martedì 17 aprile 2012

Un 'amour fou' in una piovosa Mantova per Sara Forestier e Adriano Giannini diretti da Zangardi

Approda sugli schermi italiani il nuovo film di Tonino Zangardi "Nadine nella pioggia", produzione indipendente e autodistribuzione della stessa Atalante. Un dramma passionale sulla scia del thriller che, in pratica, rievoca il tradizionale 'amour fou', partendo da uno spunto originale - ma non troppo - tra azione e sentimenti, eros e thanatos. Ma ambizioni d'autore e buone intenzioni non sempre centrano l'obiettivo, l'apparentemente inquietante di un tragico, perverso, amore non riesce a coinvolgere né a provocare nello spettatore le giuste emozioni. "E' nato dall'ummagine di un uomo e una ragazza sull'altalena in spiaggia - spiega il regista -, mi chiedevo 'chissà chi sono'. Da regista si osserva la vita e si ha la presunzione di ricrearla, io lo considero un film sul rapporto uomo-donna, sulla passione che spesso e volentieri cerchiamo di razionalizzare, ma
non si riesce a capire perché quella persona ci attrae. Inoltre c'è un po' la vittoria dell'universo femminile, infatti, Adriano alla fine crolla. Lo definirei un noir passionale". Mantova, una pioggia violenta si abbatte sulla città. Una ragazza, Martine, si appresta ad uscire dopo aver parlato al telefono con un'altra donna che le annuncia che sta arrivando in città. Martine esce, raggiunge la vicina banca ma nel momento in cui chiude l'ombrello le cadono i documenti e, all'improvviso, si ritrova in mezzo ad una sparatoria tra polizia e rapinatori. Un proiettile la colpisce, un poliziotto, Leonardo (Adriano Giannini) tenta di soccorrerla ma è troppo tardi, lei spira tra le sue braccia. Dopo la perizia balistica della rapina, Leonardo scopre che Martine è stata uccisa dal proiettile della sua pistola e decide di abbandonare la volante. Si rifugia nella relazione con Giuliana (Goya Toledo), ma poi incontra una misteriosa ragazza, Sandrine (Sara Forestier, dal César all'esordiente de "La schivata" a quello dell'anno scorso per "Le nom des gens"), tanto bella sfrontata e sfuggente... "La passione è uno dei componenti dell'eros - afferma Giannini -, ma in realtà questa passione e questo eros travolgente, nascono da un senso di colpa e da un lutto, il rapporto che nasce ha una componente di base, una certa perversione emotiva e sentimentale. Non so dove nasce e se finisce, quanto l'amore sia vero, reale. Leonardo riesce a sotterrare questo passato con delle componenti perverse. E' un qualcosa di più complesso". Tonino: "Tutto si racchiude nella frase detta a cena, 'tutto finisce nella vita e di quel che non finisce ci si stufa'. Tutti noi siamo fragili, poi si costruisce l'amore con la forza dell'incontro, con la capacità di perdersi fisicamente che gli umani hanno dentro. E quando lo trovano non riescono più a controllare la persona". "Il ruolo di Monica era molto difficile - dice Zangardi -, ma quando scrivevo la sceneggiatura ho pensato subito ad Alessandro (Haber) e Monica (Guerritore), per questi due ruoli importantissimi nel film, che solo due grandi come loro potevano fare. Infatti, Haber la prima volta mi disse 'una storia bellissima ma il mio personaggio è inesistente". "Il mio personaggio è un contenitore - afferma la Guerritore
-, è bello perché non ha battute e bisogna far capire cos'è che manca a questa donna, il suo rapporto con la figlia. Un conto è non parlare, un altro è riuscire a parlare senza parole". "Sono gli attori che possono far salire il livello del film - ribatte il regista -, il mio egocentrismo mi spingeva a fare delle riprese pazzesche, ma col tempo ho capito che è molto importante l'interpretazione. Abbiamo costruito tutti insieme quello che riguardava i personaggi, sono nati insieme a loro. Quello di Monica è il più complesso, senza una battuta deve tirare fuori l'intero mondo interiore. Ma arrivati sul set era già fatto, anche perché quando si gira non c'è tanto tempo. Abbiamo lavorato duro soprattutto con Adriano, visto che il suo ruolo era tosto perché regge tutto il film". "La scelta di Mantova è dovuto al fatto che avevo immaginato una cittadina del nord - prosegue -, sono sempre stato affascinato dalla valle del Po, e come grande vecchio stimatore di Antonioni, volevo un'atmosfera da 'Deserto rosso'. Ho visto Ravenna, Ferrara, e alla fine ho scelto Mantova perché è stata poco raccontata nel cinema, dove non sono stati girati altri film. Quel contrasto tra la cittadina in mezzo al lago e le raffineria e le fabbriche abbandonate, di una zona industriale morta. Un contrasto bello per raccontare questa storia". "Bisogna ricordare che il copione è firmato anche da Angelo Orlando - aggiunge Luca Lionello che è Vincenzo, fratello di Giuliana oltre che capo di Leonardo - da cui non ci si aspetta una sceneggiatura del genere".
"La scelta di raccontare una storia in partenza difficile - aggiunge Zangardi -, ha significato un lungo trascorso nella sceneggiatura. Ho iniziato da solo, poi è arrivato Angelo, ci sono tante cose che arrivano e non arrivano allo spettatore, tra cui Maria, Maddalena (riferimenti biblici ndr.). Abbiamo messo dentro tante cose che sono nell'aria, se volete da masturbazione autoriale. Al di là del mio film, i punti di vista sono diversi, forse, è questa la bellezza del cinema. Ovviamente mi fanno piacere i commenti positivi, ma anche le critiche, perché se il film fa discutere è importante, vuol dire che nello spettatore rimangono dentro delle cose". "Una lunghissima storia produttiva - conclude l'autore -. Nasce completamente finanziato da un imprenditore di Mantova, il problema è stato che il film non ebbe il finanziamento del Ministero. Avevamo chiesto una piccola cifra per la distribuzione, invece abbiamo avuto soltanto la denominazione 'film d'interesse culturale nazionale'. Il discorso distributivo è complesso, purtroppo ci sono tre grande major che si contendono il mercato. Non c'è chi investe sui film italiani, l'abbiamo presentato alle case di distribuzione, ma le copie le dovevamo pagare noi, loro non investono nulla. Deluso dal funzionamento del cinema industriale in Italia, il produttore ha deciso di cederlo alla mia società, a cui si è aggregata anche la Minerva, per non dare il film a una distribuzione che l'avrebbe proposto per una settimana. Abbiamo deciso di seguire
il film noi stessi, con gli esercenti indipendenti. Sono previste per ora 50/60 sale che aumenteranno man mano. Facciamo il cinema on the road, si viaggia in giro per l'Italia in una sorta di tournée come a teatro, anziché uscire in 100 sale contemporaneamente. A Roma sarà in esclusiva al Nuovo Cinema Aquila, dato che il gestore Fabio Meloni se ne è innamorato. Questi film esistono sul passaparola anziché cozzare sugli incassi, perché ci vogliono tanti soldi per lanciare un film. Io me ne frego del box office, preferisco seguire il mio film. Il 2 maggio a Mantova ci sarà una grande serata per l'anteprima. Dopo Roma, andremo a Torino, Milano, Bari, Benevento, Cagliari. Ho avuto una bella risposta dagli esercenti, sono molto contento di questo". "Il tema musicale è di Gaetano Carotenuto (mio fratello) - chiude Zangardi - che è un grande musicista oltre che caratterista (anche nel ruolo di Vincent ndr.). L'aveva appena composto, l'ho sentito e l'ho messo subito nel film". José de Arcangelo

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