Un thriller d’azione ben congegnato e meglio confezionato che probabilmente conquisterà il pubblico di appassionati, perché è inutile chiedere ad un prodotto di genere verosimiglianza di personaggi e situazioni. Sarebbe come chiedere ai celeberrimi “Mission: impossibile” – serial e saga cinematografica - azioni realistiche e credibili, perché
non sarebbero più ‘impossibili’. L’importante è che il dosaggio di suspense e azione sia abbastanza efficace da provocare e/o trasmettere allo spettatore tensione e brivido, elementi che tengono desta l’attenzione e allontanano dalla noia. E, tutto questo, “Man on a Ledge” (titolo originale), diretto da Asger Leth (affermato documentarista al suo debutto nella fiction) e scritto da Pablo F. Fenjves, tanti anni fa, lo offre al pubblico in meno di due ore di spettacolo (102’), sostenuto anche da un bel cast, tra star in ascesa, vecchie glorie e caratteristi di lusso.
Nick Cassidy (il Sam Worthington di “Avatar”), ex poliziotto newyorkese finito in prigione e ingiustamente condannato a ben 25 anni, evade di galera. A questo punto si mette in contatto col fratello minore Joey (Jamie Bell, il protagonista di “Billy Elliot”, ormai adulto) e la sua ragazza, Angie (la rivelazione Genesis Rodriguez), e - quando nessuno se lo aspetta - entra nel famoso Roosevelt Hotel di New York, tra la 45a. e Madison Avenue, raggiunge uno dei piani più alti del grattacielo e si piazza sul cornicione. E così facendo non solo mette in pericolo la propria vita, ma coinvolge e sconvolge l’intera metropoli, incluse alcune persone molto preoccupate e anche molto in alto che nascondono troppi segreti.
La sua drastica decisione di restare sul cornicione del grattacielo – a 78 metri da terra al centro di Manhattan - scatena una vera e propria rivoluzione mediatica e la situazione diventa assai delicata per la dura e determinata negoziatrice del Dipartimento di Polizia, la psicologa Lydia Spencer (Elizabeth Banks, da “The Next Three Days” a “Zack & Miri”), voluta dallo stesso Cassidy. La donna tenta di dissuaderlo, ma deve fare i conti non solo col rivale all'interno del dipartimento, Jack Dougherty (Edward Burns, da “15 minuti” a “Il senso dell’amore”), convinto che per lei esista un conflitto d'interesse, ma anche da altri ambigui colleghi. Ma più Lydia si addentra nei meandri del complicato caso, più si rende conto che forse dietro tutto ciò Cassidy nasconde un altro obiettivo.
Forse ha qualcosa a che fare col misterioso progetto sul quale il fratello di Cassidy sta lavorando insieme alla sua fidanzata? Oppure ha a che fare con gli sforzi che il suo migliore amico al dipartimento, Mike Ackerman (Anthony Mackie, di “The Hurt Locker”), sta facendo per aiutarlo a scendere? Oppure con i loschi traffici del potente uomo d’ affari David Englander (un invecchiato, prosciugato e perfido Ed Harris, 4 volte nomination agli Oscar)? Un uomo che sostiene ancora che il suo grosso diamante di 40 carati, appunto, gli sia stato da lui rubato. Tutto ed il contrario di tutto è possibile nel tentativo di uno sbirro caduto in disgrazia di provare la sua innocenza e, contemporaneamente, di vendicarsi di chi l’ha mandato in prigione. La posta in gioco è assai più pericolosa della propria esistenza.
Lo spunto non è nuovo nel cinema americano, anche se non troppo sfruttato negli ultimi anni, ma ha un capostipite di tutto rispetto come “La 14°. ora” di Henry
Hataway (1951), dove un uomo minaccia di buttarsi dal cornicione, e infatti storia e riprese (in alto e dal basso, e grazie al passato nel documentario del regista) ricordano qua e là il cinema ‘realistico’ del celebre artigiano di Hollywood, a lungo sottovalutato. Altri riferimenti, vecchi e nuovi, nell’azione della coppia giovane mentre tenta di penetrare nel caveau del miliardario, che rimanda alle pellicole sulle ‘grandi rapine’, dai celebri “7 uomini d’oro” di Marco Vicario in poi. E la rivincita del protagonista – con cui il pubblico si identifica – sui potenti che decidono sulla vita dell’uomo comune facendogli pagare, non solo, le proprie colpe. Almeno al cinema la giustizia trionfa!
Il film, quindi, mantiene quel che promette, con un ritmo e un montaggio parallelo azzeccato (di Kevin Stitt), che evita tempi morti e inutili prolungamenti; una buona fotografia di Paul Cameron (“Man on Fire”), le giuste scenografie di Alec Hammond e i costumi ‘casual’ di Susan Lyall, entrambi insieme anche per “Red”. Le musiche sono del trentasettenne Henry Jackman, da “Mostri contro alieni” a “X-Men: l’inizio” e “Il gatto con gli stivali”.
Nel cast anche la bravissima Kyra
Sedgwick (la reporter televisiva Suzie Morales), Mandy Gonzalez (manager), Felix Solis (Nestor), John Dossett (Ted Henry), Barbara Marineau (presentatrice tv), J. Smith-Cameron (psichiatra), Patrick Collins (padre Leo), Titus Welliver (Nathan ‘Dante’ Marcus) e Candice McKoy (agente Bullhorn), tutti volti noti soprattutto al pubblico televisivo.
José de Arcangelo
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