philippe infatti ci vorrebbe un Vittorio Gassman, le vostre commedie affrontavano allora argomenti gravi, difficili con un’inimitabile leggerezza".
"Il nostro riferimento è più il cinema europeo che quello americano - continua Nakache -, che negli ultimi anni sforna sequel prequel triquel. Non si poteva fare con l'handicap, abbiamo preso in considerazione e/o rivisto 'Il mio piede sinistro', 'Rain Man', 'Lo scafandro e la farfalla', 'Mare dentro' e anche 'C'eravamo tanto amati'. Ma soprattutto i film italiani anni Sessanta/Settanta. Sappiamo che sono interessati al remake americano, ma noi vorremmo mantenere un certo controllo della sceneggiatura perché si tratta di una storia vera. Ed è venuto fuori il
nome di Colin Firth (ovviamente per Philippe ndr.)"
"E' un piacere che sia uscito in tanti paesi diversi – aggiunge -, per il momento l'idea è stare a vedere come il pubblico reagirà in Italia. Siamo curiosi, elettrizzati per come il pubblico reagirà, in che maniera accoglierà una storia vera così forte nelle sale di tutto il mondo".
"Anch'io penso che sia totalmente inutile un remake americano - prosegue Toledano - perché hanno sempre questo bisogno di rifarlo con attori americani, in inglese e ambientato in America. E' una vecchia storia ma noi abbiamo detto: 'Omar è insostituibile'!"
"Sarkozy ci ha invitati davvero a cena all'Eliseo e per l'occasione anche Philippe ma lui non è potuto venire. Una bellissima serata, perché non era in campagna elettorale, tanto che non abbiamo nemmeno una foto. Una cena privata, perché lui ama il cinema, quindi, in fondo è stato come aver cenato con un amico".
E a proposito di un articolo uscito su Variety che accusava il film di razzismo verso 'i meno abili' (non solo), i registi chiariscono: "Si tratta di un unico articolo datato settembre 2011, prima che il film uscisse in Francia, però che ha fatto il giro mondo sui siti internet, pubblicato dalla rivista ancor prima del grande successo: motivato da uno sguardo americano sulla società francese, si tratta di miopia; la nostra è diversa dalla storia americana, è fatta di colonizzazione e immigrazione, certo, ma vista con l'occhio della cultura americana. Il film infatti poi è stato molto bene accolto da 'Hollywood Report' e simili. Tanto che abbiamo deciso di smettere di difenderci dall'articolo, perché
è una provocazione un po' idiota, anche perché lo stesso Weinstein ha comprato i diritti di distribuzione negli Usa. Alla fine si ha la tendenza a ricordare solo quello, tanto che col titolo 'L'America shockata da Intouchables', l'hanno fatto riuscire quando il film è uscito. E' l'effetto destabilizzante di un unico articolo, alla fine è solo tanto rumore (per nulla ndr.). Il pubblico in Francia e in Germania ci ha dato ragione, sarebbe difficile capire il perché. La settimana prossima esce in America, il pubblico americano ci darà la risposta appropriata. L'ultima (unica) persona che ha attaccato il film è stato Le Pen!".
"E' chiaro che il giornalista ha visto la storia con l'ottica americana e senza nemmeno vedere il film - afferma Sy -. La reazione del pubblico la vedremo dopo, lui non ha, ovviamente, il distacco necessario per leggere storie e vedere pellicole provenienti da un altro tipo di cultura. E' sbagliato. Come sarebbe sbagliato vedere la storia di Eddie Murphy, che ha avuto un grosso successo in America, attraverso la nostra ottica europea. Il film offre a tutte le persone l'occasione di guardare al di là del loro naso: c'è la possibilità della solidarietà, non volevamo solo il pessimismo, la rassegnazione, ma un po' di speranza".
"Abbiamo fiducia nella tradizione di Medusa - conclude Nakache - e ci basta la loro esperienza sul campo. Ci fidiamo di quello che faranno, quando saranno alla fase due (il rifacimento ndr.). Ora stanno lavorando all'uscita, poi ci saranno dettagli più concreti, per il momento è stato fatto solo qualche nome che ci lascia molto soddisfatti".
"Sono molto contento di aver partecipato al progetto - afferma Ludovico Einaudi, autore della colonna sonora -, ed è la prima volta che lavoro per una commedia. Sono stato conquistato leggendo la sceneggiatura dall'umorismo sottile, elegante, in cui non si rischia mai di cadere in trappole come il patetismo o cose del genere. Quello che mi piace in fondo è il tema dell'handicap fisico - rapportato ad una grande borghesia francese -, come se la
vita si fosse prosciugata, non solo spenta, è l'handicap della borghesia; dall'altra parte c'è la periferia che di vita ne ha da vendere, dove il sangue scorre ancora nelle vene. E Driss porta la vita nella casa dell'handicappato, questo mi ha fatto riflettere: l'incontro tra due mondi che si aiutano fra loro, la possibilità di integrazione, di accogliere persone del mondo che voglio vivere e hanno bisogno di aiuto perché non hanno mezzi, e con la nostra vecchia cultura creare insieme un futuro per la nostra società".
José de Arcangelo

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