venerdì 20 aprile 2012

Davvero "Roba da matti" la posizione assunta dai cosiddetti "normali"

Un documentario che non è il tipico documentario, nemmeno una docu-fiction, perché diventa un vero e proprio film, nonostante racconti una vicenda vera su personaggi/attori nel ruolo di loro stessi, i cosiddetti 'matti' che però si rivelano più 'equilibrati e generosi' dei cosiddetti normali. E' davvero "Roba da matti", invece, la posizione assunta da alcune persone, inclusi i medici - soprattutto quelli che non hanno ancora accettato la chiusura dei manicomi - e persino dagli stessi Carabinieri di fronte a Casamatta, residenza socio assistenziale a Quartu Sant'Elena (Sardegna) in cui vivono otto persone (Cenza, Maria Antonietta, Patrizia, Sergio, Stefano, Silvana, Lorena e Pinuccio) con disagio mentale, e a cui il regista Enrico Pitzianti (i documentari premiati "L'ultima corsa" e
"Piccola pesca", e l'opera prima "Tutto torna") ha dedicato il film, presentato a Roma qualche giorno fa al Teatro Valle Occupato in anteprima (continentale), dopo l'inaspettato successo (quasi 5mila spettatori) nell'isola. Un progetto per un film, diverso però, esisteva da anni, ma a luglio 2009 la presidente dell'Associazione Asarp Casamatta, Gisella Trincas, chiamò il regista per dirgli 'non si fa più nulla perché si chiude'. A quel punto, Pitzianti - preso da una sensazione di profonda amarezza e scoramento - decise di testimoniare ciò che vi era stato fatto in oltre 15 anni. Girato nel giro di tre mesi, il film non solo racconta - in solo 80, intensi, minuti - dall'interno le vicende dei residenti e degli operatori, ma anche le cose assurde, anzi folli, provocate dai 'normali'. Il tutto in una quotidianità che non si discosta dalla nostra tra problemi e gioie, ipocrisie e pregiudizi. "C'erano tutti gli strumenti narrativi per scrivere un film - confessa il regista -, tutti gli snodi cinematografici. E volevo uscire dall'ottica documentaria, dalla classica sceneggiatura senza dialoghi, e così la realtà ha superato la finzione".
Infatti, i residenti/pazienti mettono in scena e trasmettono allo spettatore i propri sogni e desideri, sentimenti ed emozioni, fra lacrime e sorrisi. E fanno capire, che il 'malato' deve stare sì in un luogo deputato, ma deve essere curato non privato della sua vita. Però Casamatta, è una vera casa, dove si sentono in famiglia, non a caso sostenuta dall'associazione di familiari e dagli operatori, senza nessun finanziamento pubblico né personale medico-sanitario, anche perché i residenti devono e possono andare dal medico - o a fare la spesa o una passeggiata - quando vogliono, come facciamo noi. Prodotto da Eia Film soc. coop con la Società Umanitaria Cineteca Sarda e il patrocinio del Comune di Quartu Sant'Elena, una volta finito il film, il regista non sapeva come distribuirlo, farlo vedere, perché è fuori dagli stereotipi, sia dalla classica cartolina patinata della Sardegna sia dal cliché pastorale. Però Casamatta si trova in una cittadina di 75mila abitanti che ha trovato il modo di diffonderlo e ora lo porta in continente in autodistribuzione.
"Non prendo mai decisioni da sola - ribatte la Trincas sulla realizzazione -, ho fatto una riunione con gli operatori e i residenti della casa e ho chiesto 'se erano disposti a raccontare una storia in cui dovevano esserci dentro e dare la loro partecipazione'. Hanno accettato con una naturalezza straordinaria, per loro discutere e partecipare è abbastanza normale, una cosa da fare senza sforzi. Ma non era il solo rischio, perché c'era stato un attacco frontale contro l'intero progetto, una denuncia vergognosa (e infondata ndr.) da parte di un noto psichiatra, ma noi eravamo tranquilli, provati e molto arrabbiati. il film ci ha reso giustizia contro questa ingiustizia". Purtroppo la 'casamatta', dopo 17 anni di attività, rischia di chiudere. L'Associazione che la gestisce non riesce più a far fronte alle spese, il contratto d'affitto è in scadenza e il proprietario non intende rinnovarlo. "Avevamo lo sfratto già nel 2009 - aggiunge la presidente, anche dell'Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale - ma abbiamo resistito per tre anni, e qualche giorno prima dell'uscita della pellicola è arrivato lo sfratto esecutivo, e l'avvocato dei proprietari ci disse che dovevamo andare via entro due giorni. L'uscita del film ci ha aiutato, siamo in tregua fino al 31 dicembre. Il Capodanno lo passeremo da un'altra parte". "Casamatta nasce dall'idea di un luogo normale per persone con problemi mentali - conclude la Trincas -, tra cui mia sorella, che non avevamo un luogo dove vivere senza essere istituzionalizzati. E' un progetto delle Associazioni dei familiari, del volontariato". "Sono emotivamente scossa - confessa la scrittrice Michela Murgia -, tutte le volte che lo vedi ti fa piangere. Due cose per me sono importanti, il punto di vista narrativo, denominato documentario, è di sostegno,
mentre il punto di vista artistico è di grandissima qualità, tanto che se tutto ciò che c'è nel film non fosse vero vorreste che lo fosse". Un film fresco e coinvolgente - su un gruppo di donne in lotta, forti e tenaci -, che non è stato ritenuto degno di partecipare a nessun festival ma che merita di essere visto, anche perché affronta un argomento che riguarda tutti e, a distanza di oltre 30 anni dall'approvazione della legge 180 (Basaglia), i servizi di salute mentale si trovano in una situazione drammatica e complessa, mentre migliaia di persone vivono la condizione di sofferenza mentale, insieme ai loro familiari, in uno stato di completo abbandono. 4 (voti su 5 ) - José de Arcangelo Nelle sale di Roma (Filmstudio e Kino), Milano e Genova dal 20 aprile, e successivamente a Bologna, Torino, Trieste, Bari, Brindisi, L'Aquila, Senigallia e altre

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